Chi soprattutto? I media e i giornali.
Ma ai giornalisti è vietato fare pubblicità...
Si? Allora mi creo un fattoide, un simil - fatto “degno” di rientrare nella categoria “informazione” - anche se è un bel chissenefrega - sfuggendo così a quella più vincolata e costosa di “Pubblicità”.
Gli affari sono affari e qui c’è un vantaggio, un gran vantaggio: la pubblicità si paga, gli articoli no. Almeno formalmente.
Perchè gli articoli sono “informazione”. Quindi? Creo un “fatto”, che può essere lo sconto stesso su un determinato prodotto che tira. Nell’elettronica sappiamo qual’è.
Azzero i guadagni su quel singolo articolo ma creo le code, code che fanno notizia, dove la notizia non c’è. E così mi pappo tutte le prime pagine locali, gratis. Spazi che valgono teoricamente decine di migliaia di euro. Hai capito, cocorito? Gnam.
Sai che risparmio in spese di pubblicità?
Certo, un po’ ne va acquistata, se no col cavolo la concessionaria “lascia” che il giornale ne parli diffusamente. E poi vuoi mettere, quel nonsochè di un “vero” articolo di giornale...?
Poi che faccio?
Faccio raccogliere questi articoli dall’ufficio stampa. Di solito lo fa l’ultima stagista, spesso non pagata. 'Che stare in un ufficio stampa fa curriculum... Raccolgo il tutto in un bel malloppone che si chiama rassegna stampa. Lo misuro in centimetri. Più è spesso più il trucco ha funzionato. Lo mando alla direzione generale attraverso l’ufficio stampa centrale e ogni centimetro sono 5 punti percentuali in più sul mio prossimo stipendio.
D’accordo, è vero. Non è esattamente così, ma non posso scendere in particolari.
Chi compra tutti quegli iPhones?
IPeones, che apptofittan della maxi offerta e li rivendono su eBay, spuntandoci una modica cresta in nero, sempre che il prodotto non cali nel frattempo di prezzo. Ma quello non conta.
Contan le code, che di quello si parla.
Come dici? Se i giornali cascano nel trappolone della pubblicità a "ufo"?
Sempre.
E alla fine, son tutti contenti.
Vedete? Anche voi - bene o male - ne state parlando.