E’ umiliante, per l’85% degli elettori contrari ad ogni forma di caccia, che le istituzioni pubbliche che dovrebbero gestire il patrimonio faunistico in nome di tutti i cittadini (Province e Regioni) non si siano degnate neppure di rispondere alla richiesta delle associazioni animaliste di posticipare l’apertura della caccia per l’eccezionale siccità di questa estate, aggravata dagli incendi, tale è stata la sorte della richiesta inviata al Presidente Vaccarezza dalla Protezione Animali savonese.
Richiesta che è stata anche, molto più autorevolmente, formulata dall’Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale (l’organo delegato per legge ad emettere pareri in materia), che ne ha motivato l’inderogabile necessità.
L’ISPRA ha infatti evidenziato tutti i gravi rischi derivanti dal fatto che l’Italia, fin dallo scorso mese di giugno, è stata interessata dall’alta pressione africana. Questa, si legge nella nota, ha determinato una situazione climatica decisamente fuori dalla norma e pesante fattore di stress per molti ecosistemi nonché fonte, nel breve e medio periodo, di effetti negativi sulla dinamica delle popolazioni di molte specie; scarsità di cibo, soprattutto per le specie erbivore ma anche per quelle che si nutrono di bacche, semi e insetti; per taluni ecosistemi, come nel caso di quelli acquatici, è possibile rilevare conseguenze aggiunte, quali fenomeni di anossia, concentrazione di inquinanti e la complessiva riduzione delle superficie acquatica; considerati, poi, i numerosi incendi che hanno percorso il nostro territorio andrebbero presi, sempre ad avviso dell’ISPRA, provvedimenti cautelativi, soprattutto in favore di galliformi, lagomorfi e ungulati, con sospensione della caccia da appostamento e posticipo, almeno fino al primo ottobre, di quella agli acquatici.
Drammatica, poi, la situazione degli animali allevati ed oggetto dei cosiddetti ripopolamenti ad uso venatorio. Lepri e galliformi, riferisce l’ISPRA, presentano già una mortalità elevata in condizioni normali; perdurando le attuali condizioni, i picchi si alzerebbero ulteriormente fino ad inficiare del tutto lo stesso intervento di ripopolamento; andrebbero per questo so spesi tutti i ripopolamenti in programma mentre, di conseguenza, andrebbe posticipata la caccia se già immessi.
Ed invece, mentre si posticipa la raccolta dei funghi e si chiede lo stato di calamità climatica per le coltivazioni, Provincia e Regione ignorano le criticità della fauna selvatica ed anzi intensificano le operazioni di suddivisione, per l’immediata liberazione, di migliaia di fagiani, pernici e lepri da ripopolamento, destinate a morire di fame, sete e predazione entro poche ore, con non trascurabile ipotesi di maltrattamento di animali.
Contro tutto questo e contro una caccia sempre più artificiale, inutile e crudele, domani gli animalisti manifesteranno a Brescia, anche contro una classe politica senza cuore.