Sono nuovamente disponibili presso lo sportello elettorale del Comune di Savona i moduli di raccolta firme pro referendum anticasta. Si sono così placate le proteste dei giorni scorsi, quando alcune decine di savonesi, recatisi in Comune per firmare, avevano trovato lo sportello chiuso ed un cartello indicante “moduli momentaneamente esauriti” scatenando il putiferio, qualcuno aveva addirittura ipotizzato un boicottaggio, forse confondendo gli impiegati comunali con i politici i cui privilegi si vorrebbero colpire.
Ma se, anche presso il nostro Comune è riaperta la raccolta firme, promossa dal Comitato Unione Popolare; già sostenitore assieme al IdV del referendum per l’abrogazione del Porcellum, poi bocciato dalla consulta; i dubbi sui referendum anticasta sono ancora molti.
Mentre sul web impazzano mailing list, pagine facebook e forum dove si invitano i cittadini a recarsi a firmare, lamentando il colpevole silenzio degli organi di stampa su questa iniziativa, sembrerebbe sempre più accreditata la voce secondo la quale il referendum sulla parziale abrogazione della legge 1261 del '65 relativa alle indennità per i parlamentari sarebbe una pura e semplice operazione mediatica, forse allo scopo di pubblicizzare il simbolo del comitato promotore in vista delle prossime consultazioni politiche.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza: intanto ci sono due diversi quesiti referendari, promossi da due diversi comitati.
Quello del Unione Popolare, l’unico i cui moduli sono reperibili a Savona e per cui si può firmare entro il 26 luglio, propone la sola eliminazione della diaria, 3.000 euro al mese per ogni parlamentare. Se passasse si otterrebbe un risparmio di circa 40 milioni di euro all’anno, a fronte però di una spesa di 3-400 milioni per lo svolgimento del referendum.
Il quesito promosso dal Comitato del Sole invece prevede l’abolizione di quasi ogni prerogativa e dovrebbe portare ad una riduzione di circa 12.000 euro dello stipendio dei parlamentari, garantendo un risparmio annuo di 136 mlioni di euro.
I membri del Comitato del Sole inoltre si dichiarano semplici cittadini decisi a combattere i privilegi dei parlamentari mentre accusano l’altro comitato di essere un soggetto politico.
Tutte e due le raccolte di firme però sembrano destinate a concludersi con un nulla di fatto, i referendum abrogativi sono infatti regolati dalla legge 352 del 1970 che recita, all’art. 31: “non può essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere…”; all’art. 32: “Salvo il disposto dell'articolo precedente, le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre”; all’art. 28: “le firme devono essere depositate entro tre mesi dalla data apposta sui fogli all’inizio della raccolta” ed infine al art.34: “Nel caso di anticipatoscioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso… I termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno successivo alla data della elezione".
Quindi, il primo giorno possibile per depositare le firme sarebbe gennaio 2013, ma le firme valide sarebbero solo quelle raccolte da ottobre 2012, di conseguenza quelle raccolte finora risulteranno inutilizzabili ed il referendum comunque potrebbe svolgersi soltanto nel 2014.
Come si spiega allora tutta questa mobilitazione. Prima di tutto va ricordato che i comitati promotori hanno diritto a rimborsi elettorali in caso di buon esito del referendum pari a poco più di 50 centesimi per ogni firma valida, quindi almeno 250.000 euro. Nessuno dei due comitati ha dichiarato di voler rinunciare al rimborso anche se sembra che il Comitato del Sole sia interessato a devolverne almeno una parte ad alcune strutture ospedaliere.
C'è poi da considerare il notevole impatto mediatico che stanno avendo in questi giorni i comitati promotori, la visibilità del simbolo e non ultimo il fatto che i comitati stessi si ritroverebbero in mano migliaia di dati sensibili di elettori che, a voler pensar male, potrebbero ritrovarsi inconsapevoli sostenitori di liste civiche o nuovi partiti.