Attualità - 29 ottobre 2012, 17:10

Riborgo: la lettera Di Tullio

ho avuto modo di partecipare a due incontri presso il Santuario aventi per oggetto il Piano casa Riborgo. I due incontri sono stati molto partecipati e molto dibattuti in un clima complessivamente positivo

Alla c.a. del Sindaco del Comune di Savona
E p.c. ai colleghi di Giunta
Alla referente di quartiere del Santuario

Caro Sindaco,

ho avuto modo di partecipare a due incontri presso il Santuario aventi per oggetto il Piano casa Riborgo.

I due incontri sono stati molto partecipati e molto dibattuti in un clima complessivamente positivo.

L’Assessore Lugaro avrà modo di portare all’attenzione della Giunta il riepilogo di quanto emerso nel dibattito e i vari punti di vista.

Voglio però trasmettere alla Tua attenzione alcune mie riflessioni e proposte.

Come sai ho una avversione di fondo nei confronti del piano casa. Penso infatti che livelli istituzionali sovraordinati possano dire ai Comuni dove non costruire. Non, invece, come fa il piano casa, consentire di costruire dove la pianificazione comunale lo ha escluso. Nel nostro PUC noi abbiamo ”ereditato” un limitato numero di interventi su green field, tutti nati circa vent’anni fa e nel corso del precedente mandato abbiamo eliminato quello di albamare. Tuttavia mi sono ripromesso di esaminare questi progetti, anche perché le norme ci impongono di farlo e di motivare i nostri eventuali dinieghi, sulla base delle ricadute positive per la collettività.

Penso, non da ora, che nella zona del Santuario sia saggio creare le occasioni per un re insediamento di persone e di famiglie. Questo, a mio parere, avviene anche (non solo ) con una offerta abitativa che compensi il disagio dello spostamento dalla città e sotto questo profilo il piano casa proposto dall’impresa può dare delle risposte. Così come alcune proposte presentate, in particolare il nuovo ponte, possono aiutare a risolvere problemi di viabilità e di soccorso, altrimenti risolvibili con procedure di esproprio.

Nel corso delle serate è emersa una diffusa preoccupazione tra gli abitanti in relazione alle situazioni di rischio idrogeologico della zona. Sia i favorevoli che i contrari hanno in realtà dibattuto più che sul progetto in sé, su quanto il progetto avrebbe risolto o peggiorato una situazione definita da tutti come pericolosa non tanto e non solo per il torrente Letimbro ma per il Rio Pizzuta e più in generale per il sistema di raccolta e di deflusso delle acque piovane della zona.

Anche la discussione tra tecnici presenti ha affrontato questo tema, con coloro che rappresentavano l’azienda tesi a dimostrare che l’intervento non avrebbe complessivamente peggiorato la situazione ma che anzi l’avrebbe migliorata e altri che confutavano questa tesi.

Le distanze tra le opinioni “tecniche” sono state veramente molto grandi. In un caso, da fonte autorevolissima, si è arrivati ad evocare una “paleo frana” nella zona dove il Geologo dell’azienda aveva assicurato non esserci rischi per il costruire.

In disparte queste diversità di opinione che sono comunque da approfondire, mi pare che da parte di tutti, più critici o meno, sia emerso che il primo problema è il seguente:

E’ opportuno che in una zona dove è conclamata una situazione di rischio si proceda ad aumentare il numero delle persone in potenziale pericolo, mitigando – anche in modo importante come sostiene l’impresa - e non rimuovendo le cause dei pericoli provenienti dal Rio Pizzuta? La mia risposta e quella di tutte le persone di buon senso non può essere che no.

Credo pertanto che prima di procedere nell’esame del piano casa Riborgo, sia necessario approfondire questo tema. Se quanto sostenuto dai tecnici presenti è vero, noi dobbiamo avere la certezza di non mettere altre persone in pericolo.

Sul piano formale questa certezza, noi l’abbiamo dopo che il piano è stato presentato ed esaminato in Provincia. Tuttavia io penso sarebbe sbagliato, da parte nostra, dare una risposta formale su un tema di questa natura.

Pertanto Ti propongo di istituire un tavolo, coordinato dall’Assessore all’ambiente, con la presenza di tecnici comunali e della provincia, che, attraverso il confronto anche con i tecnici presenti sul territorio e con quelli dell’impresa, ipotizzi quanto è necessario fare per rimuovere le cause del pericolo.

Del resto, pur non essendo direttamente di nostra competenza, la sistemazione del Rio Pizzuta riguarda nostri Cittadini e noi non abbiamo, per quanto a mia conoscenza, neppure uno studio di fattibilità su cosa significa intervenire.

Una volta stabilita una strategia di intervento, si conoscerebbero i costi. Di questi una parte potrebbero essere a carico dell’azienda (che comunque deve farsene carico di una parte per realizzare l’intervento) e l’altra a carico del pubblico. Se i conti dovessero essere impegnativi, si potrebbe realizzare la messa in sicurezza per fasi, analogamente a come stiamo facendo con il Torrente Letimbro.

Cordialmente,

 

Livio di Tullio