Dopo 17 anni di amore e vita condivisa, ieri Ermanno e Davide hanno detto il loro si nella sala del Bernini di Villa Cambiaso a Savona.
La messa è stata celebrata da Madre Maria Vittoria Longhitano, presbitera della Comunione Anglicana, una religione cristiana che non discrimina, neppure le donne.
Alla cerimonia erano presenti più di un centinaio di persone, amici della coppia, famiglie con bambini testimonianza della serena vita sociale che i due coniugi savonesi conducono, una vita normale, una famiglia normale, una normalità che non ha visto alcuno, neppure i bambini presenti, stranirsi perche i coniugi fossero dello stesso sesso.
Purtroppo però come Manuel e Francesco, anche Ermanno e Davide non potranno godere dei diritti fondamentali che all’estero sono riconosciuti per qualunque coppia, si perche siamo in Italia, paese altamente discriminatorio nei confronti delle coppie dello stesso sesso, un paese che non solo discrimina, ma alimenta l’omofobia, un paese che lascia la possibilità alla chiesa cattolica di giudicare, decidere e spesso insultare le coppie dello stesso sesso, in base ai suoi medioevali insegnamenti, un paese che non vuole legiferare in materia, malgrado i ripetuti richiami dell’UE e la recente sentenza della cassazione che ha riconosciuto che anche le coppie gay hanno diritto ad essere riconosciute e poter formare una famiglia come tutte le altre.
Un paese l’Italia che lascia senza diritti fondamentali quasi 7 milioni di cittadini contribuenti, oltre alle coppie legalmente sposate all’estero, che quando vengono a vivere nel nostro paese perdono immediatamente i loro diritti, appena oltrepassano il confine.
Negli stati membri dell’UE, malgrado molti di questi non avessero nella loro costituzione la possibilità di applicare i diritti anche alle coppie dello stesso sesso, diritti sanciti dalla costituzione Europea, i governi si sono da anni adeguati legiferando in materia.
L’Italia invece come in tutte le cose vuole essere il fanalino di coda, un po’ la pecora nera della democrazia, perché l’Italia non avrebbe necessità di legiferare, la nostra costituzione, una delle più moderne e complete al mondo, prevede già nell’articolo 29 della questa possibilità, ma il nostro governo, anziché provvedere all’applicazione per tutti dell’articolo 29, è riuscito paradossalmete a metterlo in discussione senza legiferare né portare in parlamento una proposta di legge civile, le poche portate, tutte arenate, erano sorte di contratti per persone di serie B.
Ci auguriamo che al più presto la nostra classe politica possa portare il nostro paese, in materia di diritti, nelle condizioni in cui vivono tutti i paesi civili e democratici dell’Unione Europea di cui anche l’Italia fa parte, anche se da 20 anni è in’adempiente.
Francesco Zanardi
Portavoce Movimento Nazionale Gay Italiani