"Negli ultimi anni c'è già stata una prima migrazione di specie aliene dal Mar Rosso verso il Mar Mediterraneo in seguito all'apertura del Canale di Suez - spiegano in una nota i Verdi Savonesi - la specie aliena (estranea) in molti casi riesce ad adattarsi e prendere il sopravvento su una o più specie originarie portandole all'estinzione".
"L'annunciato raddoppio del Canale di Suez, che verrà probabilmente ultimato nella prossima estate, metterà a rischio l'intero ecosistema dei nostri mari fino alle Aree Marine Protette liguri, compresa quella di Bergeggi. Infatti si potrà verificare, a questo punto, una vera e propria invasione biologica".
"L'allarme è stato lanciato dal “Unione Mondiale per la Conservazione della Natura” - continua - ed è oggi necessario che l'Unione Europea convinca l'Egitto ad adottare misure di mitigazione, in quanto sono già troppe le specie tropicali giunte fino a noi".
"Ulteriori dati, forniti dal “European Alien Species Information Network” (EASIN), denunciano come le specie aliene possano causare gravi conseguenze alle reti alimentari: circa quattrocento specie aliene di pesci e invertebrati sono già arrivate in passato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez".
"Per l'Area Marina Protetta di Bergeggi, come per le altre liguri, di Portofino e delle Cinque Terre, c'è uno stato di allerta per alcune specie aliene pericolose: il “Pesce Flauto”, il “Pesce Ramarro”, il “Siganus Luridus”, il “Pesce Palla Argenteo”, il “Mitilo del Mar Rosso” e tra le alghe, l' “Alga Rossa Invasiva”, il “Codium Fragile”, la “Caulerpa Racemosa”, ecc".
L'identificazione e il controllo circa presenza di queste specie è importante per la ricerca di metodi necessari a mitigare i danni alla biodiversità del nostro mare - concludono i Verdi Savonesi - a questo punto è necessario che anche la Regione Liguria solleciti l'Unione Europea ad intervenire con urgenza affinché, nel completare i lavori, vengano messe in atto misure preventive efficaci (interventi sui flussi di salinità ecc.) già indicate da autorevoli Istituti di ricerca, in vista di questo rischioso raddoppio del Canale".