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Attualità | 16 dicembre 2014, 14:00

"Peguaneigra" la falegnameria dei detenuti nata ad Albenga

Si tratta della prima falegnameria sociale aperta in liguria finalizzata all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate .

"Peguaneigra" la falegnameria dei detenuti nata ad Albenga

La cooperativa Jobel dà il via ufficialmente ad un nuovo progetto: una falegnameria nata da un progetto di work experience per aiutare i detenuti della casa circondariale di Imperia ad un reinserimento sociale e lavorativo”.

Afferma Alessandro Giulla responsabile del progetto“Parte da un’idea di 5 anni fa, è stato presentato un progetto alla Regione Liguria per l’inserimento di persone che erano in carcere . La Regione ha deciso di finanziarlo e si è partiti attraverso un percorso che prevedeva formazione.

Percorso cominciato in carcere e che poi si è sviluppato all’esterno in una falegnameria.

Ci siamo rivolti ad un cantiere navale di Imperia dove con 2 falegnami abbiamo formato 8 detenuti”.

Continua poi “Ora è finito finanziamento pubblico e inizia l’attività di impresa vera e propria e l’abbiamo iniziata qui affittando il capannone e le attrezzature. Ci sono 2 maestri d’arte e 4 persone che provengono dal carcere che lavorano qua”.

E quali sono le attività portate avanti? Ci spiega Giulla “Facciamo complementi d’arredo per asili l’infanzia, dai fasciatoi ai giochi ai copricaloriferi. Poi un altro settore riguarda la falegnameria vera e propria con la carpenteria in legno e oggetti di uso comune, poi vi è una terza linea produttiva per la quale  collaboriamo con uno studio grafico e architetti che pensano a prodotti ti design particolare. Complementi d’arredo artistici anche non propriamente utili, ma che esprimono la bellezza che è poi uno degli elementi fondamentali perché è proprio dalla bellezza che spesso si sprigiona la funzionalità e si sviluppano situazioni positive e di armonia”.

A dare la sua benedizione anche Don Tonino Suetta dal quale si può dire che è nata l’idea del progetto, partito per una comunità di minori a Borgio Verezzi che poi ha chiuso lasciando un laboratorio inutilizzato convertito poi per i detenuti.

Afferma Don Suetta “Questo è un buon metodo per reintegrare le persone che hanno sbagliato anche perché è un progetto che parte dal basso. Partire non solo dalle piccole cose e farle crescere ma partire da una sensibilità e un modo di affrontare i problemi che mette al centro le persone, è proprio questo il valore più importante. È importante il fatto che è un progetto nato dal cuore delle persone più fragili che vanno viste come risorse non più come problema”.

Grande entusiasmo anche da parte del Sindaco Giorgio Cangiano presente proprio per testimoniare la sua vicinanza a questa associazione e a questa iniziativa “In un periodo di profonda crisi lavorativa come questo, un progetto che porta al riavvicinamento a mestieri che a volte vengono trascurati è molto importante e questo in ottica più ampia, non solo per i detenuti, ma anche per i giovani e i meno giovani che possono trovare in questo settore un nuovo sbocco”.

Conclude poi “ Importante è poi il valore sociale del progetto e l’ottica nuova che si genera da questo”.

Mara Cacace

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