“Il restauro della scultura lignea della Madonna da sempre collocata nella Cappella dell’Ospedale Santa Maria di Misericordia come dono natalizio a tutto il personale sanitario e all’intera collettività dell’albenganese”. Così Ginetta Perrone, Presidente del Centro Aiuto Vita-ingauno ed Eraldo Ciangherotti, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Albenga presentano un’iniziativa intrapresa da oramai un anno, insieme alla Direzione sanitaria dell’Asl savonese e al Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Curia Vescovile, Mons. Giorgio Brancaleoni, per ottenere tutti i permessi necessari al restauro della statua, a carico dell’Associazione che si occupa della
tutela della maternità.
“Il manufatto in oggetto – spiegano i due volontari pro life - rappresenta la Madonna di Misericordia (titolare dell’ospedale), nell’iconografia più antica, epoca presumibile prima metà del 1600, con le grandi mani rivolte ai fedeli, in piedi su di un nembo con testine angeliche, ma priva dell’immagine del Beato Botta, presente in seguito alle apparizioni di Savona. La scultura, si presenta oggi in uno stato di pessima conservazione, con evidenti numerosi interventi di rifacimento piuttosto invasivi, oltre alla recente copertura con vesti moderne, che riducono il manufatto alla condizione di manichino”.
Proseguono Perrone e Ciangherotti. “Sotto alle diverse ridipinture stratificate l’una sull’altra, a mò di una vera e propria “maschera” applicata sul volto antico, come si può intravedere attraverso una vasta lacuna laterale, nel probabile tentativo – presumibilmente effettuato nel secolo XIX - di aggiornare l’opera al gusto dell’epoca, fu celato il viso originario della scultura, di fattura arcaica e non più comprensibile. Una complessa stratigrafia, composta di più materiali e pitture, è ravvisabile anche sulle testine angeliche, che divennero “blu” in seguito ad un originale tentativo di manutenzione”.
“Entro Pasqua, la Statua ritornerà ristrutturata in tutta la sua bellezza originaria a ricordo dei bimbi del Centro Aiuto Vita-ingauno”. Concludono Perrone e Ciangherotti.