“Molti parlano a sproposito, o per sentito dire. Meglio approfondire la questione dal punto di vista dei fatti, dati reali: un'ara crematoria con un impianto di cremazione per incenerire i feretri dei nostri defunti, e che per legge può essere collocato solo ed esclusivamente dentro ad un cimitero, è la pratica più igienica ed ecologica, che permette di ridurre considerevolmente gli spazi cimiteriali e le spiacevoli incombenze delle esumazioni dei resti mortali. È una scelta di civiltà e un'espressione di progresso e libertà personale”. Così Enrico Bessone, Consigliere Comunale del gruppo Popolo della Libertà, dichiara in merito al progetto di realizzazione di un impianto di cremazione sul territorio comunale.
“La polemica degli abitanti di Leca d'Albenga che, nel più classico dei fenomeni del NIMBY, non vorrebbero un forno crematorio vicino alle proprie abitazioni, cavalcata politicamente e strumentalizzata ad hoc da esponenti di SEL e del M5S che altrimenti sarebbero emeriti sconosciuti dalle nostre parti, va contrastata con dati alla mano”, prosegue. “Un forno crematorio che funzioni a regola d'arte e venga regolarmente controllato da un laboratorio indicato annualmente dal Comune non è inquinante e non è dannoso per la salute, se non si vuole essere tanto salutisti da dissentire contro l’inquinamento del traffico veicolare, delle calderine per il riscaldamento, della stessa promozione di impianti fotovoltaici così diffusi nella piana di Albenga e anche nelle stesse aree vicino ai cimiteri”.
“Perché se abbiamo dimostrato, con carta alla mano, che un forno crematorio produce CO in un anno tanto quanto meno di 50 calderine con cui riscaldiamo gli appartamenti, e in un giorno tanto inquinamento come una trentina di macchine che dal mare si spostano al casello dell’Autostrada o si dirigono al cinema multisala o ancora vanno a fare acquisti dai grandi magazzini lì presenti, altrettanto bisogna dirci con franchezza, che anche la tanto 'produzione verde' di energia elettrica attraverso i pannelli fotovoltaici non è esente da problematiche ambientali”, nota ancora. “Basta considerare il fatto che la quasi totalità dei pannelli fotovoltaici proviene dalla Cina - perché lì vi sono le terre rare che servono per la produzione della singola cella fotovoltaica - luogo in cui la filiera produttiva, non sottomessa ad alcun accordo internazionale, è alimentata a carbone”.
“Inoltre, non è da escludere la presenza di materiali potenzialmente nocivi all'interno di alcuni tipi di pannelli fotovoltaici, in particolare quelli amorfi - che tra l'altro si stanno diffondendo sempre di più anche nel nostro paese - come il tellurio di cadmio, sostanza classificata velenosa a livello europeo. La sua polvere, se ingerita, inalata o maneggiata in modo scorretto è tossica . Il rischio di inquinamento ambientale quindi si potrebbe materializzare sia in caso di incendio dei pannelli ancora in servizio, sia a fine vita dei pannelli, quando questi dovranno essere smaltiti. Se il costo di un corretto e certificato smaltimento dovesse essere troppo alto l'abbandono selvaggio dei pannelli nella nostra bella penisola potrebbe veramente rappresentare una nuova emergenza ecologica”, conclude il Consigliere Comunale Enrico Bessone.