“Forse non tutti hanno realmente capito la situazione di crisi del lavoro a cui stiamo andando incontro. Forse non tutti hanno capito che è il momento davvero di scendere in piazza. E che piccoli imprenditori dovrebbero camminare al fianco degli operai, ma anche degli impiegati. Ma il segnale che stiamo dando è forte”. Nelle parole di Giovanni Mazziotta, della Uilm, il riassunto della manifestazione di questa mattina, con lo sciopero delle tute blu e un corteo che da piazza Stallani, a Cairo, ha percorso via Roma per fermarsi di fronte al Municipio.
Una manifestazione che aveva due anime, due obiettivi. Il primo, quello di protestare contro una riforma del lavoro che dai megafoni in piazza Stallani, Alberto Lazzari, segretario generale della Cgil-Fiom provinciale, ha riassunto così: “Il problema in questo Paese è che c’è poco lavoro, che da anni i governi non fanno più una politica industriale, non sostengono le imprese. Per questo ci aspettavamo una riforma che mettesse in campo misure di sviluppo. Ed invece ci dicono che il problema è l’articolo 18, la libertà di licenziare, ed invece riducono la mobilità e la cassa integrazione straordinaria. Colpendo chi lavora, chi produce, chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo”.
Il secondo obiettivo era, poi, porre l’accento sulla Val Bormida, che, come ha sottolineato Giovanni Mazziotta, “in questo comparto è sempre stata sorgente di lavoro, per tutta la provincia e per il Basso Piemonte, e che ora è in ginocchio, con 300 posti di lavoro in meno nell’ultimo anno e la prospettiva di perderne a breve altrettanti”.
Una Val Bormida che, nell’applaudito intervento del sindaco di Cairo, Fulvio Briano, “paga scelte prese altrove: nella nostra provincia non si può solo pensare di aprire dei centri commerciali. Se non c’è lavoro la gente non ha soldi, l’economia non gira, i centri commerciali rimangono vuoti. E in Val Bormida non c’è spazio per centri commerciali, ma c’è la storia di un tessuto industriale, fatto anche da piccole e medie imprese oltre che da realtà di spessore, che deve essere sostenuto”.
L’altro rovescio della medaglia è, però, che con questi presupposti, con un comparto che vede 1500 posti di lavoro solo in Val Bormida, c’era da aspettarsi un oceano di bandiere occupare il centro storico. Ed invece l’adesione è stata di 150 lavoratori. Riflette, allora Mazziotta: “Forse gli stessi lavoratori non si rendono conto che siamo ad un punto di non ritorno. Che non si deve fare distinzione tra operai, impiegati, piccoli imprenditori, perché ora tutti sono a rischio. La manifestazione di oggi, contando anche l’ostruzionismo di certe aziende, silenzioso ma pesante, è comunque un segnale forte”. E conclude: “La crisi è innegabile, e dal Governo ci saremmo aspettati risposte ben più incisive e di altro genere, ma è evidente che c’è anche chi ne sta approfittando, chi gioca sporco”.
Manifestazione riuscita totalmente, invece, per Andrea Pasa, della Fiom: “Il comparto è di 1500 occupati, ma contando le aziende che hanno aderito allo sciopero, la presenza è rilevante e diventa ancora più importante perché da 25 anni non succedeva a Cairo. E’ stato un successo per vari motivi: è stata una manifestazione unitaria dopo anni di lacerazioni tra le confederazioni sindacali; l’intervento del sindaco conferma che c’è convergenza anche da parte delle istituzioni locali; abbiamo comunque dato visibilità ad una situazione valbormidese che deve essere affrontata con froza e determinazione, auspichiamo già il 2 maggio, nel secondo tavolo di confronto sulla crisi della provincia di Savona al Ministero dello Sviluppo”.