Cento giornate di lavoro ogni anno per soddisfare
le 4 mila pagine di norme che regolamentano il settore vitivinicolo in
Italia: dal vigneto alla bottiglia, ogni impresa deve compilare oltre 70
pratiche che coinvolgono almeno venti soggetti diversi. Da qui nasce la
proposta di semplificazione burocratica del settore che sarà presentata da
Coldiretti Liguria mercoledì 25 giugno: il primo appuntamento, alle 10,30,
si terrà nella sede di Coldiretti Albenga - regione Massaretti, mentre il
secondo, alle 16, è in programma a Sarzana, nella sala riunioni della
azienda agricola dimostrativa di Pallodola (via Variante Cisa). Presente a
entrambi gli incontri Domenico Bosco, responsabile del settore
vitivinicolo di Coldiretti.
"Molte norme sono ripetitive o addirittura collidono tra loro,
costringendo così il viticoltore a sprecare tempo e denaro
nell’adempimento di pratiche inutili – spiega Germano Gadina, presidente
di Coldiretti Liguria – per questo abbiamo raccolto e confrontato questo
intrico di leggi e abbiamo cercato di eliminare i procedimenti superflui.
A fronte di un carico amministrativo che causa oneri davvero insostenibili
per le imprese e che ha provocato un calo della superficie destinata a Doc
e Docg, con una pericolosa spinta alla delocalizzazione, Coldiretti
propone anche un sistema di controlli virtuoso, a vantaggio dei
consumatori e nel rispetto del lavoro dei produttori".
In particolare, l’associazione chiede che venga valorizzato
l’autocontrollo aziendale, con la creazione di uno sportello unico degli
adempimenti a cui accedere attraverso il fascicolo proprio dell’impresa
vitivinicola: "Il fascicolo aziendale – dice Gadina – deve diventare lo
“strumento unico” dell’impresa che raccolga tutte le informazioni previste
dalle norme, oltre a dati aggiornati e certificati messi a disposizione di
chi ha titolo. Il fascicolo, che deve essere aggiornato con
autocertificazione o richiesta di verifica dei dati, diventa così
l’interfaccia unica tra il produttore, la pubblica amministrazione e gli
altri enti coinvolti". Necessario, secondo Coldiretti, anche uno sportello
unico per l’export dei vini, per fornire le informazioni normative e
superare i vincoli che impediscono la vendita diretta di vino in ambito
intracomunitario. Infine, tra le richieste dell’associazione, anche una
serie di controlli a campione, basati sull’analisi dei rischi ed estesi
sul mercato al consumo, e un coordinamento del sistema sanzionatorio, in
grado di distinguere tra irregolarità formali e sanabili e casi reali di
frodi e sofisticazioni.
Coldiretti, nella sua proposta di semplificazione, guarda anche alla
tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche,
chiedendo un maggiore coordinamento tra i vari soggetti per garantire
un’unicità degli adempimenti e, anche in questo caso, la valorizzazione
dell’autocontrollo aziendale. La proposta mantiene inoltre la
“piramide”qualitativa dei vini (che distingue tra Doc, Docg e Igt) e
chiede la garanzia della tracciabilità delle partite di prodotto. Infine,
viene chiesta una struttura di controllo unica per tutte le denominazioni
e una nuova classificazione delle cosiddette “non conformità”, che
distingua tra lievi, gravi ma soggette a diffida, gravi soggette a
sanzioni.
In Liguria gli ettari destinati alla coltivazione della vite sono 2.220:
la maggioranza (1.046) in provincia della Spezia, 597 sono a Imperia, 512
a Savona e 65 in provincia di Genova. Ogni anno vengono raccolti circa 118
mila quintali di uva, di cui 102 mila circa vengono vinificati per la
produzione di oltre 74 mila ettolitri di vino (di cui 36 mila Doc).
Produzione che vede lo spezzino al primo posto in Liguria con 24.500
ettolitri prodotti (14.700 Doc) e derivanti dalla raccolta di circa 35
mila quintali di uva vinificata. Segue Imperia, con quasi 24 mila
ettolitri di vino, di cui quasi la metà Doc, e un raccolto di circa 34
mila quintali di uva. I 28 mila quintali di uva raccolta nel savonese
rendono 19.600 ettolitri di vino, di cui quasi 9 mila Doc. Infine, a
Genova, vengono prodotti circa 6 mila ettolitri di vino (duemila Doc),
derivanti da circa 5 mila quintali di uva raccolta e vinificata.
Secondo l’ultima analisi Coldiretti, il fatturato del vino e degli
spumanti in Italia ha raggiunto i 9,3 miliardi di euro (+3% nel 2013). A
far crescere il settore sono soprattutto le esportazioni che, per la prima
volta, hanno superato i 5 miliardi (+7%): a queste si è aggiunto un
leggero incremento delle vendite sul mercato nazionale, pari a 4,2
miliardi (+1,5%). Crescita che ha garantito lavoro a circa un milione e
250 mila italiani impegnati direttamente in vigne, cantine, nella
distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e
nell’indotto.
Ad aumentare sono anche le importazioni: in crescita del 58%, i
quantitativi provenienti da Paesi extracomunitari hanno raggiunto, nel
2013, i 72 milioni di chili. Oltre 45 milioni arrivano dagli Stati Uniti,
19 milioni dal Sudafrica e 3 milioni dall’Australia. "Ma la gran parte
delle importazioni di vino proviene in realtà dai Paesi dell’Unione
Europea – aggiunge Gadina – che spediscono in Italia ben 155 milioni di
chili di vino sfuso da imbottigliare. Occorre fare chiarezza sulle
destinazioni finali di queste produzioni “a chilometro illimitato” e
rendere quindi pubblici i nomi delle aziende che le importano, per
consentire ai consumatori piena libertà di scelta. Si tratta di un
quantitativo elevato, probabilmente imbottigliato in Italia e che, se non
ne vengono garantite trasparenza e tracciabilità, rischia di fare
concorrenza sleale ai produttori nazionali e di ingannare i consumatori".
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