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Eventi | 22 giugno 2012, 17:18

Dall’antichità al Medioevo, si torna a giocare alla “petteia” con le regole di Albenga

III Edizione del Palio dei Rioni di Albenga, giovedì 19, venerdì 20, sabato 21 e domenica 22 luglio

Coppia di pedine e copia di dadi in osso della tomba 26 della necropoli sud di Albenga. Seconda metà I sec.

Coppia di pedine e copia di dadi in osso della tomba 26 della necropoli sud di Albenga. Seconda metà I sec.

La pianta di Albenga ricalca la disposizione di un accampamento romano, completo di cardo e decumano, cosicché quando passeggiate in via Medaglie d'Oro o in via d'Aste, state ripercorrendo i passi dei legionari romani o dei balestrieri medioevali che correvano alle mura a difesa della città.

Fra i ricchi corredi rinvenuti nelle tombe romane lungo l'antica via Aurelia Julia Augusta ad Albenga (interessante passeggiata), figurano pedine vitree degli antichi giochi di scacchiera Greci e Romani, chiamati “petteia” e “latruncula”.

Potete ammirare pedine e scacchiera al museo di Palazzo Oddo, nell'allestimento museale curato dalla Soprintendenza ai beni culturali.

Fra gli studiosi, la ricerca è continua. Bell e Kowalski ed Ulrich Schädler, Direttore del Museo Svizzero del Gioco ed archeologo, hanno potuto stabilire regole "congetturali" (reinventate cioè esaminando reperti e testi greci e romani). Si trovano riferimenti in Ovidio, Erodoto, Ammiano Marcellino (330-391 d.C), Macrobio, Platone e soprattutto in Marco Valerio Marziale (40-102 d.C) negli Epigrammi: "Da un lato il dado mi dà due volte il punto sei, dall'altro la pedina è perduta per i suoi due nemici".

L'antico gioco ripeteva le famose strategie di combattimento degli opliti greci ma, soprattutto della "formazione della legione romana", basata sullo stretto contatto fra i fanti, cosa che non lasciava spazio ai nemici per un'aggressione da più lati. (tenetelo presente nel gioco: la pedina che si trova due avversari su lati opposti, dovunque e comunque, è perduta. Così pure quella che viene portata
volontariamente tra due nemici).

"Varo, Varo, rendimi le mie legioni" si lamenta Augusto. Nella selva di Teutoburgo. Attirati da un tranello di Arminio su uno stretto sentiero tra gli alberi, i Romani non possono schierarsi in formazione. Assaliti da ogni lato dai nemici, vengono massacrati.

Ecco quindi la prima regola di presa, per cui se una pedina si trova circondata da due lati, (i due
nemici dell'epigramma di Marziale), è catturata e viene semplicemente tolta dalla scacchiera.
La scacchiera museale d'Albenga porta incisi, in 25 caselle su 64, segni di direzione che costringevano le pedine a movimenti obbligati. Nelle caselle senza segni le pedine muovono in tutte le direzioni (come la regina degli scacchi); il movimento diagonale, rende il gioco estremamente più insidioso ed interessante.

Tra i pezzi esposti al museo di Palazzo Oddo, spicca un esago bizantino di Toedoro éparcos di Costantinopoli (praefectus urbis con funzioni di magistrato monetario) tra il 522 ed il 523 sotto Giustino. Gli esagi in vetro sono documentati nel periodo bizantino da Giustino a Giustiniano; la loro emissione cessò con la conquista araba dell’Egitto (641-643), continuando successivamente sotto gli Arabi.

Il peso dell’esagio di Albenga corrisponde all’incirca a mezzo solidus.

La “petteia” di Albenga testimonia dell’antichità di un gioco che, dall’impero romano a quello bizantino, si è giocata a lungo anche durante il Medioevo.

Oggi, grazie caparbietà del suo appassionato estimatore, Mario Di Ubaldo, e con regole del tutto originali, pur se basate sugli studi e le ricerche note, la “petteia” non solo si torna a giocare, ma diviene anche uno dei quattro giochi in cui si articola il Palio dei Rioni di Albenga.

Giovedì 19 luglio 2012 con inizio alle ore 22,30 in piazza del Popolo si giocherà la partita inaugurale con pedine viventi. Due schiere di otto cavalieri in arme, riporteranno sulla grande “petteia” le mosse del marchese di Savoia e del Podestà di Albenga.

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