Attualità - 16 gennaio 2013, 12:00

Italiana Coke, chi è il visionario?

Da un lato l’ennesima denuncia dell’associazione “Progetto Vita e Ambiente”, dall’altro la secca smentita dell’azienda

Le sensazioni sono soggettive. La realtà dovrebbe essere oggettiva.

Al di là del caso specifico, sul quale è ovviamente impossibile, per noi, prendere una posizione o schierarci da una parte o dall’altra - ci penseranno le indagini affidate alla denuncia presentata il 12 gennaio presso il Comando della Polizia Municipale ad appurare lo stato delle cose – nel dare credito, per dovuta correttezza, ad entrambe le contrapposte versioni, il dato che emerge più lampante, e in qualche modo doloroso perché eclatante in generale, è, appunto, questa enorme contraddizione nel riportare la realtà.

Quando Nadia Berretto, presidente dell’associazione “Progetto Vita e Ambiente”, afferma, nella denuncia presentata ai vigili rispetto alla situazione che si sarebbe venuta a creare nella notte tra sabato 5 e domenica 6,  di “puzza di 'anidride solforosa' persistente sia di notte che nella tarda mattinata”,  può essere una sensazione soggettiva. Se condivisa da più persone, allora la base di credibilità come fatto oggettivo, non certo come sensazione percepita da chi l’ha segnalata, che non possiamo comunque mettere in dubbio, aumenta. Ma rimane comunque un fattore soggettivo.

Molto meno soggettivo, l’affermare, sempre nella denuncia, di “auto ricoperte da un pesante strato di polvere di carbone”: la polvere di carbone eventualmente depositata non è una sensazione, non è un fatto soggettivo, è materia fisica, quindi o c’è o non c’è.

E’ altrettanto vero, però, che l’eventuale presenza di polvere di carbone non può essere aprioristicamente imputata esclusivamente all’Italiana Coke e tanto meno ad un malfunzionamento all’interno della cokeria.

Quindi, fino a questo punto, le affermazioni dell’Associazione, prima di una qualsiasi indagine di verifica che le confermi o le smentisca, devono considerarsi credibili tanto quanto, e allo stesso modo, della perentoria nota dell’azienda con la quale “Italiana Coke dichiara che nessuna anomalia si è verificata presso lo stabilimento di Cairo Montenotte nel periodo indicato nella segnalazione stessa”.

C’è però un passaggio, nella nota dell’Italiana Coke, che diventa davvero significativo ed eclatante. Non per la verità o meno dell’affermazione, descrivendo un fenomeno sicuramente reale, ma nell’utilizzo che si fa di quel fenomeno reale per replicare a quanto affermato dall’Associazione. Nella denuncia si parla, infatti, di “fumate nere che, in modo particolare dalla ciminiera uno della cokeria, versante Cairo,  sono pressoché continue”. Affermazione che sarebbe sostenuta anche da alcune fotografie che, però, non avendo potuto visionare non possiamo giudicare. L’Italiana Coke a tale affermazione risponde, però: “In merito alle fumate citate è possibile che il redattore della segnalazione si riferisca alle fumate bianche di vapore e condensa dovute al fenomeno dell'inversione termica che si manifesta nel periodo invernale sui camini a causa della bassa temperatura”.

Un fenomeno ad esempio già segnalato per quanto riguarda le prove in bianco della Cartiera di Ferrania, dove l’azienda ha, appunto, spiegato che non si trattava di emissioni inquinanti ma, appunto, di semplice vapore e, proprio per questo, come si vede dalle stesse foto scattate da chi ha segnalato il fenomeno, indubbiamente bianche.

Nella denuncia dell’Associazione sull’Italiana Coke si parla, invece, chiaramente di fumate nere persistenti. Non bianche, come affermato nella replica dell’azienda, ben consapevole che il semplice vapore non potrebbe essere nero.

Ma erano davvero nere quelle fumate?

Ed è qui lo sconcerto del cittadino.

Da una parte si vede nero quello che è bianco e dall’altra bianco quello che è nero.

Ma non può essere un dato soggettivo. Più o meno bianco o più o meno nero. Il dato dovrebbe essere oggettivo.

La fumata E’ bianca. La fumata E’ nera.

Da quel dato oggettivo poi si possono dare le interpretazioni soggettive.

Contrapporre due versioni dello stesso dato oggettivo non è possibile. Non è corretto.

Noi non possiamo, non essendo stati in quel momento sul posto e non avendo visionato le fotografie eventualmente allegate alla denuncia, scegliere a chi credere.

E’ innegabile, e non ce ne vogliano quelli di Italiana Coke o gli esperti della Barabino, che vedere rispondere a chi, giustamente o meno, afferma che ci sono delle persistenti fumate nere, che il fenomeno è il vapore che determina vaporose fumate bianche, sa, nella sua consapevole contraddizione, un po’ di presa in giro, voluta o meno che fosse.

Altro discorso, infine, le perplessità dell’associazione sull’effettiva messa in operatività del Transfer Car e sulla tempistica in cui entrerà effettivamente in funzione e a regime. L’azienda afferma che non c’è nessun inghippo: “Il nuovo macchinario è diventato operativo il 20 dicembre 2012 completo di ogni sua parte. Attualmente il macchinario è nella fase di messa a regime al termine della quale si eseguirà il collaudo funzionale dello stesso”. E vista la mole del sistema e la quantità delle persone che, a quanto pare, ci stanno lavorando intorno, affermare qualcosa che non corrisponda al vero sarebbe avventato da parte dell’azienda.

Del resto, è stato annunciato dal Comune e dalla Provincia un imminente sopralluogo all’Italiana Coke proprio per fare il punto sull’operatività del Transfer Car, realizzato, tra l’altro, bisogna riconoscerlo all’Italiana Coke, con un ingente investimento. Quel sopralluogo, se avverrà in tempi non biblici, chiarirà definitivamente la situazione.

e.m.