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Savona | 23 gennaio 2015, 12:00

“Sulle ali della musica” con Athos Enrile

Un nuovo libro per il popolare giornalista/musicista savonese.

“Sulle ali della musica” con Athos Enrile

 

La nostra rubrica di questa settimana incontra uno dei personaggi più eclettici, poliedrici e mentalmente brillanti che siano passati da queste pagine: lui si chiama Athos Enrile, musicista, blogger, critico musicale, organizzatore e presentatore di eventi… Difficile ricostruire circa 40 anni di vita dedicata alla musica in poche parole. Per questo motivo ci ha pensato lui stesso, pubblicando proprio in questi giorni un ricco e-book intitolato “Le ali della musica”, quasi una sorta di “diario” nel quale racconta con il cuore la sua passione più grande. Di questo, e di moltissime altre cose, parliamo proprio con Athos Enrile in questa intervista per Savonanews. Nelle foto a corredo dell’articolo vediamo: Athos Enrile con il suo inseparabile mandolino; la copertina del libro “Le ali della musica”; Athos Enrile sul palco con (da sinistra a destra) Jerry Cutillo (degli Oak), Bernardo Lanzetti (ex-Pfm) e Maartin Allcock (Jethro Tull).

 

1. Partiamo dalle ultime novità: so che hai appena pubblicato un e-book nel quale, in oltre 400 pagine, riassumi circa 40 anni di recensioni di concerti visti. Ce ne vuoi parlare?

Come sottolineato nel comunicato stampa di presentazione, si tratta di materiale già rilasciato in questi anni, e raccogliere, sintetizzare e dare un senso al tutto non è stato agevole come potrebbe sembrare, niente a che vedere con una mera operazione di copia-incolla. Ciò che mi ha spinto a farlo è una mia fissazione, quella legata al mantenimento nel tempo di documenti storico-musicali che siamo destinati prima o poi a perdere, e le premature dipartite di questi giorni rafforzano la mia convinzione. Ogni concerto a cui partecipo ha un risvolto scritto (e video), e non faccio distinzione tra grandi star o band locali; tutto questo, negli anni, è rimasto intrappolato nei miei spazi in rete, contenitori che qualcuno potrebbe anche decidere di chiudere senza avvisare, ed è per questo che ho estrapolato racconti di concerti e interviste realizzate con chi ha fatto la storia della musica, da Steve Hackett a Greg Lake, da Keith Emerson a David Jackson, con una folta schiera di italiani, non solo quelli legati al mondo del prog-rock, musica che amo e con cui sono cresciuto. All’interno anche molte fotografie e… adesso che ci penso anche un inedito, un’intervista fatta Giorgio “Fico” Piazza, primo bassista della PFM, in visita a Savona.

2.Tutti coloro che fossero interessati, dove possono acquistare questo libro?

Ho scelto l’e-book, anche se non so se sia la cosa migliore; sfogliare e “annusare” un libro cartaceo è situazione insostituibile, ma occorre stare a passo con i tempi e, soprattutto, mi ha convinto il costo contenuto - 2.99 € - che credo sia alla portata di tutti, e di questi tempi non è fatto trascurabile. Attraverso Richard Milella sono arrivato alla Wannaboo, casa editrice specialista del settore, e in poco tempo il libro è stato “caricato” ed è ora disponibile su Amazon Kindle Store e su iTunes iBooks Store. 

3. So che comunque non si tratta della tua prima pubblicazione letteraria e che in passato hai realizzato altri libri, tra cui ne ricordo uno sulla storia di Savona. Vuoi raccontarci la genesi e lo sviluppo delle altre tue opere?

La cosa più significativa risale a un paio di anni fa e l’ho costruita assieme a Max Pacini. Credo abbia ottenuto molto meno di quanto in realtà valesse, ma la difficoltà di pubblicizzazione è anche figlia del poco tempo disponibile. Il titolo era “Cosa resterà di me”, e credo sia un esempio tutt’ora unico e mai realizzato prima. L’idea mi era nata dall’emozione conseguente alla visone di una fotografia scattata da Pino Pintabona della Black Widow, immagine che poi sarebbe divenuta la cover di un vinile. D’istinto scrissi le sensazioni provate, una sorta di poesia che qualcuno trovò appropriata. Proseguii con altre immagini dalla provenienza diversificata e mi fermai a dieci, realizzando quanto fosse bello che uno stesso momento fosse colto da due differenti punti di vista, quello del fotografo e quello di chi lascia scorrere la penna. Ma perché non unire un terzo “occhio”, quello del musicista? Ho coinvolto allora dieci artisti, alcuni fuori dai nostri confini (Spagna e Argentina), e ho inviato loro l’immagine, chiedendo di scrivere un brano inedito, che fosse frutto della sola emozione derivante dall’osservazione dell’immagine. E così è stato, in otto mesi è nato il libro, costituito quindi da parte scritta, da immagini e da un CD musicale, ed è stato fantastico vedere musicisti registrare a spese proprie, ben sapendo che tutti gli introiti del libro sarebbero poi andati in beneficienza. Max ha poi racchiuso il tutto in una storia che ha un senso ed un filo logico ben preciso. E’ stata per me un’ulteriore dimostrazione della forza del gioco di squadra, risultato spendibile non solo in campo artistico, e quindi, ripeto, credo avrebbe meritato maggior considerazione.

4.Da quando ti conosco, e ormai sono diversi anni, tu hai sempre scritto di musica: so che hai un blog, una rivista on-line, un vero e proprio ufficio-stampa e altro. Raccontaci un po’ di tutte queste iniziative.

Devo fare una premessa, ho sempre seguito la musica, e il mio primo ricordo risale ai miei sette anni, quando sentendo “Please Please Me” dei Beatles mi accorsi di … conoscerla già! Ma il mio periodo intenso coincide con gli anni ’70, un’adolescenza fatta di concerti e mondo hyppie. Tutto questo ha avuto una fine, basata su alibi consolidati - famiglia e carriera - e per lungo tempo ho vissuto la musica marginalmente. La data che mi ha cambiato, credo per sempre, è il 12 Luglio del 2003, quando gli Yes - che non ero riuscito a vedere nella mia prima fase -  arrivarono a Savona, e da quel giorno ho ripreso la via che più amo, captando la luce oltre il tunnel. Dapprima un blog personale, e successivamente uno sviluppo continuo di collaborazioni che sono state alimentate dal fatto che ciò che prima era un’immagine su di un vinile ora, in alcuni casi, è una persona in carne ed ossa che mi conosce e con cui dialogo: mai avrei pensato di incontrare personalmente i miti della mia giovinezza! Quindi molte possibilità di scrivere e condividere - la mia vera missione - sino ad arrivare al gioiello, quel MAT 2020 che ricalca la storia di CIAO 2001, e che condivido con gli amici di MusicArTeam, l’associazione che abbiamo creato. Un web magazine con i fiocchi, con importanti collaboratori e, cosa non trascurabile, completamente gratuito (www.mat2020.com). Anche Ufficio Stampa, come sottolineavi tu, ma solo occasionalmente, ho rinunciato a credere che la musica possa essere anche un mestiere!

5. Spesso mi è capitato di avere l’onore e il privilegio di averti come Presentatore a tanti concerti e festival nei quali suonavo: oltre alla musica “raccontata”, la musica “organizzata” quanto ti impegna e che parte riveste della tua vita? Mi vengono in mente i recenti incontri pubblici con Alberto Radius, Fabio Zuffanti, il Cerchio d’Oro e altri, ma sono solo alcuni esempi tra molti.

La parte organizzativa è quella che amerei di più, un’attività che ho a lungo messo a punto anche nella mia precedente professione ma… come vedi ho usato il condizionale, sono troppe le difficoltà e non ha molto senso affrontarle se ci si muove solo per passione. Un piccolo esempio legato alla costruzione degli eventi live, abbastanza complicata se si pensa all’obiettivo principale, che è quello di portare al pubblico la buona musica, avendo un riscontro numerico che consenta, almeno, di rimanere in pari e non rimetterci del proprio: circa due anni fa, abbiamo (MusicArTeam) portato a Savona la musica dei Genesis, attraverso una band tra le più quotate in ambito europeo, i The Watch. Sold out e grande concerto… per tutti tranne che per me, che ho dovuto passare la metà del concerto… con la SIAE! Col tempo è quindi scemato l’entusiasmo per questo settore operativo, ma sono sempre più numerose le mie partecipazioni in veste di “conduttore” da palco, di eventi e di presentazioni varie (libri, album), e non posso dimenticare che grazie a queste opportunità ho conosciuto e intervistato Eddie Kramer, l’ingegnere del suono di Hendrix, Beatles e molti altri. Per rispondere in modo completo alla tua domanda posso dirti che l’impegno è notevole, e le lamentele familiari non mancano, ma questa è la “missione” che mi sono prefissato, dare un piccolo contributo alla musica, cercando di fornire un po’ di visibilità a chi ne ha realmente bisogno, per continuare a sognare come è capitato a me, tante volte.

6. Abbiamo parlato dell’Athos scrittore, giornalista, presentatore, intervistatore, blogger… ma pochi sanno che sei anche un musicista! So che non ami metterti particolarmente in luce sotto questo aspetto, eppure hai avuto alcune collaborazioni importanti che ti hanno portato sul palco accanto a ex componenti di band storiche come i Jethro Tull, e possiedi persino alcuni strumenti autografati, come un basso con la firma di Greg Lake degli ELP! Raccontaci queste esperienze live e in studio (perché so che sei presente anche su qualche album).

Ho imbracciato la chitarra a 16 anni, solo perché non ho avuto la giusta personalità per “afferrare” la batteria. Dopo due mesi suonavamo davanti a 200 persone all’oratorio del mio quartiere, e i miei genitori mi vedevano già come una star della televisione. In realtà sono mediocre, nel senso che ho estrema facilità nell’apprendere gli elementi base di ogni strumento, ma poi resto in superficie, perché per diventare bravi ci vuole studio e applicazione. Nonostante questo ho coltivato la passione per gli strumenti, e ne ho di ogni genere, tra casa e box (musicale), e vado particolarmente fiero di una Stratocaster acquistata in America. La svolta la devo forse a Carlo Aonzo, mandolinista savonese di livello internazionale, che ha permesso il mio avvicinamento al mandolino. Io, molto meno purista di lui, l’ho spudoratamente elettrificato e con questo ho avuto occasione negli ultimi anni di apparire sul palco con gente di rango, come Bernardo Lanzetti (ex-cantante con gli Acqua Fragile e la Pfm), Jerry Cutillo (della prog-rock band Oak), Il Cerchio d’Oro e, soprattutto, Maartin Allcock, ex dei Jethro Tull, ovvero la band che considero creatrice della colonna sonora della mia vita. Gli amici già citati de Il Cerchio d’Oro mi hanno poi chiesto di partecipare al loro ultimo album, “Dedalo e Icaro”, e così la mia piccola presenza in un brano mi ha permesso di avere una foto in un vinile assieme a Giorgio “Fico” Piazza (Pfm), Pino Sinnone (The Trip), Martin Grice e Ettore Vigo (Delirium) e, naturalmente, chi mi ha gentilmente ospitato. Ma credimi, non sono granchè, anche se le soddisfazioni rimangono, così come è gratificante avere in casa strumenti “firmati”, la chitarra (Steve Hackett dei Genesis), il mandolino (M. Allcock e Martin Barre dei Jethro Tull) e… l’ukulele. All’interno dell’e-book, spendo qualche parola in più per descrivere la sera in cui mi sono trovato da solo, faccia a faccia, con un Greg Lake arrabbiatissimo (non con me) che mi chiedeva lumi sul mio ukulele di forma anomala e, dopo averlo siglato, si chinava per soffiare e asciugare l’inchiostro: momenti impagabili, che mi fanno capire come la musica abbia il potere di farmi tornare bambino, facendomi perdere, nonostante l’età, ogni tipo di remora… ma non me ne vergogno.

7. Per tradizione questa rubrica musicale su Savonanews si conclude con i progetti futuri, e alcuni musicisti già intervistati mi hanno spesso contattato in seguito per dirmi che “porta bene”! Quindi, che cosa bolle in pentola adesso?

La mia attività di “scribacchino musicale” prosegue, e aumentano gli spazi in cui metto mano, non solo quelli prog. Ho appena avuto l’enorme soddisfazione di apparire su di un book “vero”, di enorme tiratura, realizzato dalla CARIGE in occasione del Natale e supervisionato da Enrico de Angelis: l’argomento era il cantautorato genovese, ma io e Mauro Selis - l’articolo è stato scritto a quattro mani - abbiamo infilato i “nostri” amori, cercando/creando un link tra il cantautorato e il prog rock.

MAT 2020 - vorrei sottolineare nato da un’idea di Angelo De Negri - e i vari blog che seguo mi impegnano quotidianamente e poi mi aspetta un altro FIM (Fiera Internazionale della Musica) dove dovrei entrare in azione, ancora una volta, come Pippo Baudo del prog… e poi chissà, vorrei essere parte attiva di un evento celebrativo importante, quello che ci aspetta all’inizio dell’estate e che servirà a ricordare i Trip, ormai quasi decimati. Joe Vescovi è stato un precursore dei tempi, un grande musicista ed un amico, e c’è bisogno che qualcuno, nella sua città o dintorni, si ricordi di lui!

 

Alberto Sgarlato

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