Una situazione difficile quella che stanno attraversando tutte le Provincie italiane a seguito della riforma operata dal Governo e che le ha viste declassare a Enti di secondo grado, senza risorse, ma con, ancora importanti compiti da portare avanti: viabilità, ambiente e scuole.
Poche risorse, quasi nessuna e l’orlo del dissesto.
Afferma il Presidente Monica Giuliano “ Diverse le Provincie che non sono riuscite a chiudere il bilancio, quella di Savona ce l’ha fatta, ma il rischio è quello di non arrivare a chiudere il 2015 se il governo non deciderà di cambiare le cose e dare delle risorse”.
A rischio, quindi, i 370 dipendenti che ancora svolgono le funzioni in Provincia afferma il Presidente “Erano 400 e mano a mano che qualcuno ha raggiunto l’età pensionabile non è stato reintrodotto, ma sono ancora in molti e le risorse non ci sono. Se dichiareremo il pre-dissesto potremmo cercare di incentivare il pensionamento anticipato di qualcuno, ma saranno al massimo 25 persone, non di più e certo non cambiano le cose. Se il governo ci dicesse che le funzioni tornano alla Regione che potrebbe assorbire i dipendenti provinciali allora andrebbe bene, ma necessarie sono proprio questo genere di risposte, altrimenti ci ritroveremo con delle materie di nostra competenza, ma senza la possibilità di fare nulla dato che non avremo risorse”.
Nel frattempo si stanno proprio in tal senso muovendo i sindacati dei lavoratori della Provincia che il 2 dicembre in occasione del consiglio Regionale si recheranno in quella sede per rappresentare la loro situazione.
Diverse le iniziative che annunciano di voler porre in essere tra esse la proclamazione dello stato di agitazione da parte delle sigle sindacali di categoria Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Fpl e la volontà di evidenziare le competenze della provincia perlanciare un chiaro messaggio: chi si occuperà di esse se le Provincie vengono lasciate crollare?
Il prossimo passo dato da tale situazione è quello della vendita delle quote nelle Società partecipate per l’impossibilità, innanzitutto di farvi fronte.
Afferma il Presidente Giuliano “Non potremo mantenere ad esempio le quote dell’aeroporto. Si è ricapitalizzato recentemente, ma il bilancio risulta ancora negativo e un’altra operazione di quel genere sarà decisamente impensabile. Dovremo dismettere le quote che abbiamo nel Panero, la vendita delle stesse dovrebbe avvenire attraverso una Bando Europeo che prevede tempistiche lunghissime, nel frattempo non abbiamo un euro da investirvi. Stessa sorte per le quote in autostrade che dovremo vendere non riuscendo in alcun modo a mantenerle”.
Non solo questo, ad ogni modo, infatti per fare cassa la Provincia sta pensando di vendere anche gli immobili di sua proprietà, sono circa 22 per un valore che dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 milioni e mezzo di euro.
C'è da chiedersi, ad ogni modo, se, in un periodo di così grossa crisi, la possibilità di vendere gli immobili e le quote delle società partecipate è effettiva e se facendolo la cifra che si potrebbe ottenere sarebbe realmente quella ipotizzata dalle stime di mercato.
Ma facciamo solo qualche esempio:
Villa Gavotti a Legino nel 2010 era stata messa in vendita a 2,5 milioni di euro, senza trovare un compratore ora Palazzo Nervi la vende a un milione e mezzo,l’ex caserma Carmana nel 2010 a 3 milioni e ora sul mercato a 2 milioni 230 mila euro.
E ancora l’ex Caserma della Guardia di finanza di Varazze vale 1 milione 145 mila euro e una serie di ex case cantoniere con terreni circostanti a Calizzano (305 mila euro), in Località Scravaion a Castelvecchio di Rocca Barbena (70 mila euro), a Toirano (60 mila euro) a Pontinvrea (110 mila euro ). C’è poi la palazzina dell’ex caserma della Guardia di Finanza a Varazze (1 milione 145 mila euro),
Una situazione difficile, dunque, e ancora del tutto poco chiara quella della Provincia e il prossimo appuntamento quello del 24 novembre quando si riuniranno i 69 sindaci della Provincia per parlare anche di tutto questo e capire quali saranno le funzioni in capo alla stessa e le risorse disponibili per farvi fronte.