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Eventi | 26 maggio 2012, 12:59

Presentazione - concerto del nuovo cd di "A Brigà": oggi alla Ubik

Ore 18.00, "Artemisia, le alpi del mare"

Presentazione - concerto del nuovo cd di "A Brigà": oggi alla Ubik

Formazione A Brigà

Marta Giardina voce

Luca Pesenti violino e mandolino

Elena Duce Virtù contrabbasso

Alex Raso chitarra


Alcuni ospiti importanti del nuovo CD: ospiti presi dal panorama folk nazionale come Franco Guglielmetti alle fisarmoniche, Matteo Dorigo e Walter Rizzo alla ghironda, Salvatore Coco alla voce, Loris Lombardo alle percussioni.



NUOVO CD ARTEMISIA, LE ALPI DEL MARE. di A BRIGÀ


Appennino e Alpi Liguri sono il luogo d’incontro tra le alte vette e il Mediterraneo. Gli appennini sfumano così dolcemente nelle Alpi, che la principale catena montuosa europea non sa dove iniziare. Allora comincia tre volte. Una prima volta all’estremo levante della provincia di Savona: per i geologi le Alpi iniziano con i calcari dolomitici del monte Gazzo sopra Sestri etto cd a brigàPonente. Per i botanici le Alpi partono all’altro capo della provincia, dal Monte Carmo, i cui fiori rari raccontano la stessa storia di ghiaccio e neve dei fiori alpini. Per i geografi, invece, chissà perché, le Alpi iniziano proprio nel cuore della provincia di Savona, al Colle di Cadibona, da cui inizia la tiritera per ricordarsi i settori dell’arco teso fra Liguria e Slovenia: “Ma con gran pena le recano giù” (detto ampiamente usato in passato per insegnare la partizione delle Alpi italiane ai bambini. Letteralmente, il MA designa le Alpi Marittime, il CO le Alpi Cozie, il GRA le Alpi Graie, PE per le Alpi Pennine, LE significa Alpi Lepontine, RE Alpi Retiche, CA Alpi Carniche e GIU Alpi Giulie). E le Liguri? Ultime arrivate dell’arco alpino, nate da una divisione interna delle Marittime, sono guardate con sospetto dai piemontesi, che non si fanno una ragione del fatto che montagne quasi per intero in Piemonte si chiamino “liguri” e coccolate dai liguri, gente strana, cresciuta tra l’orizzontale delle onde e la verticale delle alture a picco. Ma per ora hanno vinto i geografi: dal Colle di Cadibona al Colle di Tenda stanno stese al sole le Alpi Liguri, una splendida anomalia toponomastica, fatta di paesi, pascoli e pallido calcare.

L’euroregione delle Alpi del Mare nasce nel cuore dell´Europa meridionale, tra l’arco alpino e il Mar Mediterraneo; il territorio raggruppa aree vicine da un punto di vista geografico, culturale, storico e economico.

Nel libro “I popoli della lingua D’oc”, Pier Domenico Brizio esprime con grande sintesi e sensibilità il concetto d’incontro tra queste realtà: “Il superamento della catena alpina è stato necessario fin dai tempi più antichi perché le montagne, nonostante contrastanti opinioni, uniscono i popoli anziché dividerli”.

Pastori, mercanti, pellegrini hanno cercato di cucire, con mulattiere e sentieri, le terre ai piedi delle Alpi; nei secoli trascorsi fu dato il nome di “strade del sale” o “strade delle acciughe” a questi percorsi obbligati lungo i quali il sale marino, prodotto nelle saline di Hyères e della Camargue valicava le montagne partendo dalla Liguria e dalla Costa Azzurra per arrivare attraverso le valli alla pianura cuneese e oltre, su su fino alla Svizzera dove ancora oggi si trovano indizi toponomastici della presenza Ligure.

A Brigà ripercorre nel progetto “Artemisia, le alpi del mare” queste strade e le loro tradizioni alla ricerca di ritmi antichi e perduti, rivisitando e arricchendo con composizioni strumentali originali il repertorio composto da canti narrativi, numerativi, rituali e ninnananne. Percorriamo la Val Bormida alla ricerca del canto delle uova, risaliamo la Val Roya a cavalcioni fra Italia e Francia, poi lungo l’antica Strada Marenca alla scoperta della terra brigasca e del suo dialetto che profuma di mare e di alpeggio, di Provenza, Piemonte e Liguria: una terra mitenca, dove persone, parole, idee e accenti si incontrano da secoli. Ci incamminiamo per la ripida Val Nervia con Baiardo, Apricale o il vicino paese di Ceriana, per incantarci ascoltando cori ancora oggi testimoni di una tradizione secolare.

A Brigà rispetta le tradizioni, per questo le interpreta, perché, come dicono gli antropologi Clemente e Mugnaini «la tradizione non è un prodotto del passato, ma una riappropriazione selettiva di una porzione di esso, una filiazione inversa». Così ciascuno dei brani raccolti nel CD, A Brigà lo ha rivestito con il suo inconfondibile sound, contaminato dalle esperienze musicali dei singoli componenti (jazz, swing, irish, gipsy). Per la scelta dei brani ci siamo avvalsi delle ricerche di alcuni etnomusicologi e, in misura minore, di interviste svolte da noi, che ci hanno permesso in molti casi di stabilire un legame con gli abitanti delle valli che abbiamo percorso. Fondamentali sono state le registrazioni di Giorgio Nataletti e Paul Collaer (1962, 1965,1966), le registrazioni di Edward Neill gentilmente concesse dalla Fondazione De Ferrari, le raccolte di canti narrativi e canti da strada liguri di Mauro Balma e le registrazioni effettuate tra il 1953 e il 1954 da Alan Lomax a Bajardo e a Imperia, unite alle testimonianze lasciate nel suo libro “L’anno più felice della mia vita. Un viaggio in Italia”. Alcuni libri sono poi stati fondamentali, come “I canti popolari del Piemonte” raccolti alla fine dell’800 da Costantino Nigra e “I canti popolari italiani” di Roberto Leydi.


ESPERIENZE IMPORTANTI E RECENSIONI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI

Nel 2009 esce “Sul tempo (on the beat)” il primo Cd, che raccoglie alcune fra le più note canzoni popolari italiane rivisitate, riarrangiate e arricchite da composizioni originali, sempre nel rispetto degli stilemi tipici della danza e del repertorio del “Bal-Folk”. Il cd vanta la collaborazione di alcuni fra i più importanti musicisti del panorama folk-jazz-pop italiano e non solo: Marco Fadda, Fernando Oyaguez (Felpeyu), Edmondo Romano, Dino Cerruti, Matteo Dolla, Zibba. Il cd riceve ottime recensioni da parte della stampa musicale europea FolkBullettin (Italia), Les Canard Folk (Belgio), Froots, TradMagazine (Francia), FolkEnLaRed (Spagna), etc.

La rivista TradMagazine francese assegna il Bravò (grammy della musica folk) a “Sul tempo (onthe beat)” come migliore disco del bimestre luglio-agosto 2009. Nel 2010 A Brigà viene scelta, come unico gruppo rappresentante l’Italia, dal produttore e regista televisivo francese Paul Rognoni (Mareterraniu production) per una puntata dell’edizione 2010 del programma “Mezzo Voce”: programma di FC3 dedicato ai gruppi più interessanti del Mediterraneo. Inoltre 2 tournée in Francia e la presenza ad importanti festival nazionali.



BRANI DEL NUOVO CD ARTEMISIA, LE ALPI DEL MARE.


ARTEMISIA (trad. arr. A Brigà)

VALZER DI ARTEMISIA (L. Pesenti)

Per la scelta del brano abbiamo attinto dalle registrazioni effettuate da Giorgio Nataletti nel 62, 65 e 66 (affiancato nell’ultima parte della ricerca da Paul Collaer), condotte in Liguria di Ponente per conto del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare. La ricerca la troviamo raccolta per Squi(libri) Editori in “Musiche tradizionali del Ponente Ligure. Le registrazioni di Giorgio Nataletti e Collaer (1962, 1965, 1966), a cura di M. Balma e G. d’Angiolini”. Il canto è stato raccolto a Pigna, comune in provincia di Imperia situato nella parte montana dell’Alta Val Nervia. Abbiamo voluto vestire i difficili gusti di Artemisia con un valzer ampére, in 5 tempi.


CANTO DELLE UOVA (trad. D. Baglietto arr. A. Brigà)

POLKA DELLE UOVA (L. Pesenti)

Il canto delle uova appartiene alle cerimonie primaverili di propiziazione del raccolto. Questa manifestazione arcaica nasce nell’ambito delle civiltà agricole e presenta analogie con i “maggi” e le “befanate” di cui mantiene i momenti tipici: saluto, richiesta di compenso, formule augurali di fertilità, prosperità e salute, per terminare con un ringraziamento o -in caso di offerta rifiutata- una maledizione.

Il cristianesimo, pur non cambiando la dimensione rituale d’apertura di stagione, ricolloca l’esecuzione del canto nel periodo quaresimale. La particolare richiesta alimentare si spiega con il valore beneaugurante dell’uovo, simbolo di fertilità; la consuetudine è rimasta invariata anche se oggi le offerte in denaro superano quelle alimentari. In Liguria la tradizione attecchisce, grazie alla permeabilità con il vicino Piemonte, nell’entroterra savonese che, dopo un periodo d’abbandono, la riprende agli inizi degli anni 80 nel sassellese (Ass. Amici del Sassello) e in numerose località della val Bormida. Noi ne abbiamo rivisitato una versione (usandone poi una strofa per introdurre il brano, gentilmente concesso dall’etichetta Nota) dei cantori di Mallare e Montefreddo registrata a Carcare nell’82 da Mauro Balma (Mauro Balma, “Liguria: canti di strada”, Nota); abbiamo inoltre avuto il piacere di conoscere ed intervistare Remo Siri e Stefano Siri della squadra di Carcare, anch’essi presenti nella versione della squadra di Mallare e Montefreddo rispettivamente alla Tromba e Sax. In coda al brano abbiamo inserito alcuni passaggi dell’intervista. Ad accompagnare i cantori, come da tradizione, una fisarmonica, per noi suonata da Franco Guglielmetti.


EMMA (testo trad. musica L. Pesenti).

Costantino Nigra la raccoglie con il titolo La madre resuscitata (Nigra 39). Emma, in fin di vita, raccomanda al marito di prendersi cura dei suoi tre figli. Questi, dopo due mesi dalla morte della moglie, si innamora di una donna crudele che maltratta i bambini. I figli vanno a piangere i loro tormenti sulla tomba della madre che resuscita per nutrirli. Il padre rincasando trova Emma, ma…preferisce discutere con lei “nel mondo di là”.

Nelle versioni provenzali e francesi i bambini, maltrattati dalla matrigna, vanno al cimitero a trovare la madre sepolta e incontrano Gesù, San Pietro o San Giovanni che fanno il miracolo di risuscitare la madre affinché vada a nutrirli.

Al termine della traccia abbiamo inserito l’ultima strofa della registrazione eseguita da Mauro Balma a Mallare (SV) il 30/11/1980, di un coro di voci maschili non specificate, gentilmente concessa dall’etichetta Nota (Mauro Balma, “Liguria: canti narrativi”, Nota).


ED OR N’È CHIUSA LA PORTA E LA PERSIANA

(trad. arr. L. Pesenti , E. Virtù).

Un amore onesto e disinteressato che presenta tutti i presupposti per una tragedia annunciata a causa dell’impossibilità del suo unico scopo- l’amore.

Un intenso arrangiamento per voce, violino e contrabbasso seguendo la versione raccolta da Mauro Balma a Ceriana (IM) il 22/01/89 e cantata da Angela Lupi (Mauro Balma, “Liguria: canti narrativi”, Nota). Un altro interessante spunto, il recente arrangiamento di Roberta Alloisio nell’album Janua (2011).


VA LALLA PIA Va lalla Pia (L. Pesenti) - L’addestramento del panda (D. Baglietto-F. Fugassa)

Un rito propiziatorio per il buon esito di una battaglia finita male, ma con onore, per il valoroso guerriero; proprio come l’ultimo incoraggiamento al capezzale di una vecchia zia che ha vissuto onesta e generosa la vita, talvolta faticosa e mesta. Il gioco di parole tra il termine Valhalla, nella mitologia norrena “la sala dei morti in battaglia”, e l’assonanza con la pronuncia nel dialetto ligure dove “lalla” è il termine per indicare la “zia” costituiscono la cornice “dada” di questo potente strumentale.


TRE SOLDATIN (trad. arr. A Brigà)

DANZA DEI SOLDATINI (L. Pesenti).

Questa canzone la troviamo con il nome di Tamburino (Nigra 73) sparsa tra nord Italia, Francia e Catalogna.

Un soldatino tornato dalla guerra incontra lo sguardo della figlia del Re alla finestra, chiede la mano della bella al padre il quale in tutta risposta lo minaccia di morte per la sfacciataggine, salvo poi cambiare idea scoprendo di avere di fronte a sé il figlio del Re d’Inghilterra. Ma ormai è troppo tardi, il soldatino è certo: ne troverà “di più belle”.

In questa versione imperiese, contrariamente a come compare nel testo della versione del Tamburino (Nigra 73), alla richiesta della mano della figlia del Re, il sovrano minaccia immediatamente di fucilare il soldatino senza domandargli quali siano le sue ricchezze.

In alcune trascrizioni piemontesi il tamburino è cambiato in sarto; in luogo delle ricchezze del tamburino- tamburo e bacchette, troviamo quelle del sarto- ferro da stiro e forbici.

Nel finale della traccia abbiamo inserito una strofa della versione del disco cantata da Luisa Conte di Soldano gentilmente concessa dalla Fondazione De Ferrari registrata da Edward Neill (Edward Neill, Tradizioni popolari dell’imperiese; Cassa di Risparmio di Genova ed Imperia).


LA FONTANELLA

(testo trad. adattamento L. Pesenti, musica e arr. L. Pesenti).

La Fontanella o La bevanda sonnifera (Nigra 77) è una canzone popolarissima in tutt’Italia. La prima trascrizione compare nel 1857 tradotta dal dialetto milanese da Giulio Ricordi e Leopoldo Pullé; ne segue una veronese più completa nel 1863 di Ettore Scipione Righi nel Saggio Canti popolari veronesi. Di seguito troviamo versioni da altre parti d’Italia: veneta (Widter e Wolf); comasca (Bolza); monferrina e varie emiliane (Ferraro); chietina (Casetti e Imbriani).

Secondo le ricerche di Francis James Child raccolte nelle Child Ballads la canzone si collegherebbe con una serie di canti anglo-scozzesi, scandinavi e tedeschi e con un’antica leggenda dove si trovano tracce nel Dolopathos (fine del XII sec), nelle Gesta Romanorum (1340) e nella novella del Pecorone (fine del XIV sec.) immortalata da Shakespeare. Noi ne abbiamo arrangiato una versione raccolta da Alan Lomax e Diego Carpitella il 10 ottobre del ‘54 a Bajardo (Alan Lomax, “Italian Treasury: Liguria-Baiardo and Imperia”, Rounder Records).

Una ragazza, mandata di buon mattino dalla madre ad attingere acqua alla fonte, incontra un cavaliere che le offre del denaro in cambio d’una notte d’amore. La ragazza consulta la madre che le consiglia di accettare ma di ingannare il cavaliere con lo stratagemma della “bevanda sonnifera”.


MORETTO

(trad. arr. A. Raso e musica L. Pesenti , A. Raso)

Canto della tradizione popolare italiana del quale troviamo varianti in ogni regione. Molto diffuso nel nord Italia dove troviamo versioni che mutano notevolmente tra il lirico, lo scherzoso e l’irriverente. In ogni versione il protagonista maschile è Moretto mentre la protagonista femminile porta talvolta il nome di Rosina, talvolta quello di Ninetta. In una versione raccolta in Toscana, la strofa finale diventa: “Baciarti conviene, sposarti non so”. A Brigà ha rivisitato la versione registrata da Mauro Balma (Mauro Balma, “Liguria: canti narrativi”, Nota) inserendo, al termine della traccia, una strofa gentilmente concessa dall’etichetta.


SCOTTISCHE DEL BRUCO - SCOTTICHE DELLA FOGLIA (L. Pesenti).

Ipnotico e mistico set di scottish, danza tradizionale di coppia, di composizione del violinista Luca Pesenti.


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