Passo indietro.
Immaginate di possedere una cokeria. Uno di quegli impianti noti ai PM dell’Ilva di Taranto, classificati come tra i più inquinanti (e laggiù è una bella gara) che distillano con maxiforni il carbone fossile per poi rivenderlo trattato alla grande industria dell’acciaio, uso altoforni. Gran business.
E’ chiaro che ti tocca battibeccare con i locali, che si sa, non gradiscono tumori ed altri lievi acciacchi di salute. Che noiosi.
Però, poche attività hanno meno bisogno di pubblicità di una cockeria.
Che vendi, un treno di carbone a nonna Giuseppa per scaldarsi d’inverno? Certo nel settore e sulle riviste di settore magari è meglio segnalarsi, ma cosa spinge un’azienda contestata come Italiana Coke a dotarsi di un costosissimo ufficio stampa tra i più rinomati d’Italia? (che nel logo ha un uomo che si porta un albero in bicicletta. Che sia per la stufa?)
Cosa se ne fa Italiana Coke della Barabino and Partners? Non ci sfiora neppure l’idea che le grandi agenzie di pubbliche relazioni (che non c’entrano con i locali da ballo) svolgano funzioni utili come attività di lobbying e pressing sui mezzi e quarti d’informazione, che se hai un’azienda che fuma come un capretto dimenticato sul grill, è bene tenersi buone autorità e stampa. Quelli che ci stanno, si intende.
Ma Italiana Coke supera sè stessa sponsorizzando il Savona Calcio anche con la controllante "Energy Coal" (scritta in verde ovviamente) che praticamente nessuno sa chi sia. E allora, perchè? Improvviso amore per lo sport? Fatture a passivo?
Ma cos’è meglio per il cosiddetto “green washing” ed altre operazioni di make-up che sponsorizzare una cosa sana come lo sport? E zacchete il logo di italiana Coke sugli striscioni e sui pulmini della Canottieri Sabazia (ben in grande).
Ma eccolo anche onnipresente come “sponsor istituzionale” in tutto il nuovo Savona Calcio presieduto dal fornitore Dellepiane (Fidia / Demont). Cosa poi ci sia di “istituzionale” in un soggetto economico privato neppure del tutto italiano a dispetto del nome, resta da capirlo.
Chissà se ancora qualcuno crede a 'ste bufale blu di facciata.
E intanto Italiana Coke si becca un'altra diffida dalla Provincia QUI