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Attualità | 23 gennaio 2014, 13:56

Centrale del latte di Savona: la storia e il ricordo, Frino:“un’azienda inaffondabile, distrutta per cattiva amministrazione”

Più di 60 anni di storia per lo stabilimento di Corso Ricci, i savonesi non dimenticheranno facilmente l’importante realtà produttiva per la città e il marchio Mu: da domani 24 lavoratori si troveranno definitivamente disoccupati dopo 18 mesi di cassa integrazione

Centrale del latte di Savona: la storia e il ricordo, Frino:“un’azienda inaffondabile, distrutta per cattiva amministrazione”

I savonesi non dimenticheranno facilmente la Centrale del latte di Corso Ricci e il latte MU, un marchio che ha cresciuto intere generazioni. Più di 60 anni di storia: la centrale del latte era nata infatti nel 1948 da una cooperativa di piccoli produttori  e di latterie della città con la partecipazione municipalizzata. Dal 1970 è diventato primo ed unico direttore l’ingegnere Giuseppe Viale che ha reso forte e competitiva l’azienda fino alla morte. “Con la gestione di Viale, il fondatore della centrale, l’azienda è cresciuta diventando una realtà produttiva molto importante nella città di Savona – racconta Piero Frino, ex dipendente e rsu della centrale del latte – l’acquisto di una proprietà a Mondovì ci permetteva di produrre anche Grana Padano. Viale era infatti presidente del Grana Padano Piemonte ed oltre ad essere un buon amministratore era anche molto sensibile e altruista, faceva molta beneficienza e volontariato. Lo dimostra il suo impegno nella Caritas e dei suoi contributi alla pediatria di Savona. L’obiettivo di Viale era quello di estendere l’azienda e con i suoi investimenti otteneva buoni risultati che ci facevano crescere. Esportavano latte in tutta Italia, soprattutto quello a lunga conservazione, come in Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Trentino e Valle D’Aosta. Abbiamo diffuso così i marchi Latte MU, Latte Savona e Panna Delys”.

Dagli anni Settanta quindi l’azienda ha rappresentato un’importante attività produttiva per la città, simbolo di orgoglio e appartenenza. Ma poi tutto è cambiato con la morte di Viale nell’ottobre del 2005. “Quando è subentrata la nuova amministrazione della centrale– continua Piero Frino –  è stata dismessa subito la partecipazione con la pediatria di Savona sostituita con la partecipazione nella Rari Nantes. Anche la produzione del Grana Padano a Mondovì è stata dismessa e dal 2006 è stato affittato un capannone a Legino, zona Paip, dove c’era il progetto di ampliare e trasferire la centrale. La fabbrica di Mondovì rappresentava un polmone di sostegno per la centrale nei momenti di variazione del mercato del latte. Dismetterla è stata una grande perdita”.

L’azienda, come è noto, non ha mai avuto problemi e non ha risentito della crisi economica ma di problemi di gestione interna. Una storia travagliata, da cattivi investimenti, debiti, al concordato preventivo fino alla definitiva chiusura e mobilità per i lavoratori. “Infatti il tracollo finale è arrivato con l’acquisto e l’investimento nella You Vita, un’azienda da tempo fuori produzione”. La centrale nel 2008-2010 ha fatturato circa 25 milioni di euro per arrivare a 28 milioni nel 2011. Circa due anni fa era stato presentato un esposto in Tribunale e sulla cattiva gestione c’è ancora un’inchiesta in corso.

Ma cosa ha rappresentato la centrale del latte per la città di Savona e per i 24 lavoratori che da domani si troveranno definitivamente disoccupati dopo 18 mesi di cassa integrazione? “Ho iniziato a lavorare nella centrale nel 1980 – racconta Frino – posso definire la mia esperienza positiva, 30 anni di lavoro e di orgoglio perché la centrale era veramente un’azienda sana e solida. C’è solo tanto rammarico per come una realtà produttiva così importante sia stata distrutta in  sei anni di cattiva amministrazione. Con Viale l’azienda era inaffondabile.”

Debora Geido

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