E' arrivata a Savona la Rainbow Warrior, la grande nave di Greenpeace, impegnata nella battaglia 'Non e' un paese per fossili'. Sono stati accolti a bordo i rappresentanti della Rete Savonese Fermiamo il Carbone e di Medicina Democratica che da anni lottano contro la centrale a carbone di Vado Ligure. I gruppi a carbone dell'impianto di Tirreno Power sono fermi dallo scorso marzo, quando l'inosservanza delle prescrizioni dell'Aia ne determino' l'arresto. Due i filoni d'inchiesta che pendono sul management della centrale e dell'azienda, per disastro ambientale doloso e omicidio colposo. Le perizie approntate dai consulenti della Procura di Savona sugli impatti sanitari della centrale di Vado dicono che i fumi fuoriusciti dalla centrale avrebbero causato, tra il 2000 e il 2007, oltre quattrocento morti. Greenpeace ha promosso insieme ai comitati locali e alle altre associazioni ambientaliste azioni legali contro l'impianto, tra cui il ricorso contro l'Aia, sospesa pochi giorni fa dal ministero per l'Ambiente e un esposto che ha contribuito all'avvio le indagini.
"Il tour della nuova Rainbow Warrior non poteva che cominciare da qui - ha detto Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace -. La centrale di Vado Ligure e' un esempio emblematico di quanto il carbone sia una fonte energetica rovinosa e infine perdente. Secondo molti bruciare carbone per produrre energia elettrica e' economicamente conveniente. Peccato che lo sia solo fin quando le autorita' controllano poco e male, senza verificare i costi per l'ambiente e la salute dei territori colpiti dal carbone - ha concluso Boraschi -. Non e' davvero una sorpresa che controlli rigorosi abbiano determinato il fermo dell'impianto e inchieste che prevedono capi d'accusa gravissimi".