“Per rispondere alle richieste della Magistratura è urgente che il governo imponga il radicale ammodernamento degli impianti dell'Ilva e acceleri l'iter per una nuova e rigorosa Aia. E’assurdo che per farlo si attenda un mese e mezzo. La commissione aia rinunci alle ferie e lavori fin da subito per restituire il futuro alla citta' di Taranto, a migliaia di famiglie e al sistema industriale italiano”.
Così il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani, ribadisce la posizione dell’associazione sulla vicenda Ilva, le cui sorti sono state al centro di un incontro straordinario oggi a Taranto tra i ministri dell’Ambiente Corrado Clini, dello Sviluppo Economico Corrado Passera, Azienda e Enti locali.
“Dal ministro Clini – prosegue Ciafani - ci aspettiamo un atto di discontinuità rispetto alle scelte del passato, viziate da oscuri intrecci tra azienda, ministero e commissione, emersi dagli stralci delle intercettazioni uscite sulla stampa. Un segnale importante di discontinuità dovrebbe darlo Dario Ticali, rimettendo a questo punto il suo mandato da presidente della commissione Aia nelle mani del Ministro dell’Ambiente”.
E sulla manifestazione organizzata oggi a Taranto da comitati e associazioni, la presidente del circolo di Legambiente Taranto, Lunetta Franco, ha sottolineato che:
“Siamo scesi in piazza oggi per chiedere, ancora una volta, che la politica ascolti la voce della società civile, la voce dei tarantini che hanno pagato per troppi anni il prezzo altissimo dell’irresponsabilità dell’azienda e dell’ inazione delle istituzioni. Chi ha inquinato deve pagare ma proprio in virtù della drammaticità della situazione venutasi a creare a Taranto, non e' questo il tempo dei conflitti di attribuzione e dei ricorsi alla Consulta. Servono uno sforzo e un impegno totale da parte del Governo – conclude Franco- per definire e imporre all’Ilva in tempi rapidissimi, gli interventi necessari a ridurre drasticamente il carico inquinante degli impianti, nello spirito di quanto disposto dalla Magistratura. Solo così riusciremo ad evitare che al dramma ambientale e sanitario si aggiunga anche quello occupazionale”.