Attualità - 23 luglio 2012, 08:00

G8: le scuse e il pudore

Un camion addobbato con cartelloni sulle violenze del G8 in difesa degli artefici della mattanza: un insulto alla democrazia

Un camion con dei cartelloni enormi, ritraenti le foto degli scontri durante il G8, e una frase che recita "Estintore quale strumento di pace: liberi di fare questo".

E' così che il sindacato di polizia, in un atto oltraggioso verso la verità e le vittime del G8 di Genova, emersa finalmente anche nei tribunali dopo undici anni di depistaggi, false testimonianze e copertura mediatica, difende le forze dell'"ordine", artefici dei massacri, delle torture e dei pestaggi durante il G8 di Genova 2001.

Una repressione organizzata nel dettaglio, compiuta proprio da quelle stesse forze dell'ordine che il sindacato in questione tenta, con quest'atto vergognoso, di difendere.

Tutti ricordiamo le foto degli infiltrati della polizia, armati con bastoni e spranghe di ferro, in posa assieme ai colleghi in divisa, o le interviste, progressivamente sparite da internet, di agenti che mostravano la foto di Mussolini nel portafoglio, o ancora le foto in cui pestavano ragazzi e ragazze inermi. Tutti ricordiamo le immagini della Diaz, mentre le vittime mai dimenticheranno i piantoni che nella caserma di Bolzaneto pestavano e usavano violenza anche sulle ragazze, al grido "Un-due-tre: viva Pinochet"

Una repressione cilena, fascista, alla luce del sole, evidentemente studiata a tavolino, di cui solo pochissimi all'interno delle forze dell'ordine si son vergognati di avervi preso parte, denunciando la verità dei fatti.

Gli altri invece restano impuniti, nascosti dietro ai loro caschi (per far si che non fossero identificati, vigliaccamente). Alcuni furono addirittura promossi, segno dei tempi in cui viviamo.

Eppure, dopo undici anni, ancora c'è chi biecamente tenta di scaricare sui "black block" le proprie colpe: organizzazioni, quelle, che "stranamente" hanno potuto arrivare fin dai paesi confinianti, armati fino ai denti, ed agire indisturbate, mentre i manifestanti greci e francesi furono in massa bloccati alla frontiera (con sospensione del trattato di Schengen ).

Lo stesso giornalista Curzi testimoniò di come le forze dell'ordine fecero agire indisturbate le "frange violente" (4 gatti rispetto al numero delle unità delle forze dell'ordine), per poi lasciarle scappare e caricare il corteo dove c'erano perfino donne e bambini.

Fino all'omicidio, per molti premeditato, di Carlo Giuliani, dopo che gli agenti per tutto il giorno sfogarono la loro sete di violenza sul corteo dei disobbedienti, costretto a difendersi con ogni mezzo, per sopravvivere.

Di fronte a tutto ciò, e senza il "forse", invece di prodigarsi nell'ennesimo tetativo di distrazione mediatica, qualcuno avrebbe solo che da chiedere scusa, abbassare la testa, e farsi un esame di coscienza ... sempre che gli artefici di quella mattanza ne abbiano una...

Matteo Loschi