Attualità - 12 ottobre 2013, 16:57

Il nuovo comandante dei Carabinieri Alessandro Parisi si presenta: "Non chiamatela microcriminalità"

Il successore di Garau si racconta: "In questi anni gioie e dolori. Ma i dolori passano, le gioie rimangono"

Il nuovo comandante dei Carabinieri di Savona, Alessandro Parisi

E' in carica da meno di una settimana, Alessandro Parisi, il nuovo comandante dei Carabinieri di Savona, ma si sente già profondamente savonese. "Io mi sento sempre cittadino del posto dove lavoro - racconta - e desidero essere il più possibile inserito nel tessuto sociale della città che mi ospita. Sarò savonese fino all'ultimo giorno, fino a quando non sarò chiamato a sentirmi parte di un'altra comunità".

Sposato, due figli e tre lauree (Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna), ha 44 anni ed è originario di Messina. Ma non ditegli che è giovane per fare il Comandante: "Non si dice mai che un comandante dei Carabinieri è giovane", replica con un sorriso.

In un incontro informale si presenta alla stampa, Parisi. E lo fa con il piglio di chi è abituato a piazze più calde. Chiede e offre rispetto, e mette paletti. "Non chiamatela più microcriminalità - chiede ai giornalisti presenti - non è rispettoso verso le vittime. Un crimine 'micro' è meno importante di un crimine 'normale'? Andate a dirlo alla signora Maria, a cui hanno rubato 'solo' 100 euro, ma erano gli ultimi che aveva per arrivare a fine mese. Scrivete che il suo dramma è un dramma 'micro'... oppure parlate con chi ha avuto i ladri in casa, ma non hanno portato via nulla. Spiegate loro che la terribile sensazione che provano, che il loro santuario domestico sia stato irrimediabilmente violato, è solo un 'micro' reato". Ci vuole rispetto per le vittime di ogni reato, dice Parisi, che preferisce usare il termine "criminalità diffusa". Un approccio cordiale ma deciso, a tratti anche duro, quello con i media. A cui chiede collaborazione: "Perchè l'informazione è indispensabile ai cittadini, ma va fatta in modo responsabile".

Una vita nell'Arma, quella del neocomandante. Entrato a 18 anni come allievo sottufficiale, inizia la propria carriera come vicebrigadiere: viaggia tra Calabria, Accademia Militare, Benevento e Barletta, dove ottiene il suo primo importante successo, sgominando la prima associazione a delinquere di stampo mafioso a nord di Bari. Poi tappa a Novara per arrivare quindi al Comando Investigativo di Monreale, nel cuore della mafia, dove combatte due anni tra Corleone e Termini Imerese (era lui a firmare il parere positivo per il 41bis di Totò Riina).

Quindi il trasferimento a Firenze, dove consegue un altro risultato prestigioso, riuscendo a risolvere tutti gli omicidi avvenuti negli anni della sua permanenza e a lui affidati. Una vita di giudiziaria, che prima di portarlo a Savona gli consegna il successo più recente: all'interno di una task force internazionale lavora al fianco delle forze investigative di Francia, Olanda, Svizzera e Albania sgominando un giro di prostituzione e di traffico di stupefacenti che coinvolge mezza Europa.

Ora la nuova avventura. La priorità sarà ambientarsi, conoscere il territorio, dice. E dall'alto dei suoi trascorsi con la mafia si dice convinto che nel savonese non possa essere troppo forte: "L'imperiese è una porta sulla Francia, Genova un portone sul mondo. Logico che alla mafia interessino. Quando hai il controllo di Genova e Imperia, del savonese tutto sommato ti importa poco".

In ogni caso massima attenzione alle infiltrazioni, promette. Con la speranza di proseguire con i successi: "In questi anni ho vissuto gioie e dolori professionali - racconta - ma i dolori pian piano si dimenticano, mentre le gioie rimangono".

Andrea Chiovelli