"La Sicilia rischia l’ingovernabilità". Così si legge, oggi, sui quotidiani.
La Sicilia ingovernabile o in governata? c’è da chiedersi.
Nell’elenco delle regioni virtuose, all’ultimo posto con l’indennità al Presidente della Giunta di 10.294 euro mensili, esclusi i rimborsi che, immaginiamo, altrettanto consistenti e immotivati, a fronte di Umbria, Marche e Toscana con 3.700 0 4.400 euro (Liguria 6.000!), e con un deficit di quasi sei miliardi di euro.
Una Regione dove troppo spiegabili equilibri hanno permesso di rinunciare ai più elementari diritti del cittadino come: il lavoro, la sanità, l’acqua potabile, la raccolta differenziata dei rifiuti e le tutele ambientali e territoriali in cambio di concessioni tutte personali, elargite come fossero benevolenza, piccoli privilegi e protezione.
Una Regione dove troppo spiegabili equilibri hanno permesso di rinunciare ai più elementari diritti del cittadino come: il lavoro, la sanità, l’acqua potabile, la raccolta differenziata dei rifiuti e le tutele ambientali e territoriali in cambio di concessioni tutte personali, elargite come fossero benevolenza, piccoli privilegi e protezione.
Una Regione che ad oggi ha 26.000 forestali, 23.000 precari e altrettanti in occupazioni tutte volutamente provvisorie ma dove sembra non si voglia più sopportare quello che da anni si è sopportato, forse perché oggi, soprattutto i giovani, non intravedono più un futuro, perché la crisi è ovunque e soldi non ce n’è più.
E allora forse, anche in Sicilia, è giunto il momento di voltare pagina e se è vero che il PD si appresta a ricevere voti sottobanco dai Miccichè e dai Lombardo, che tanto estranei non sono alle cause di tutto questo, anche le speranze politiche del Partito democratico siciliano sembrano irrimediabilmente arrivate al capolinea.
Quello che succederà in Sicilia, domenica, farà da apripista alla politica nazionale. E’ già successo.
Sicuramente ci saranno sorprese e si dovranno fare i conti con ciò che non si era messo in conto. C’è chi ne avverte già il pericolo e corteggia il voto dei “grillini”, come sta facendo paradossalmente la destra che, mentre pubblicamente sfotte il fenomeno Grillo come fa Mimmo Paladino lasciandosi andare in un “Piazze piene urne vuote”, deve sopportare l’ennesima zavorra della condanna a Berlusconi che tanto bene alla causa, non fa.
Ma anche gran parte della coscienza critica della sinistra, quella non più disposta a turarsi il naso, non avrà più i punti fermi di una volta e non senza tormento ma anche con un nuovo atteggiamento liberatorio, si troverà a votare il Movimento Cinque Stelle.
Tutti quei politici, poi, che avevano sbeffeggiato da sempre gli apostoli dell’antipolitica, oggi, nella convinzione, che forse non fosse uno sparuto gruppo di fanatici seguaci di un comico, condannati ai margini della “vera” politica (quella fatta da loro), si piegano e quasi si umiliano per rubare quanti più voti possibili a chi, in loro, non crede più.
Cercano di convincere i siciliani della loro onestà politica e del personale rinnovamento una volta vinte le elezioni, magari dopo aver sfruttato il solito vecchio voto disgiunto.
L’unica cosa certa, nell’indefinito mondo elettorale della Sicilia, comunque vada, è che nulla sarà più come prima.
Chi vincerà, chiunque sia, dovrà fare i conti con chi non crede nella rottamazione di questo o quel politico per attivare una vera forza rinnovatrice, ma che si debba finalmente partire da una nuova mentalità e da una nuova coscienza civile per liberarsi veramente del passato.
“Se si libera la Sicilia si libera il mondo!” affermava Pitagora, lo ricorda Grillo in una piazza di Vittoria e nella convinzione maturata forse anche dalle mie radici siciliane, sono convinta che dovranno essere proprio i siciliani a liberarla per poterla poi governare con un pensiero nuovo.