Il matrimonio è una invenzione giuridica.
L'unione naturale è l'unione di due persone , uomo-donna, donna-donna, uomo-uomo. Queste unioni sono sempre esistite in natura e solo con l’invenzione delle religioni sono state disciplinate nella finalità della procreazione e nella certezza della paternità. Ma le società naturali non hanno più senso nel confinamento giuridico del matrimonio. Non ha più senso dire che la famiglia è “fondata sul matrimonio” come recita l’art. 29 della Costituzione.
Una auspicabile riforma costituzionale dovrebbe portare alla seguente formulazione: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale” eliminando l’inciso seguente. Il concetto di famiglia ha radici essenzialmente economiche. I nuclei primitivi giustificavano il gruppo inteso come famiglia perchè era funzionale alla sopravvivenza della specie e alla capacità di procurare cibo. Gli ultimi cinquemila anni ci raccontano diverse forme familiari, sempre necessitate dall'economia e dall'istinto sessuale. La storia contemporanea ci offre modelli familiari che superano i modelli conosciuti e superano anche il concetto, tradizionalmente inteso, di famiglia come unione eterosessuale con finalità pro-creative.
Un nucleo familiare può ben essere costituito da soggetti che non hanno la finalità procreativa (gay e lesbiche) , oppure che hanno un legame affettivo (non necessariamente sessuale) senza finalità alcuna, se non il compiacimento e il reciproco sostentamento nella convivenza (nonna e nipote). Queste forme familiari devono trovare tutela giuridica. Del resto “ordinare gli istinti” non significa necessariamente reprimerli. Nella progressione delle civiltà diventa inevitabile l'allontanamento dalle forme tradizionali e questo significa essenzialmente prendere atto della necessità di attuare nuove forme di tutela nel rispetto delle libertà individuali e collettive.