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Solidarietà | 27 gennaio 2015, 19:11

Savona celebra la Giornata della Memoria con i giovani delle scuole

L'evento si è tenuto nella giornata di ieri presso il teatro Chiabrera.

Savona celebra la Giornata della Memoria con i giovani delle scuole

Lunedì 26 gennaio nel teatro Chiabrera a Savona si è celebrata la Giornata della memoria. Gli interventi di Maria Bolla, Federico Berruti, Moni Ovadia, erano coordinati dal prof. Angelo Maneschi del Liceo Scientifico di Savona. La signora Maria Bolla, presidente ANED (Associazione ex Deportati) di Savona, ha riferito con soddisfazione le tante attività che il gruppo locale ha organizzato negli anni: viaggi, premi, conferenze, presentazioni di libri, incontri nelle scuole con la collaborazione di moltissimi insegnanti. Ha ricordato, poi, chi non è tornato dai campi di concentramento, chi è tornato e non era presente perché anziano o malato ma attendeva notizie della giornata e chi, invece, era presente. In prima fila, come in tutte le celebrazioni, era Ester Amato Giannotti, deportata giovanissima da Rodi (di circa 2000 deportati ne sono tornati una ventina) che testimonia ancora con grande forza e determinazione la barbarie di quel tempo. Maria Bolla ha rammentato anche che tutto quanto avvenuto allora era stato opera di scelte consapevoli e distruttive del partito Fascista e che oggi bisogna comprendere che il nostro vero obiettivo deve essere la pace.

Il Sindaco Federico Berruti, colpito dalle parole della signora Bolla, ha ripetuto che non bisogna disperdere la memoria e che anche la cronaca dei nostri giorni ci fa comprendere quanto sia difficile affermare uno stato democratico con libertà e diritti per tutti i cittadini. Il sonno della ragione di allora si ripropone anche nella nostra società. Sono temi –ha concluso- che riguardano le nostre città, bisogna fare partecipi della vita democratica anche i cittadini che vengono da altri paesi e che devono diventare cittadini attivi.

Quindi, ha preso la parola, in un lungo monologo, Moni Ovadia che, essendosi definito un “teatrante”, ha saputo tenere viva l’attenzione della platea gremita di studenti dei vari istituti cittadini. Senza memoria- ha spiegato –non siamo nessuno, non possiamo neppure difenderci. Avere memoria vuol dire anche sapere che paese costruire. Il razzismo (ancora oggi assai comune) arriva con 40000 anni di ritardo (sulla terra allora c’era anche l’uomo di Neanderthal) perché tutti gli esseri umani discendono dall’Homo sapiens sapiens africanus. Ha contestato il concetto di “italiani brava gente” perché noi italiani non abbiamo reagito quando i bambini ebrei sono stati cacciati dalle scuole e la nostra nazione ha avuto grandi responsabilità in Etiopia e in Libia dove ha sterminato e schiavizzato gli abitanti. Eppure, a differenza dei tedeschi, non ci siamo mai chiesti perché la nostra nazione abbia fatto quello e cerchiamo sempre di assolverci da tutto. Sapere degli orrori, invece, fa capire che sono possibili, può essere persino il tuo vicino che ti mette in campo di concentramento… Tutti gli orrori, inoltre, accadono in guerra, dove la gente viene mandata a morire. Oggi, poi, nelle guerre, le perdite di vite umane sono per l’85-90% tra i civili (15% nella I guerra mondiale, 50% nella seconda), in particolare donne e bambini. Ha anche parlato dell’Islam: il 99% dei musulmani vuole vivere in pace. Però, se ci sono persone piene di odio e violenza, interpretano la religione - qualsiasi religione o ideologia- con odio e violenza. Anche il Cristianesimo ha fatto nascere San Francesco e pure Torquemada! Ha ricordato, infine, i rom che hanno provato ogni tipo di sofferenza, dallo sterminio nei campi di concentramento al nostro quotidiano disprezzo e che, invece, dobbiamo imparare a guardare con rispetto.

“Rivediamoci sulla cresta dell’onda!” ha concluso, tra i battimani di tutti i giovani ai quali ha raccomandato di cambiare il mondo perché la sua generazione non ci è riuscita.

 

c.s.

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