In Inghilterra la chiamano “land art” ed uno dei principali precursori di questa forma d’arte chiamata in italiano anche "arte del territorio" è stato proprio un inglese, Richard Long, che cominciò a progettare opere che prevedessero interventi dell’artista sul paesaggio e realizzando realmente tali opere.
E se l’opera era quasi sempre impossibile trasportarla in un museo e quindi difficilmente visibile, negli spazi chiusi veniva documentata con fotografie, schizzi, progetti, materiali e perfino con video e documentari.
Negli anni settanta vengono realizzate le opere più famose e monumentali come il molo a spirale di Robert Smithson, costruito in un lago salato dello Utah e il "Doppio negativo" di Michael Heizer, situato nel deserto del Nevada. La Land Art conosce quindi un grande sviluppo e notorietà e sbarca anche in Europa.
In Val Bormida un esecutore di tali opere e installazioni è il cairese Bruno Chiarlone che già nel 1990 collocava pallet dipinti sulle colline di marna dei Chinelli, sopra la Piana di Rocchetta Cairo, tanto da suscitare l’interesse di critici d’arte come Angelo Dragone di Torino e Germano Beringheli di Genova…
Nei giorni scorsi Chiarlone ha legato con un nastro bianco a strisce rosse un gruppo di cerri in un bosco sulle alture di Cairo, tra i Vigneroli e la chiesetta di San Giovanni in una sequenza fotografica chiamata “La danza nel bosco” che è stata comunicata e documentata per i vari centri d’arte con cui l’artista collabora. Un intervento soft che rispetta la natura e crea un minimo impatto visivo.
Dopo le piogge di questi giorni il nastro sarà recuperato e inviato ad un museo italiano per la conservazione del reperto artistico, assieme alle fotografie dell’operazione. Sarà curato un libro con riproduzioni a colori delle sequenze scattate durante l’intervento di land art nel bosco dei cerri.