Scarpe della nonna, della mamma e della zia che tornano nuovamente a calpestare strade e vie, ecco uno degli effetti della crisi. Parola di Vincenza Badano, regina della “Scarpetta d’oro” di Finale Ligure. Eh sì che di scarpe e stivali Vincenza ne ha avute tante per le mani: il mestiere di calzolaio appartiene alla sua famiglia da tre generazioni, oltre 110 anni. Il papà Nicola aveva una bottega a Calice e lei a 10 anni era già a trafficare tra suole e rinforzi: ora la signora ha circa 80 anni e ha trasmesso l’amore per questo mestiere alla figlia.
E così capita che tra le loro mani tornino a nuova vita scarpe di 15-20 anni fa: si riaprono i vecchi armadi e vengono rispolverati modelli degli anni ’70,’80. “Purtroppo spesso oggi le calzature, soprattutto quelle a poco prezzo, hanno una qualità decisamente inferiore, raccontano madre e figlia, e la gente se deve spendere 5 euro per rifare il tacco ad una scarpa che ne costa 10, ne compra una nuova”.
Come tutti i mestieri di artigianato richiede una particolare manualità, e anche una certa dose di amore, aggiungono loro, e di giovani italiani che chiedono di fare i garzoni in bottega per imparare il lavoro non ne hanno mai visto uno. Qualche straniero forse, ma connazionali nessuno. E dire che gli affari vanno bene: hanno clienti che abitano all’estero, Parigi, New York, Svizzera, ma che preferiscono portare a riparare le scarpe da loro, piuttosto che da un negozio tutto automatizzato con cucitrici industriali.
Che il calzolaio, come tanti altri mestieri di artigianato come il panettiere, il fabbro o il muratore che crea e ripara i muretti a secco sia destinato a diventare un mestiere non più per italiani?