Il 5 luglio 2012 prossimo verrà discusso dinanzi alla Corte di Appello dell’Aquila il ricorso che il Giudice Luigi Tosti ha proposto contro la condanna ad un anno di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici che gli è stata inflitta, nel 2008, dopo essersi rifiutato di tenere le udienze sotto l’imposizione del crocifisso cattolico. Il rifiuto è scaturito dalla circostanza che l’esposizione obbligatoria nei tribunali statali italiani di un simbolo confessionale viola non solo l’obbligo dello Stato Italiano – e quindi dei giudici – di amministrare la giustizia in modo visibilmente imparziale e neutrale, ma anche il diritto di libertà religiosa delle persone che, per ragioni di lavoro o di giustizia, sono obbligate a lavorare e/o frequentare gli uffici giudiziari.
Il Giudice Luigi Tosti è un cittadino italiano che, dopo aver superato un concorso pubblico, ha accettato di lavorare non in un tribunale ecclesiastico o della Santa Inquisizione, alle dipendenze del Vaticano, ma alle dipendenze del Ministero di Giustizia di una Repubblica “laica” e, quindi, in tribunali che non possono imporre né ai dipendenti né ai cittadini l’obbligo di condividere atti di manifestazioni di libertà religiosa né connotazioni religiose partigiane dell’attività giurisdizionale espletata. La Costituzione recita infatti che “la giustizia è amministrata in nome del popolo -e non in nome del dio dei cattolici- e che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”, davanti alla quale tutti i cittadini “sono eguali, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
"Trovo scandaloso e anticostituzionale che il Giudice Tosti debba subire un altro processo - ha dichiarato Margherita Hack - la sua vicenda ha dell'incredibile. Non è ammissibile che il dr.Tosti debba subire tutto questo per aver espresso la sua opinione. Siamo una Nazione laica e non abbiamo una religione di Stato!"
Democrazia Atea esprime pieno sostegno al Giudice Luigi Tosti nella sua e nostra battaglia per una società più civile, più democratica e più laica