Nell’era dove la tecnologia ha sostituito in gran parte l’uomo e tutto risulta cosi computerizzato, la figura del cane utilizzato durante particolari operazioni critiche, come i soccorsi a persone oppure durante operazioni contro le sostanze stupefacenti, rappresenta una mosca bianca in un modo cosi meccanizzato.
I primi centri per l’addestramento dei cani, utilizzati dalle Forze dell’Ordine, risalgono poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale ed il primo successo ottenuto con l'impiego di cani segugi italiani si ebbe il 10 giugno 1924, in occasione delle ricerche di Giacomo Matteotti. Meno datata l’introduzione dei cani utilizzati per il soccorso a persone, probabilmente i primi gruppi risalgono al 6 maggio 1976, data tristemente impressa ancora nella mente di milioni di Italiani, perché è la data del terremoto che sconvolse e devastò il Friuli.
“Lavorare con i cani – spiega il Sovrintendente Capo Squadra Cinofili Questura Genova Alessandro Pinotti – significa avere un rapporto particolare interspecie, quindi, imparare nuovi linguaggi, ci vuole molta fantasia e bisogna essere soggetti molto aperti ad imparare un linguaggio a cui noi umani non siamo più abituati. Infatti, i cani, oltre a comunicare con le espressioni foniche, utilizzano anche determinati movimenti corporei, come il movimento di coda e orecchie, che indicano un certo comportamento, linguaggio e rappresentano uno stato d’animo.”
“I cani possono aiutare le Forze dell’Ordine grazie alle loro percezioni extrasensoriali rispetto all’uomo, infatti, a causa del loro enorme naso, in cui la quantità delle cellule olfattive presenti è circa 300 volte superiore a quello umano, sentono di più e riescono a percepire sia la presenza di sostanze stupefacenti o semplicemente l’odore umano”
“Loro vivono in questo mondo fantastico fatto di odori, profumi e sapori che il genere umano ha perso, anzi, noi cerchiamo di coprire ogni giorno i nostri odori per omologarci ad un sistema sociale cosi diffuso, tutti i cani sono molecolari perché riescono a sentono presenza di poche molecole di odore in uno spazio anche grande, quello che per noi è la vista per il cane diventa l’olfatto" conclude Sovrintendente Capo Squadra Cinofili Pinotti.