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CGIL Informa | 06 maggio 2012, 16:47

Il sindacato litiga sulla FAC

La Uilcem replica alle affermazioni a mezzo stampa di Berruti della Filctem e definisce la liquidazione dell'azienda albissolese una porcata: "Pretendere che il Fallimento della Fac sia la salvezza dei lavoratori, è per definizione un’eresia ( per non dire altro )"

Il sindacato litiga sulla FAC

Per prima cosa voglio ricordare a Berruti, segretario generale della Filctem, che in Fac non è in scena una commedia recitante ma un dramma sociale, dove i lavoratori sono senza lavoro e stanno lottando per avere una prospettiva. Per questa ragione sarebbe necessario attivare il rispetto dovuto con senso di responsabilità.

Comunque, per chiarire ulteriormente la posizione della Uilcem e della sua coerente linearità ricordo:

  1. Abbiamo definito la liquidazione della Fac come UNA PORCATA, perché si affidava al liquidatore la missione di vendere ogni bene dell’azienda, senza la possibilità di produrre, lasciando i lavoratori per strada.

  2. L’assemblea dei lavoratori che ha fatto seguito, ha deciso su nostra indicazione, di impedire questa missione non facendo uscire dalla fabbrica nemmeno un bullone.

  3. A questa decisione ha fatto seguito l’assemblea permanente, determinata dalla decisa volontà dei lavoratori che a tutt’oggi presidiano la stabilimento.

  4. In ordine sparso abbiamo attivato i rispettivi legali per richiedere, attraverso l’ingiunzione le somme arretrate spettanti ad ogni singolo lavoratore.

Abbiamo tutelato unitariamente i lavoratori sui diritti economici pregressi e abbiamo contrastato l’azione messa in campo dall’azienda.

Ma la tutela, non si ferma a rivendicare i diritti pregressi dei lavoratori, bensì deve porsi un obiettivo di prospettiva occupazionale. La Uilcem e il suo segretario generale, ha sempre posto ( discutibile in OCV ma non per sua responsabilità ) con coerenza al primo posto la difesa del lavoro come risposta, appunto ai bisogni dei lavoratori.

Pretendere che il Fallimento della Fac sia la salvezza dei lavoratori, è per definizione un’eresia ( per non dire altro ).

Oggi siamo in una fase nuova, dove il liquidatore propone un percorso che prevede la nascita di una New. Co. accompagnata da un piano industriale, senza il fardello dei debiti pregressi, quindi, separata dalla vecchia società, finalizzata a nuovi acquirenti interessati al rilancio dell’azienda. Vi è un fatto nuovo nella missione del liquidatore: non più di mera liquidazione dei beni, ma la possibilità della ripresa produttiva ed occupazionale di quei lavoratori che giustamente attendono lottando di riprendere a lavorare.

La nostra posizione è molto chiara e coerente.

Non siamo incalliti sul fallimento perché siamo disperatamente interessati a ricercare una soluzione ai problemi dei lavoratori, perché siamo consapevoli che la valle della miseria a cui è arrivata la nostra Provincia, non è più in grado di dare risposte occupazionali. La difesa della prospettiva della fabbrica di Albisola è per noi un baluardo, che non si difende con le semplificazioni. Non confondiamo i mezzi ( liquidazione o fallimento) con il fine . Crediamo che l’unico obiettivo dei lavoratori e della comunità di Albisola sia quello di garantire la prospettiva di questa fabbrica e dei posti di lavoro ed è bene che le maestranze continuino a lottare fino a quando non lo avranno raggiunto. Per questo intendiamo verificare la proposta del liquidatore, valutarne la concreta e congrua fattibilità e dare il giudizio sul del merito della proposta . Se altri hanno certezze che con e dopo il fallimento sarà raggiunto l’obiettivo di salvezza della fabbrica e di tutti i posti di lavoro, indichino a noi, ai lavoratori e a tutti gli Albisolesi, chi sono i soggetti interessati e noi ne prenderemo piacevolmente atto sostenendoli in ogni sede. Se così non è, credo che il compito di un gruppo dirigente responsabile non sia quello di alimentare fuorvianti polemiche e divisioni, o peggio spingere nel burrone i lavoratori, ma quello di verificare sul campo e nel merito le possibili soluzioni.



Segretario Uilcem G. Congiu

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