Delusione, profonda delusione. E' questa la sensazione che aleggia tra i delegati di Fim, Fiom e Uilm al termine dell'incontro con la dirigenza di Cabur. L'annuncio è di quelli pesanti: 33 esuberi su 107 dipendenti.
In pratica un terzo della forza lavoro rimarrà a casa nel giro di qualche mese. "E questo nonostante già a fine 2012 fossero rimaste a casa 10 persone, tra dimissionari e tempi determinati non confermati" denunciano i sindacati.
I numeri erano nell'aria sin da giugno, ma da oggi sono ufficiali. La procedura per il licenziamento di 33 persone verrà aperta immediatamente nei prossimi giorni, per giungere a compimento in 3-4 mesi: è possibile quindi che siano disoccupate già entro Natale.
Al centro della discussione tra azienda e sigle sindacali il piano industriale. "Ci allarma il fatto che, nonostante i dirigenti siano al lavoro su quel piano ormai da nove mesi, non si intraveda alcun progetto di ripresa. Ci aspettavamo invece investimenti per innovare i prodotti, fermi al 2000", denunciano i sindacati. Che ora chiedono l'intervento delle istituzioni: "Ci aspettiamo che chi aiutato economicamente Cabur per il suo trasferimento da Albissola ad Altare ora faccia sentire la propria voce". Tra il 2005 e il 2006 l'azienda si è trasferita in un nuovo stabilimento di 11.000 mq, con notevoli vantaggi operativi, e questo grazie soprattutto a finanziamenti pubblici di Regione e Provincia: "L'azienda non può semplicemente 'prendere e poi non imprendere': erano soldi pubblici, elargiti per sostenere un'azienda che ora lascia per strada un terzo del personale".
Indetta per domani un'assemblea coi lavoratori per discutere delle prossime azioni da intraprendere.