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Politica | 30 marzo 2012, 08:53

Celle Ligure, il gruppo Celleverdeblu su Olmo: "l'amministrazione concede aumento volumetrie"

Assistiamo ad una storia infinita di Conferenze dei Servizi che consentono, ad alcuni soggetti, in nome di un “interesse pubblico” che di pubblico ha poco e che, invece, ha tanto di interesse privato, di non rispettare quelle prescrizioni urbanistiche che sono poste a tutela degli interessi generali

Celle Ligure, il gruppo Celleverdeblu su Olmo: "l'amministrazione concede aumento volumetrie"

Consiglio Comunale - Martedì 27 marzo 2012

3° punto all’ O.d.G. - Progetto Urbanistico Ope rativo ai sensi dell'art. 50 L.R. 36/1997 riguardante il "Complesso produttivo Olmo", relativo al distretto di trasformazione TB3 del P.U.C, vigente. Pronuncia dell'Amministrazione Comunale in merito al progetto in variante al P.U.C, e assenso all'indizione della Conferenza dei Servizi ai sensi art. 59 L.R. 36/1997.

Esame ed approvazione dello schema di convenzione tra il Comune di Celle Ligure e la Società Giuseppe Olmo S.p.a. L’amministrazione Comunale porta, stasera, in Consiglio Comunale, l’ O.d.G in oggetto in quanto la stessa, su istanza della proprietà, ha intenzione, per l’ennesima volta, di andare in deroga allo strumento urbanistico vigente, revisionato a ferragosto 2008.

L’odierna richiesta di ulteriori modifiche allo strumento urbanistico vigente significa che il privato, non pago delle possibilità previste con la variante 2008, chiede ulteriori volumi e superfici edificatorie; significa, inoltre, che la Maggioranza e la Giunta sono pronte a concederle.

Assistiamo ad una storia infinita di Conferenze dei Servizi che consentono, ad alcuni soggetti, in nome di un “interesse pubblico” che di pubblico ha poco e che, invece, ha tanto di interesse privato, di non rispettare quelle prescrizioni urbanistiche che sono poste a tutela degli interessi generali.

Se, da anni, i più famosi urbanisti, sostenuti da politici illuminati, si interrogano su quali possano essere le potenzialità, i significati culturali, i valori aggiunti dei recuperi edilizi e cercano di realizzarli nel migliore dei modi, a Celle questi dubbi parrebbero non esistere, tanto che uno dei documenti che accompagnano il progetto liquida la morte inappellabile della struttura industriale Olmo con la seguente espressione: “nessun valore che meriti di essere conservato”, aggiungendo: “se non la storicità del luogo come testimonianza di una brillante avventura imprenditoriale terminata (espressione forse non del tutto casuale) nella creazione di un marchio importante e unico sul territorio”; peccato che di questo “valore” ne venga solo decretata la condanna a morte, con la demolizione della struttura, struttura che, come tanti cellesi ce lo hanno ricordato, è stata il primo motore del successo del marchio Olmo.

E ancora, a proposito di: carico insediativo, urbanistico, viario, fognario, di quello relativo  all’approvvigionamento idrico, della zona classificata esondabile in fascia A: tutto dichiarato “compatibile” ma, in realtà, assoggettato alle esigenze, di volta in volta, dei vari Pietro Pesce, GHV, PdO, e ora Gruppo Olmo, aziende che non sembrano essere mosse principalmente, da interessi generali e pubblici.

A Celle l’amministrazione comunale continua a non considerare, per il paese, un futuro che non abbia, come obiettivo principale, l’anacronistico aumento spropositato di appartamenti e di carico insediativo, senza dirci e, forse, senza sapere dove, queste scelte, porteranno il nostro paese.

Aree industriali, aree precluse al residenziale, uliveti fronte mare, forse anche aree artigianali vengono continuamente ammesse a trasformazione in aree residenziali.

Da anni la visione dell’amministrazione è concentrata sulla costruzione di centinaia e centinaia di appartamenti, la maggior parte delle volte acquistati solo come beni-rifugio, come ulteriore rendita speculativa, con la conseguenza di vedere interi quartieri del nostro paese “morti” nella maggior parte dell’anno, a scapito della bellezza e salvaguardia dell’unico bene che dà vera rendita al nostro paese, e cioè il territorio.

Visioni per il futuro durevoli ben pochi anni: quelli per i quali sono pretesi i posti di lavoro, ma decorsi i quali non rimarrà il lavoro, ma rimarrà invece soltanto la lesione al territorio.

Torniamo ancora alla cultura: il recupero di un edificio industriale porta in sé significati culturali, economici, architettonici. A Celle avremmo quindi visto, con grande interesse, - un dibattito legato al cambio di destinazione d’uso dell’edificio Olmo, con caratteristiche tipologiche peculiari e l’introduzione di tecnologie assolutamente d’avanguardia, e quindi di “richiamo”, prese come esempio da altre realtà che hanno valorizzato situazioni di questo genere con benefiche ricadute economiche e culturali.

Nuove tecnologie avrebbero attribuito un valore nuovo a quell’edificio industriale, lo avrebbero fatto rivivere; senza dimenticare che quell’architettura, esistente dal 1938, rappresenta una caratteristica consolidata, sicuramente più rappresentativa rispetto a un finto borgo ligure! Sarebbe bastata una progettazione intelligente ed una sapiente regia: inutile dire che in questa operazione, come in altre, non ne vediamo, purtroppo, traccia.

Il recupero conservativo avrebbe rappresentato anche il massimo rispetto del nostro paese (e del “blasone” della famiglia proprietaria) verso la storia, verso coloro che tale struttura l’hanno pensata, voluta e realizzata e verso coloro che in tale struttura hanno trascorso la loro vita lavorativa; avrebbe anche rappresentato l’identificazione del nostro paese nella storia industriale italiana oltre che l’ingegno e l’operosità dei Cellesi.

Ma purtroppo tutto ciò, a Celle, pare non contare, e quindi la fabbrica Olmo è destinata a soccombere sotto i colpi mortali delle conferenze dei servizi, dell’indifferenza, dell’ingordigia privata e pubblica e dell’anti cultura.

Non è la prima volta che l’Amministrazione decide, o nella migliore delle ipotesi consente, di stracciare via il suo passato, senza nessuna pietà e lungimiranza verso lo storico teatrino di via Delfino, vicino alla Chiesa di San Michele, verso il Mosè, che aveva il suo significato soltanto se inserito accanto alla sua “biblica” fonte (descritta nell’Esodo), oggi con un dito innalzato verso il nulla, nessuna pietà verso la casetta demolita dove oggi sorge l’anonima Caserma dei Carabinieri, (lascito di un benefattore della Parrocchia di San Michele di cui vorremmo poter conoscere il parere), nessuna pietà verso il territorio delle ex Colonie Milanesi, verso il suo patrimonio verde costiero, e oggi nessuna pietà verso la fabbrica Olmo, nella migliore delle ipotesi per ottusa indifferenza verso simboli di identità, di fatiche e di generosità di chi ci ha preceduti.

E questa è la nostra posizione nei confronti della demolizione della fabbrica Olmo.

Tuttavia nel merito vi è di più e di peggio: col pochissimo tempo (sia pur regolare dal punto di vista formale) che i consiglieri comunali hanno avuto a disposizione per visionare l’intero progetto, evidenziamo quanto segue: le tavole progettuali presentano due distinte previsioni del progetto per la zona a confine col giardino che la famiglia Mezzano ha voluto rendere pubblico.

- In alcuni documenti (relazione tecnico descrittiva pagina 20 e 29) il giardino “Lascito Mezzano” viene mantenuto nello stato attuale nella parte più vicina all’Aurelia, ma parrebbe “invaso” dalle nuove strutture nella parte più lontana dalla strada; in questa ipotesi sembrerebbe sparire anche il rettangolo posteriore del giardino.

- In altri documenti: (relazione tecnico descrittiva a pagina 17) e tavola (Pg 00), le nuove strutture sembrerebbero “invadere” il giardino sia nella parte più vicina all’Aurelia (con una scala obliqua orientata verso l’esterno della nuova struttura), che nella parte centrale.

Crediamo che sicuramente si tratti, per entrambe le ipotesi, di errori, visto che la “Relazione Tecnico – Descrittiva” a firma “Giuseppe Olmo SpA”, (committente) e “Architetto Orazio Dogliotti”, (progettista), a pagina 18 recita: “Il progetto prevede inoltre, quale elemento qualificante dal punto di vista paesistico, il collegamento con i vicini “Giardini Mezzano”, derivati da un lascito che destina la zona a verde pubblico, senza che gli stessi possano essere in qualunque modo “invasi” o “danneggiati” dalle nuove strutture”.

Nel caso in cui errore non fosse, si tratterebbe di orrore, in quanto è di tutta evidenza come il Giardino Mezzano non debba subire ridimensionamenti di nessun genere in quanto ciò sarebbe inammissibile dal punto di vista della riduzione di un patrimonio ormai consolidato e, inoltre, esporrebbe il Comune ad un contenzioso legale in quanto gli eredi Mezzano ben potrebbero pretendere dal Comune l’esatto rispetto del lascito, come noto condizionato alla destinazione attuale di bene ad integrale servizio dei bambini.

Per quanto riguarda l’obbligo del rispetto dei 10 metri tra pareti finestrate (previsto dall’attuale PUC nel distretto di trasformazione TB3.TU – ambito B3), invitiamo i funzionari dell’ufficio urbanistica, il committente e il progettista a controllare con molta attenzione il progetto al fine di verificare, senza ombra di dubbio, in una fase ancora preliminare, che dette distanze siano sempre e comunque rispettate, affinché non abbiano a ripetersi le note situazioni dell’operazione Cinema Giardino in cui l’amministrazione comunale è stata costretta a variare per ben tre volte il progetto per il non rispetto delle prescrizioni di legge, con un conseguente dispendio di risorse economiche pubbliche, con annosi ritardi, con ricorsi al TAR con obbligo di rifondere danni a terzi.

Oggi la proprietà chiede, e la Convenzione in approvazione le prevede, ulteriori concessioni:

- l’attività industriale consentita non più in ambito comunale ma a una distanza di 15 Km lineari - (pagina 6), “in condizioni tali da garantire comunque la raggiungibilità del luogo di lavoro da parte degli odierni occupati”. A questo proposito parrebbe come minimo opportuno che l’amministrazione andasse incontro ai bisogni dei lavoratori ed esigesse, in convenzione, che l’azienda Olmo fosse effettivamente vincolata al rispetto di questa condizione se, del caso, mettendo a disposizione dei lavoratori i mezzi che consentano il raggiungimento del posto di lavoro o in alternativa un equo indennizzo economico per il disagio e le quotidiane spese di trasferimento

- il mantenimento (definito “medio tempore”) del posto di lavoro per 10 anni dal rilascio dell’ agibilità (pagina 6 convenzione)

- si passa dai previsti 13 metri di altezza massima, a ben 18 metri e mezzo (+ 5 metri e mezzo!), nel piano terra aumentano le parti chiuse che passano da 2/3 a 3/4 , mentre diminuiscono le parti aperte che passano da 1/3 a ¼.

- Le superfici passano da 4300 mq del PUC 2008 a 5468,52 mq (cioè + 1168,52 mq in deroga). Il Comune, avendo diritto al 12% avrebbe dovuto ottenere 656 mq., invece la proprietà cederà al Comune 697 mq, cioè il 12,76% della Sr. Questo + 0,76% è il “guadagno” per la Comunità Cellese, in cambio di un edificio alto + 5 metri e mezzo rispetto a quello previsto e grande + 1.168 mq. rispetto a quello previsto.

- L’aumento dei volumi passa da mc 17.437,57 (PUC 2008), a mc 21.365

- Aumentano i parcheggi (6164 mq)

- La distanza dei 5 metri prescritti, dal confine strada, non sempre pare essere rispettata.

La Convenzione, all’ art. 11.8 (pag. 26) prevede che “il soggetto privato e suoi aventi causa saranno tenuti a provvedere … alla manutenzione straordinaria delle opere gravate da uso pubblico”.

Ciò significa che gli acquirenti avranno, per sempre, l’obbligo di farsi carico di questi oneri. Alla luce dell'esperienza Rilevato (e dei noti problemi fatti ricadere sugli acquirenti), parrebbe del tutto opportuno che la Convenzione spiegasse, in dettaglio, le modalità di comunicazione (totalmente trasparenti e comprensibili) di questi oneri ai potenziali clienti, affinché questi, quando dovessero arrivare all’atto notarile, si apprestassero ad acquistare il bene del tutto consapevoli delle future, possibili spese aggiuntive.

Secondo il nostro parere la Convenzione dovrebbe prevedere anche, con esattezza, il sito in cui è prevista l’edificazione della residenza pubblica (convenzione art. 12.1 a 5 pagina 27). Nel caso in cui il sito fosse individuato in area oggi artigianale, sarebbe necessario individuare una ulteriore area da destinare a zona artigianale, e ciò per garantire quei posti di lavoro (anche solo che potenziali) che andrebbero persi col cambio di destinazione d’uso, tenendo conto, ancora una volta, che il nostro paese ha bisogno di posti di lavoro e, meno che meno, di appartamenti vuoti! Infatti, come sappiamo, a Celle, a fronte di un totale di 5011 alloggi, solo 2282 risultano occupati e ben 2729 non occupati.

La Convenzione, all’ultimo punto dell’articolo 12 prevede che “gli impegni inerenti il rispetto della legge regionale n. 38 potranno essere riformulati tenendo conto della disciplina vigente in argomento all’atto della sottoscrizione della convenzione”.

Chiediamo se ci sono aggiornamenti in merito alla legge 38. E in caso affermativo cosa prevedono e come si pensa di metterli in pratica.

In progetto i piani interrati riservati alle autorimesse sono previsti ad una altezza netta interna di metri 2.70. Il PUC versione 2008 sembra prevedere parametri inferiori.

In Convenzione pare manchi tale deroga allo strumento urbanistico, per cui o trattasi di errore o la Convenzione deve obbligatoriamente segnalare e motivare tale variante allo strumento urbanistico.

Riguardo alla “sostenibilità”, visto che il Comune concede al soggetto attuatore ulteriori 1.168,52 mq di superficie, sarebbe auspicabile chiedere, ed ottenere, la massima sostenibilità per l’intera struttura, coinvolgendo professionisti d’avanguardia (pannelli fotovoltaici, solari, geo termia, studio di tutte le innovazioni tecnologiche di ultima generazione).

Riguardo alle problematiche legate all’eliminazione dell’acqua di falda, chiediamo, in nome della trasparenza e dell’informazione più completa, se è prevista una informativa esauriente agli abitanti degli edifici limitrofi. Ci chiediamo inoltre come e in base a quali elementi un nuovo insediamento residenziale e commerciale in piena area A di esondabilità non vada ad incidere di per sè sull’aumento di rischio di tipo idrogeologico.

Il PUC prevede una Distanza minima dai confini di 5 metri. Vista la forma irregolare che si vuole dare alla struttura, occorre garantire, in tutti i casi, tale distanza, anche in considerazione del fatto che una parte è confinante con la strada statale Aurelia.

DICHIARAZIONE DI VOTO

Abbiamo avuto modo di esprimere la nostra contrarietà nei confronti della demolizione della fabbrica Olmo per ciò che rappresenta per Celle e che meriterebbe ben altra considerazione e valorizzazione. Al contrario, sosterremmo una “vera” rivalorizzazione della struttura, che riteniamo assolutamente necessaria.

Sottolineiamo contrarietà anche nel vedere una pianificazione urbanistica che, in questo paese, viene costantemente derogata, a dimostrazione di una evidente mancanza di “visione” per il futuro di Celle. Se gli strumenti urbanistici, per le grandi operazioni che dovrebbero indicare la via del futuro di Celle, non sono mai rispettati, ci domandiamo a cosa possano servire questi fondamentali strumenti urbanistici. In ogni caso, non possiamo che essere contrari ad un ulteriore aumento delle unità abitative nel nostro paese, visto che, come abbiamo più volte affermato in questa sede consiliare, siamo convinti che di tutto abbiamo bisogno, a Celle, tranne che di nuove seconde case (il PUC ci dice che abbiamo 2282 alloggi occupati contro 2729 non occupati).

Ciò detto, stasera non siamo nemmeno nelle condizioni di votare contro questo e sottolineiamo “questo” progetto in quanto: nella documentazione, nelle tavole e nella convenzione, esistono tutta una serie di incongruenze e inesattezze che ci fanno chiedere il ritiro della pratica, quantomeno, al fine di istruire la stessa in modo corretto con caratteristiche univoche e non contradditorie, e in quella veste presentarla in un successivo consiglio comunale, infatti nell’esiguo tempo che abbiamo avuto a disposizione per la valutazione di un progetto tanto corposo, evidenziamo che:

· in progetto i box sono previsti ad una altezza interna di metri 2.70. Questo dato non parrebbe corrispondere a quanto previsto dal PUC 2008. Non è, tale deroga (se di deroga e non di errore si tratta), né motivata né, tantomeno, prevista dalla Convenzione,

· c’è la necessità di verificare, con precisione, e asseverare, da parte del progettista, il rispetto della Distanza Minima (tra edifici) di 10 metri (prescrizione, come noto, di carattere igienico - sanitario)

· c’è la necessità di verificare il rispetto delle distanze dal rio tombinato santa Brigida

· non c’è il continuo rispetto dei 5 metri dai confini di una strada, in parte statale (ricordiamo che si tratta di demolizione e ricostruzione)

· il progetto e la documentazione evidenziano 3 incongruenze rilevanti per quanto riguarda il rispetto (dichiarato nella relazione) dell’attuale confine tra la struttura in progetto e il giardino pubblico “Lascito Mezzano”

· mancano chiarimenti e dati precisi circa la presenza o l’aumento di rischio idrogeologico.

Esprimiamo, infine, rammarico per il costante atteggiamento di una Giunta Comunale che decide il futuro del paese senza ascoltare preventivamente il parere di tutti i gruppi consiliari, gruppi consiliari – ci teniamo a sottolinearlo – disponibili non solo a collaborare per il buon futuro del paese ma anche a segnalare quelle incongruità che, ormai abitualmente (le vicende Cinema Giardino e Milanesi ne sono solo l'ultimo esempio), costringono l’amministrazione comunale, successivamente alle approvazioni in consiglio comunale, a cambiare le convenzioni e/o i progetti da noi segnalati come illegittimi, danneggiando prima di tutto i privati in ordine di risorse economiche e di perdite di tempo.

 

Gruppo Consigliare Celleverdeblu

 

Consiglieri Comunali Carla Venturino e Luisa Mezzano

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