Politica - 25 novembre 2012, 07:33

Da Gaza, la testimonzianza di chi è lì sotto le bombe

Striscia di Gaza: nessuna guerra, ma deliberata aggressione armata da parte di uno degli eserciti piu' potenti del mondo ai danni di più di 1.600.000 civili palestinesi, di G.B.T.

Vedi anche La testimonianza da Gaza di G.B.T.


http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/21/gaza-dentro-lospedale-di-shifa-usate-armi-non-convenzionali/211660


Sulla base di dati riferiti al 2008 l'esercito israeliano, che è considerato tra le forze armate di maggior livello qualitativo, addestrativo operativo al mondo, può contare su circa 200.000 effettivi tra donne e uomini, in grado di triplicarsi, per necessità, con circa 450.000 riservisti; su circa 300 aerei da combattimento, 40 aerei da trasporto, più di 300 elicotteri compresi quelli d’assalto Apache, aerei F16 Falcon e F15 Eagle con una difesa antiarea di oltre un centinaio di batterie missilistiche a lunga e media gittata; 3 sottomarini, 17 navi da combattimento e più di 30 pattugliatori; 76 brigate, più di 3.500 carri armati, più di 10.000 mezzi blindati e in un numero imprecisato di pezzi d’artiglieria. Infine come base identificativa e di attacco vengono utilizzati U.A.V. “Unmanned Aerial Vehicle” , chiamati informalmente Droni, veicoli aerei senza pilota, autonomi e pilotati a distanza che permettono, di colpire “obiettivi mirati”.


È fuorviante porre la questione definendola "guerra in corso" perché significa occultare i dati veri: sulla Striscia di Gaza le aggressioni e i crimini contro la popolazione civile sono quotidiani. L'informazione relativa ai danni causati da anni di assedio non è mai completa: sappiamo dei bombardamenti, delle distruzioni e delle morti, ma poco dei danni determinati dalla violenza dell’occupazione con la quale si sono confrontati nella loro crescita i bambini. Traumi i cui effetti nel tempo si vedranno nei comportamenti, aggressivita’ e frustrazioni, danni che si ripercuoteranno sullo sviluppo civile della società tutta.

La notte tra il 20 e il 21 novembre u.s. è stata terribile: bombardamenti incessanti, il letto che si muoveva come se ci fosse un terremoto continuo e anche l'albergo che avrebbe dovuto essere "NO TARGET" non mi faceva sentire sicura. Verso le 2 del mattino uno scoppio vicinissimo ha mandato in frantumi alcuni vetri dell'albergo. È stata una notte trascorsa "in piedi", avanti e indietro dalla camera alla hall dell'hotel, per cercare "complicita' nella paura" con gli altri internazionali presenti.


Anche nella giornata del 21 novembre, che ha preceduto la decisione serale del "cessate il fuoco", le forze armate israeliane hanno continuato a commettere crimini e a portare morte. Durante la mattinata sono stata alla "New Gaza School" dell'Unrwa in Gaza City dove avevano trovato posto circa 2.000 palestinesi sfollati dalle loro case di Beach Camp e dalla Nasser Area. Stavano sistemando le classi per adattarli a luoghi per dormire provvisoriamente. I ragazzi davano una mano a scaricare i materassi appena arrivati e i bambini erano accanto alle mamme silenziosi. Mentre uscivo dalla scuola dell'Unrwa mi ha avvicinato un signore e mi ha chiesto se ritenevo la scuola un posto sicuro. Il ricordo è andato alla scuola dell'Unrwa bombardata durante l'operazione piombo fuso; avrei voluto dirgli che non ci sono posti sicuri, poi ho pensato che anche lui sapeva dell'accaduto e allora gli ho risposto quello che forse voleva sentire "sure".


Lo Shifa Hospital è stato il luogo dove in questi giorni ho trascorso la maggior parte del tempo anche perché i lunghi spostamenti in macchina erano sconsigliati. Il chirurgo norvegese Mads Gilbert, stimato e apprezzato dai colleghi palestinesi che avevano già avuto occasione di lavorare al suo fianco durante il massacro "Piombo Fuso", era presente nella sala di emergenza per le prime valutazioni. L'arrivo delle ambulanze e delle macchine private con i feriti creano sempre momenti di grande confusione: fotografi a caccia "dello scatto" a fatica vengono tenuti lontani dagli agenti della sicurezza. All'interno della sala di emergenza una decina di letti dove i feriti vengono valutati per essere indirizzati alla sala X Ray o direttamente alle sale operatorie.


Ieri sera allo Shifa Hospital abbiamo atteso la comunicazione della tregua, che per noi tutti significava anche poterci spostare "in relativa sicurezza".
Confermato "il cessate il fuoco" ci sono stati momenti di "euforia", strette di mano e abbracci. All'esterno iniziavano i caroselli di macchine e Gaza City riprendeva un pò della sua vita, ma negli occhi di tanti é rimasta la domanda: per quanto e a quale prezzo?.
g.b.t.
22.11.2012

GBT