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CGIL Informa | 01 agosto 2012, 10:13

Non si può morire per lavorare

La CUB e Peacelink sulla situazione dell'ILVA

Non si può morire per lavorare

Ilva: decenni di attività in nome del massimo profitto hanno prodotto morte, malattie e un disastro ambientale grazie alla complicità dei sindacati concertativi e delle istituzioni.

Ora che il bubbone finalmente è scoppiato si tolgano dalla testa che il problema possa essere affrontato con un polverone che è funzionale a far pagare ancora una volta agli operai.

Flmuniti-Cub condividendo l’operato della magistratura si augura che l’azione dei giudici colpisca chi ha gestito l’Ilva e chi è stato complice del misfatto compiuto sulla pelle dei lavoratori e degli abitanti di Taranto.

Non si può morire per lavorare.

L’occupazione va garantita all’interno di un percorso di risanamento strutturale degli impianti.

Durante eventuali periodi di fermo dell’attività va comunque assicurata l’integrità della retribuzione.

Cub e Flmuniti si costituiranno parte civile nell’eventuale processo.

Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti

CUB - Confederazione Unitaria di Base

 

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ILVA di Taranto - LA VICENDA DELLO STABILIMENTO E DELL’IMPATTO AMBIENTALE. Una storia di veleni e di ricorsi Cos'altro doveva fare il giudice? di Alessandro Marescotti

Le perizie dei chimici e degli epidemiologi, le morti e le malattie. I magistrati coprono il vuoto della politica

«Mi complimento per gli sforzi e i risultati ottenuti da Ilva. Attraverso i recenti dati clinici che ci giungono dalle Asl territoriali, emergono dati confortanti in relazioni alle malattie più gravi, patologie che non risultano in aumento, anche grazie al miglioramento dell'ambiente e della qualità dell'aria». Questo affermava il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, nell'ottobre del 2011 sulla rivista (promossa da Ilva) Il Ponte N.3, a pagina 19. Poi sono arrivate le due perizie della magistratura, una dei chimici e una degli epidemiologi. Il sindaco è stato clamorosamente smentito dai periti della procura che hanno invece scritto queste cose.

1) Nel 2010 Ilva ha emesso dai propri camini oltre 4 mila tonnellate di polveri, 11 mila tonnellate di diossido di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa (oltre a: 7 tonnellate di acido cloridrico; 1 tonnellata e 300 chili di benzene; 338,5 chili di Ipa; 52,5 grammi di benzo(a)pirene; 14,9 grammi di composti organici dibenzo-p-diossine e policlorodibenzofurani (Pcdd/F). Vedere pag. 517 della perizia dei chimici.

2) I livelli di diossina e Pcb rinvenuti negli animali abbattuti e accertati nei terreni circostanti l'area industriale di Taranto sono riconducibili alle emissioni di fumi e polveri dello stabilimento Ilva di Taranto. Vedere pag. 521 della perizia dei chimici.

3) La stessa Ilva stima che le sostanze non convogliate emesse dai suoi stabilimenti sono quantificate in 2148 tonnellate di polveri; 8800 chili di Ipa; 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili. Vedere pag. 528 della perizia dei chimici.

4) La fuoriuscita di gas e nubi rossastre dal siderurgico (slopping), fenomeno documentato dai periti chimici e dai carabinieri del Noe di Lecce, ammonta a 544 tonnellate all'anno di polveri? Vedere pag. 528 della perizia dei chimici.

5) Sarebbero 386 i morti (30 morti per anno) attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

6) Sono 237 i casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per anno) attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

7) Sono 247 gli eventi coronarici con ricorso al ricovero (19 per anno) attribuiti alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

8 ) Sono 937 i casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno) (in gran parte tra i bambini) attribuiti alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

9) Sono 17 i casi di tumore maligno tra i bambini con diagnosi da ricovero ospedaliero attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 220 della perizia degli epidemiologi.

10) I periti hanno concluso che l'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione «fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte».

Ripercorriamo alcuni passi della vicenda.

2008 Le analisi di laboratorio (commissionate da PeaceLink) sul pecorino evidenziano concentrazioni di diossina e Pcb tre volte superiori ai limiti di legge.

L'Asl di Taranto ordina l'abbattimento di 1.300 capi di bestiame allevati a ridosso dell'Ilva

2009 Ventimila persone sfilano a Taranto contro l'inquinamento aderendo all'appello lanciato da Altamarea.

2010 PeaceLink e Altamarea evidenziano troppa diossina nelle carni di ovini e caprini. Un'ordinanza della Regione Puglia vieta il consumo del fegato degli ovini e caprini cresciuti in un raggio di 20 chilometri dall'area industriale di Taranto.

2011 Il Fondo Antidiossina Taranto fa analizzare dei mitili. Emergono valori estremamente preoccupanti. L'Asl di Taranto vieta il prelievo e la vendita delle cozze allevate nel primo seno del Mar Piccolo. I mitili presentano concentrazioni di diossina e Pcb superiori ai limiti di legge.

2012 La magistratura mette i sigilli agli impianti più inquinanti dell'Ilva.

Che altro dovevano fare i magistrati?

 

Presidente di Peacelink - www.peacelink.it

com.

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