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Attualità | 17 aprile 2012, 16:13

Liguria, tasso d’affollamento record nelle carceri regionali: 168%

Liguria, tasso d’affollamento record nelle carceri regionali: 168%

“I dati diffusi oggi dall’Associazione Antigone confermano un allarme che ormai da anni denunziamo con cadenza pressochè quotidiana: il tasso di sovraffollamento penitenziario della Liguria è pari al 168%, il terzo più alto in Italia dopo la Puglia e la Lombardia. Oggi abbiamo in Regione più di ottocento persone detenute in più rispetto alla capienza regolamentare di mille posti letto, quasi il 50% dei ristretti in attesa di un giudizio e 400 Agenti di Polizia Penitenziaria in meno negli organici del Corpo. Non solo: 845 sono le persone che, in Liguria, creano formalmente il ‘carcere invisibile’ delle misure alternative e di sicurezza e di altre misure sostitutive della detenzione. E se fosse per la legge sulla detenzione domiciliare, che pure introduce parametri assai rigidi per avvalersene, e la recente legge del Governo, che limita la detenzione in carcere prima dell’udienza di convalida a casi eccezionali, oggi avremmo nelle carceri liguri più di 2mila detenuti. E’ quindi del tutto evidente che le tensioni in carcere restano costanti ed aggravano le già difficili condizioni di lavoro delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Servono dunque altri concreti ed urgenti interventi per deflazionare le carceri italiane.”

Lo dichiara Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando i dati delle presenze nelle carceri liguri diffusi oggi dall’Associazione Antigone.

La situazione penitenziaria è e resta allarmante ed è davvero ora di ripensare organicamente il sistema dell’esecuzione penale in Italia. E’ del tutto evidente che scontare la pena fuori dal carcere, per coloro che hanno commesso reati di minore gravità, ha una fondamentale funzione anche sociale. Si deve avere il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. Non a caso il SAPPE da tempo sollecita il Parlamento a sostenere il progetto di legge del ministro della Giustizia Paolo Severino sulla depenalizzazione dei reati minori e, soprattutto, sulla messa alla prova: istituto, quest’ultimo, che ha dato ottimi risultati nel settore minorile e che potrebbe essere altrettanto utili negli adulti, atteso che consentirebbe di espiare in affidamento al lavoro all’esterno le condanne fino a quattro anni di reclusione. Altrettanto evidente è il potenziamento del ruolo della Polizia Penitenziaria, incardinandolo negli Uffici per l'esecuzione penale esterna per svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell'affidamento in prova. Il controllo sulle pene eseguite all'esterno, oltre che qualificare il ruolo della Polizia Penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione.“

Com. Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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