Attualità - 14 giugno 2014, 18:00

Depuratore Borghetto o autonomia? i comuni sotto i 3000 abitanti possono scegliere entro fine mese

Così prevede la legge regionale 1 del 2014, ma i piccoli comuni dell'entroterra ingauno potranno scegliere realmente?

Si è tanto parlato in questi giorni di acqua, di depurazione, prestando particolare attenzione, come era logico e necessario, al comprensorio ingauno, ancora privo del servizio di depurazione e per il quale è necessario trovare una soluzione immediatamente – come ha spiegato anche il Presidente della Provincia di Savona Angelo Vaccarezza – anche in vista della sanzione europea già comminata per la situazione esistente.

Sempre sul tema, l’Assessore Provinciale Santiago Vacca ci aveva spiegato, in diverse occasioni, che il progetto e le direttive sono quelle di giungere ad una gestione integrata ed unitaria del servizio idrico.

A regolare la materia è recentemente intervenuta la  legge regionale 24 febbraio 2014, n. 1 “Norme in materia di individuazione degli ambiti ottimali per l’esercizio delle funzioni relative al servizio idrico integrato e alla gestione integrata dei rifiuti”.

Non tutti sanno che questa legge all’articolo 10 prevede “per i comuni già appartenenti alle comunità montane e con popolazione inferiore o uguale a tremila residenti, ferma restando la partecipazione all’ATO, hanno facoltà in forma singola o associata di gestire autonomamente l’intero servizio idrico integrato”.

I comuni che intendono farlo possono attivarsi mediante deliberazione consiliare da adottarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge e decorso tale termine tale facoltà non sarà più esercitabile.

Naturalmente alcuni i requisiti di cui devono essere in possesso i Comuni :

a) gestione dell’intero ciclo idrico integrato;

b) bilancio idrico positivo;

c) livelli di prestazioni conformi alla normativa vigente.

Tempi ristrettissimi, dunque per poter esercitare tale facoltà e forse pochi i comuni che posseggono i requisiti per farlo.

Uno di essi sarebbe Garlenda. Ci riferisce Silvia Pittoli neo sindaco della città “Il termine sarebbe quello del 25 giugno, ci avremmo senza dubbio pensato ad esercitare tale facoltà anche perché Garlenda ha un depuratore che funziona e che ci è costato 150 mila euro. La sua gestione ci garantisce di depurare e di mantenere costi ridotti. Tuttavia una parte del servizio idrico di Garlenda è privato, la parte del Golf, ciò comporterebbe la necessità di ricorrere ad un apparlo che non sarebbe economicamente favorevole perché non può esistere una commistione tra pubblico e privato in base alla normativa”.

Altro comune che potrebbe forse sul territorio agire in tal senso pare essere Villanova d’Albenga. Ci riferisce il sindaco Pietro Balestra “Senza dubbio Villanova ha le caratteristiche per poter esercitare tale facoltà. Noi stiamo valutando l’opportunità di farlo essendo la materia particolarmente delicata. La prossima settimana prenderemo una decisione in tal senso”.

Riunioni in tal senso anche per altri comuni ad esempio Cisano. Il sindaco Niero afferma “Rispetterò gli  imput della regione  ma vorrei promuovere l’autonomia di Cisano il più possibile. Su certi argomenti è necessaria, però, una valutazione complessiva ed è importante ragionare anche in un’ottica di comprensorio.  Ho in programma già incontri e riunioni, ma non dobbiamo scordare anche i costi che prevederebbe la gestione di un depuratore”.

Da una piccola fotografia dell’entroterra ingauno emergerebbe dunque che, forse, pochi sarebbero i comuni che potrebbero gestire autonomamente il ciclo idrico e tra questi, forse pochi riuscirebbero a esercitare in tempi così ristretti tale facoltà.

Mara Cacace