L’Assemblea Provinciale dell’Udc di Savona ha radunato grande partecipazione di iscritti e simpatizzanti e numerosi interventi (più di 20 orali ed alcuni documenti scritti), segno che il partito provinciale è vivo e vegeto. I lavori sono stati aperti dalla Presidente Onorario, Licia Giorello, cui ha fatto seguito la relazione politica e introduttiva del Segretario Provinciale, Roberto Pizzorno (si allega copia della relazione)
Sono poi intervenuti Salvatore Guerrisi, Lorenzo Ivaldo, Paolo Ghibaudo, Paolo Palmarini, Alfredo Remigio, Giandomenico Bianco, Carlo Cepollina, Giorgio Mallarino, Gianni Birello, Arturo Actis, Franco Zino, Antonio Franzone, Giuseppe Mollica, Nevio Rissone e Marco Giancarlo.
I principali temi trattati sono stati relativi alla politica nazionale (il Governo Monti come scelta necessitata ma temporanea, la crisi dei partiti di massa, l’insopportabilità di ulteriori sacrifici), al partito (necessità di massima trasparenza, rinnovamento, maggiore autonomia, capacità di dare speranza) e alle alleanze possibili (partecipazione al governo e non omologazione delle formule sul territorio)
Ha chiuso i lavori il Presidente Rosavio Bellasio che ha illustrato un documento, poi votato all’unanimità, che rappresenta la posizione ufficiale del Partito Savonese sulla situazione politica nazionale, che verrà inviato agli organi regionali e nazionali.
DOCUMENTO POLITICO
Il comitato provinciale di Savona, alla fine di un confronto politico molto aperto che
si è tenuto nella sede del partito, ha ribadito l’importanza della linea politica
intrapresa dall’Udc di appoggio al Governo Monti, considerato ad oggi l’unica
alternativa credibile e responsabile, sopratutto dal punto di vista internazionale, per
salvare il Paese dalla debolezza economica riscontrata sui mercati e dal default
finanziario dovuto all’alto tasso di debito pubblico accumulato negli anni.
Il Comitato provinciale di Savona è infatti consapevole che qualsiasi azione rivolta a
creare l’instabilità politica e governativa risulterebbe fatale per le sorti economiche
del nostro Paese
Abbiamo ritenuto doverosa la proposta di un Governo di unità nazionale lanciata
dall’UDC già alcuni anni fa, diventata concreta con l’avvento del Governo Monti e
inevitabile per archiviare l’impasse generata dalla mancanza di politiche adeguate
degli esecutivi di Prodi e di Berlusconi che hanno sempre avuto l’obiettivo del facile
tornaconto elettorale più che del bene comune.
E’ altresì necessario, pur nella condizione di grave emergenza in cui versa l’Italia,
attivare al più presto, ed in prospettiva, delle misure che vadano a sostegno del taglio
alla spesa improduttiva, dello sviluppo e della crescita del Paese, ad oggi strozzato
nella morsa della recessione, dalla disoccupazione e dai grandi sacrifici richiesti al
popolo italiano che non possono più perdurare ad oltranza. Da sottolineare che è
necessario revisionare profondamente i canoni su cui si misura il benessere di una
civiltà e di un popolo; non più o non solo sulla crescita del PIL ma sempre più sulla
qualità della vita e dei servizi; della solidarietà tra persone, associazioni e istituzioni;
partecipazione alla vita sociale anche sotto il profilo del volontariato; livello di
giustizia sociale ed economica.
La richiesta più urgente è quella di riportare gli interventi del Governo verso il
rispetto di una maggiore equità nei confronti dei cittadini, raccomandando di evitare
qualsiasi manovra economica aggiuntiva che porti all’incremento della tassazione per
le famiglie e per le imprese, o all’aumento di altri due punti in percentuale dell’IVA
che bloccherebbe ulteriormente i consumi.
In questo momento di così delicato per la vita economica ed amministrativa del
Paese, sentiamo pertanto la necessità di portare il nostro contributo costruttivo per il
futuro del partito, convinti che solo una buona politica, frutto della condivisione e
della partecipazione, possa essere risolutiva dei problemi di un popolo:
1) Il territorio: si richiede l’attenzione alla periferia per quanto concerne il
sostentamento alle sedi aperte e alle attività politiche svolte che sono la linfa
vitale del partito;
2) L’ apertura del partito verso la società civile, verso il mondo
dell’associazionismo e del volontariato per costruire un’area centrale più
grande composta dai laici e cattolici che vogliono un’Italia migliore e diversa.
Questo non significa intraprendere avventure politiche, anche di accoglienza,
rinunciando ai nostri valori e alla nostra identità. Non dobbiamo dimenticare
che nel 2008 abbiamo dato prova di credibilità e di affidabilità agli italiani
puntando proprio sulla identità e rimandando al mittente la proposta di fonderci
a freddo nel Pdl. Costruire una nuova proposta politica che tratti di progetti e di
programmi, più che di alleanze, e che cominci dal proprio simbolo, che proprio
per i giovani deve essere sinonimo di libertà e di democrazia, a rimuovere
tuttavia qualsiasi riferimento ad una concezione leaderistica e verticistica della
sua azione che invece di essere espressione di collegialità.
3) Intraprendere una seria azione di rinnovamento del partito, anche a costo di
individuare nuovi formati che consentano l’accoglienza e nuova partecipazione
soprattutto di giovani e di donne, necessaria per combattere la deriva
populistica e demagogica dell’antipolitica. Continuare nella ferma proposta di
una nuova legge elettorale proporzionale che abbandoni il metodo delle liste
bloccate e reinserisca il voto preferenza, anche di genere, come unico
strumento di selezione e di vicinanza con le esigenze politiche del territorio.
4) Operare nella direzione della spending review: subito il taglio della spesa
improduttiva e di tutte le sovrastrutture istituzionali e le società partecipate o
municipalizzate che hanno avuto il solo scopo di lottizzare gli incarichi e di
generare altra spesa corrente anche a scapito della qualità dei servizi. Giungere
alla soppressione definitiva di tutte le Province, delle Regioni a Statuto
speciale e al dimezzamento del numero dei Parlamentari oltre che
all’accorpamento di talune Regioni
5) Utilizzare queste risorse e vincolarle nel rilancio delle attività produttive e
delle imprese, nella detassazione per chi genera occupazione di giovani e di
donne e nell’abbattimento della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti.
6) Portare la pubblica amministrazione ad una gestione dei servizi pubblici locali
che sia la migliore offerta reperita sul mercato per diminuire tasse e tariffe a
carico dei cittadini.
7) Intervenire nel caso si prolunghi l’emergenza legata ai conti pubblici sui grandi
redditi e sulla tassazione delle rendite finanziarie.
8) Abbattere il debito pubblico per ricondurlo ad una quota non superiore all’80%
del PIL procedendo alla progressiva dismissione del patrimonio pubblico
stimato in un valore complessivo pari al debito pubblico stresso.
9) Sostenere una riformulazione del ruolo delle Istituzioni europee in senso più
politico ed integrativo e meno burocratico e di “longa manus” dei centri di
potere irresponsabili che agiscono al di fuori di ogni controllo democratico
nazionale ed internazionale, per imporre scelte che comportano profonde e
repentine involuzioni del processo di civilizzazione del modello occidentale.
10) Sostenere una riforma del lavoro che vada nella direzione di promuovere
l’occupazione giovanile e femminile attraverso anche lo strumento della
flessibilità in entrata che deve essere mirata alla stabilizzazione
disincentivando la trasformazione di questo strumento in un precariato ad
oltranza; tendano ad una progressiva uniformità di trattamento tra pubblico e
privato, per raggiungere una unica condizione lavorativa nel prossimo
decennio
11) Sostenere con forza il “Piano nazionale sulla famiglia” varato dal Governo
con le risorse necessarie a non farlo diventare la nuova politica degli annunci.
12) Porre un tetto di importo minimo e massimo ai trattamenti pensionistici
pubblici (minimo 1500 massimo 3500) nella logica di garantire una base
dignitosa uguale per tutti, sarà il sistema previdenziale privato a coprire
esigenze retributive integrative.
13) Promuovere una riforma della giustizia che riqualifichi il nostro stato di
diritto. Una delle cause della crisi economica e della mancata ripresa è
determinata anche dalle parzialità, lungaggini e irresponsabilità del sistema
giudiziario italiano, il Ministro Severino ha dichiarato che le disfunzioni del
sistema giustizia costano ogni anno circa 1 miliardo di euro al Paese.
14) Indirizzare politiche di sviluppo che:
a. Limitino nell’edilizia il consumo del territorio ma si volgano alla
riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e dei servizi;
b. Rilancino lo sviluppo industriale sulla base di investimenti maggiormente
volti alla ricerca scientifica e tecnologica;
c. Attuino obbligatoriamente azioni sulla struttura delle tariffe dei servizi
essenziali ai cittadini creando vincoli sulla costruzione delle bollette che
tengano conto anche del numero dei componenti il nucleo familiare in senso
positivo.