“Dispiace per le polemiche che sono state innescate dal manifesto di grafica sociale con la scritta fragile che ho adottato in occasione della manifestazione di Savona di oggi per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il mio obiettivo era quello di utilizzare l’espediente della provocazione e del pugno nello stomaco per riflettere e dibattere su un argomento così delicato e importante che non era naturalmente mia intenzione banalizzare o ridurre a stereotipo”. Lo dice l’assessore alle pari opportunità e al welfare della Regione Liguria, Lorena Rambaudi per rispondere alle polemiche di alcuni comitati e organizzazioni femminili che hanno protestato contro l’utilizzo della foto con la giovane donna e la scritta "fragile". Un'immagine che ha suscitato proteste a livello nazionale, su stampa e blog specializzati, con l'accusa di favorire il sessismo accostando al concetto di donna quello di sesso debole.
“Un manifesto di grafica sociale non dovrebbe mai essere un punto esclamativo – spiega Rambaudi - quanto piuttosto un punto di domanda, per suscitare un dialogo sincero e fruttuoso. L'obiettivo, la missione sociale, spesso si compie proprio attraverso l'espediente dell’irriverenza, alcune volte toccando corde meno istintive ma più profonde e altre informando, colmando lacune”. L’assessore Rambaudi dispiacendosi per le polemiche suscitate precisa che il “manifesto è uno strumento, non la risposta. Non è compito dei grafici dare risposte di carattere sociale, ma della comunità, della politica”.
“In particolare – precisa ancora l’assessore - il manifesto in questione è stato realizzato da una giovane designer savonese ancora studentessa proprio per un evento che ha come tema la violenza sulle donne e l’obiettivo della scelta grafica era dunque di parlare di questo problema per trovare soluzioni comuni, smuovere emozioni contrastanti e soggettive. La fragilità è un valore? Una debolezza? Uno stereotipo? Un dato oggettivo?
Come nei celebri manifesti di Oliviero Toscani, anche qui il significato sta negli occhi di chi guarda, ma la funzione è oggettiva e centrata: stimolare, far uscire dal silenzio”.
“Mai come per questo tema – conclude Rambaudi - è importante che tutto questo accada, che emerga che se ne parli, perché non resti tra le mura, che siano quelle vere di una casa come quelle ancora più resistenti e purtroppo difficili da abbattere di una coscienza, intima o collettiva”.