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Attualità | 10 luglio 2012, 17:42

Benvenuti nel santuario dei cetacei morti

La Guardia Costiera rinviene una mezza carcassa di capodoglio davanti al porto di Savona. Nel primo pomeriggio alcuni pezzi di grasso e pelle staccatasi dalla carcassa hanno raggiunto le spiagge del prolungamento e delle Fornaci. Nasce una nuova peculiarità turistica: il bagno tra le interiora e le gite in barca per il "Dead Whale Watching"

foto d'archivio

foto d'archivio

Nelle prime ore di questa mattina la sala operativa di questa Capitaneria di Porto riceveva segnalazione, da parte di un concessionario demaniale, circa la presenza a duecento-trecento metri da riva di un oggetto somigliante ad una imbarcazione rovesciata. La motovedetta di soccorso CP 863, giunta pochi minuti dopo sul posto, riferiva trattarsi invece di una carcassa non ben identificabile di cetaceo di circa 7-8 metri, in avanzato stato di decomposizione.

Veniva contattata la Fondazione Cima di Savona, consulente in materia di cetacei per le differenti amministrazioni interessate agli avvistamenti o agli spiaggiamenti di animali appartenenti alle specie protette(oltre alla Guardia costiera anche l’Asl, servizio veterinario, e il Corpo Forestale dello Stato, servizio CITES, che si occupa a livello nazionale di tutto quello che riguarda le specie protette e a rischio di estinzione).

La (immancabile, ndr) Fondazione CIMA inviava in zona un proprio ricercatore che da bordo del gommone GC B38 della Capitaneria di Savona identificava nella carcassa i resti - cranio e parte anteriore - di un capodoglio di più di dieci metri, in decomposizione da almeno un mese; la presenza sulla carcassa di pescato demersale (scampi e naselli) non decomposto ha fatto pensare ad un possibile recupero accidentale della medesima da parte di reti a strascico.

In contatto con l’Autorità portuale di Savona veniva tentato il recupero della carcassa con l’impiego dei mezzi della società Savona Port Service e del gruppo ormeggiatori, ma il recupero meccanico della stessa risultava impossibile.

A questo punto, trattandosi di carcassa insalubre e particolarmente maleodorante, al fine di evitarne lo spiaggiamento su zone frequentate da bagnanti o il suo ingresso all’interno del porto, si provvedeva ad agganciarla con i mezzi di bordo della motobarca Econord, che si occupa della pulizia degli specchi acquei portuali, e a trainarla all’esterno della zona alti fondali, in modo da favorirne la naturale decomposizione all’interno della scogliera presente alla radice della diga foranea, lontano da presenze umane.

Nel primo pomeriggio alcuni pezzi di grasso e pelle staccatasi dalla carcassa raggiungevano comunque le spiagge del prolungamento e delle fornaci, creando qualche allarme tra i bagnanti e i gestori degli stabilimenti balneari; i mezzi nautici e le squadre operative della Capitaneria di Savona, con l’ausilio anche della motovedetta CC 614 della locale squadra nautica dei Carabinieri si recavano in zona, unitamente al personale della Fondazione CIMA, spiegando ai numerosi presenti quanto era accaduto fin dal primo mattino e recuperando i resti spiaggiati del cetaceo per il successivo smaltimento."

 

Proposta: ma portarla al largo e farla saltare come fanno nel mondo?

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