Dopo anni di produzione in forte calo, l'ultimo raccolto di castagne nel Savonese è stato in lieve crescita. Un piccolo segnale ma comunque rassicurante dopo anni di lotta al cinipede del castagno (nella foto) che sta iniziando ora a dare i primi frutti. Individuato per la prima volta in Italia nel 2002, prima segnalazione anche a livello europeo, dopo il focolaio iniziale della provincia di Cuneo dove le piantine infette erano arrivate per essere allevate, il parassita si è diffuso in altre regioni e nel 2008 è stato scoperto anche nei castagneti della Toscana per invadere anche la Liguria e il Savonese. Il parassita ha inferto un grosso colpo alla produzione di castagne locali. “Dopo anni di continua flessione dei raccolti a causa dell’infestazione – dice il direttore del centrio camerale di sperimentazione e assistenza agricola CeRSAA, Giovanni Minuto –, la campagna di lotta cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), parassita di origine orientale particolarmente dannoso per i castagneti da frutto, sta iniziando a dare dei risultati. Per avere un'efficacia i lanci di Torymus sinensis, antagonista naturale del cinipide, devono essere effettuati per almeno una decina di anni di fila. A breve ci saranno nuovi lanci”. Nel Savonese l'area interessata da castagneti da frutto è in particolare quella del Sassellese e dell’Alta Valle Bormida (Calizzano e Murialdo), due aree tipiche per la produzione della castagna dei “tecci”, presidio Slow Food. Queste ultime due località negli anni scorsi sono state pesantemente colpite dal cinipede, che tra il 2011 e il 2012 ha provocato una drastica riduzione del raccolto.
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