Attualità - 29 marzo 2012, 10:12

"E' aperta la caccia al serial killer del clima"

"Facciamo Luce su Enel" è la nuova iniziativa di Greenpeace

Il crimine: cambiamenti climatici

Il caos climatico in Italia: una sporca vicenda.

Secondo le previsioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la più importante commissione di studio delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale, se non si ridurranno presto le emissioni di gas serra la temperatura superficiale della Terra, entro la fine di questo secolo, crescerà tra gli 1,8 e i 4 gradi centigradi. Gli scienziati dell’IPCC ritengono, con una probabilità del 90%, che il riscaldamento climatico sia causato dalle attività antropiche. Questo scenario sconcertante è anche e soprattutto la scena di un crimine: i cui colpevoli restano ancora nell’ombra. Un gruppo internazionale di scienziati presieduto dal Nobel Paul Crutzen sostiene che “i cambiamenti causati dall’uomo nella composizione dell’atmosfera e nella qualità dell’aria causano a livello globale 2 milioni di morti premature ogni anno”.

Enel, con le sue centrali a carbone, produce da sola in Italia oltre 26 milioni di tonnellate di CO2.

La CO2 è il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra e del caos climatico che minaccia il nostro mondo.

E, per giunta, ha promesso di aumentare la produzione di elettricità da carbone. Per questo siamo sulle sue tracce.

I cambiamenti climatici toccano direttamente il nostro Paese. Le temperature medie dell’Italia si stanno alzando rapidamente. I 10 anni più caldi dal 1800 a oggi sono successivi al 1990; di questi, 6 su 10 sono successivi al 2000.

Le prove che abbiamo raccolto rivelano che gli eventi metereologici estremi si vanno intensificando sempre più. All’aumento medio delle temperature si associano ondate di calore (triplicate negli ultimi 50 anni) e di gelo, con un forte aumento delle giornate di precipitazioni molto intense associate a una generale diminuzione delle precipitazioni nell’arco dell’anno. Stime autorevoli dicono che i cambiamenti climatici, nel 2050, potrebbero costare all’Italia una riduzione del reddito nazionale pari a 20/30.000 milioni di euro.

È in questo scenario, fatto di desertificazioni, alluvioni, freddi eccezionali come quelli dello scorso febbraio, che s’inseriscono molte delle tragedie cui abbiamo assistito inermi negli ultimi mesi.

Sono i disastri che anche il Presidente Giorgio Napolitano ha definito “tributi molto dolorosi che paghiamo ai cambiamenti climatici”: le alluvioni delle Cinque Terre (25 ottobre 2011, 12 morti), di Genova (4 novembre 2011, 6 morti), di Messina (22 novembre 2011, 3 morti). E sono solo alcune delle molte calamità di cui siamo tutti testimoni. Una lunga scia di evidenze di un piano criminale contro il clima che sembra non volersi arrestare.

Per questo motivo dobbiamo agire ora e fermare ciò che può essere fermato: l’utilizzo di carbone per la produzione di energia elettrica nelle centrali Enel.

Unisciti anche tu all’indagine del R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace.

Rivelando a tutti la sporca verità, ci aiuterai a portare Enel al tavolo delle trattative per costringerla a cambiare i suoi piani industriali a favore di fonti di energia rinnovabile e pulita. Salviamo il clima.

Fermiamo Enel.

 

L'arma: il carbone

Ogni giorno Enel viene colta con le mani nel sacco: un sacco di carbone, tanto, tantissimo, con cui si sporca la coscienza senza remore, continuando a  compiere indisturbata i suoi crimini contro il clima. Se, a parte le associazioni e i comitati localmente impegnati, qualcuno non se ne è ancora accorto, è perché Enel agisce nell’ombra. Ma ora è arrivato il momento di fare luce su tutta questa sporca vicenda.

Le centrali a carbone sono la principale fonte di emissione di anidride carbonica, anche nota come CO2. L’alta concentrazione di CO2 nell’atmosfera è la principale causa dei cambiamenti climatici in corso. Carbone >> CO2 >> Cambiamenti climatici. È questo il passaggio chiave.

Il carbone, infatti, è responsabile a livello globale di oltre il 40% del totale delle emissioni di CO2 e rappresenta il modo peggiore e più inquinante di produrre energia elettrica. In Italia le centrali a carbone producono il 14% dell’energia elettrica totale, ma emettono il 30% dei gas serra del settore termoelettrico. Si parla di 37,3 milioni di tonnellate soltanto nel 2010. Di queste, oltre 26 milioni per colpa di Enel. Ciò rende Enel il clima killer n°1 e il carbone una delle armi più letali contro l’equilibrio climatico di tutto il Pianeta.

Enel e altri produttori di energia amano parlare di “carbone pulito” ma di pulito il carbone non ha proprio nulla e la CO2 è solo la “punta dell’iceberg”. Le centrali a carbone producono sessanta differenti sostanze inquinanti che comportano pesanti conseguenze ambientali e sanitarie per i territori circostanti gli impianti. Un impianto di 1000 Megawatt di potenza produce quasi 6 milioni di tonnellate di CO2 all’anno oltre a ossidi di zolfo, ossidi di azoto, metalli pesanti come il nichel, il cadmio, mercurio, arsenico o il piombo, isotopi radioattivi come l’uranio e le famose polveri sottili, responsabili di malattie sempre più diffuse, sopratutto nelle città.

Come se non bastasse, a pagare siamo sempre e soltanto noi cittadini, vittime e complici inconsapevoli. Enel, insieme a tutto il resto dell’industria del carbone, non sostiene i costi economici collegati a questi impatti, che ricadono sulle comunità locali e sulla società in genere. Questa assoluta irresponsabilità è l’unico modo per mantenere basso il prezzo di mercato del carbone. Se i costi di questi danni sanitari e ambientali venissero contabilizzati, il mercato si orienterebbe definitivamente verso le fonti rinnovabili come il solare o l’eolico.

Con il tuo aiuto possiamo disarmare Enel, ovvero costringere l’azienda ad abbandonare l’uso del carbone per adottare un nuovo piano industriale, che segni un forte investimento sulle fonti rinnovabili. Se non l’hai ancora fatto, unisciti ora al R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace e rivela a tutti i tuoi amici la sporca verità sul killer del clima n°1.

 

L'indiziato: ENEL

Il serial killer del clima a piede libero

Enel agisce sempre nello stesso modo, da troppi anni. Le sue mosse sono riconoscibili, come quelle di un vero e proprio serial killer del clima. Lascia tracce evidenti, sporche di carbone. Enel, infatti, è il primo utilizzatore di carbone come fonte di produzione termoelettrica (72,1% del carbone per usi elettrici nel 2010) in Italia. Su 37,3 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2010, 26,2 provenivano dalle centrali Enel. La sua ossessione per la fonte energetica più sporca e inquinante non conosce pari: quando ha acquisito la società spagnola Endesa, ha tenuto per sé gli impianti a carbone (e le vecchie centrali nucleari) cedendo l’intero parco eolico.

Una ricerca condotta dall’AEA, l’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha portato alla luce dati inquietanti sul livello di inquinamento prodotto dagli impianti industriali nel nostro continente.

In Italia, il primo posto in classifica spetta alla centrale Enel di Brindisi.

Oltre 700 milioni di euro. È questo l’ammontare dei danni sanitari e ambientali, secondo l’AEA, causati dalla vecchia centrale di Brindisi nel solo 2009; un importo che coincide proprio con gli extra-profitti che l’impianto garantisce a Enel.

In poche parole il ricavo di Enel è pari ai danni che produce. E che non paga.

Ma non c’è solo Brindisi. Enel possiede 8 delle 13 centrali a carbone operanti in Italia. E intende costruirne almeno altre due, in Italia. I danni di Brindisi sono solo una piccola parte del totale. Un totale che è destinato a crescere, stando alle dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’azienda, Fulvio Conti, che vuole portare la produzione da carbone dal 14% al 20% del totale dell’elettricità prodotta nel nostro Paese.

Enel si prende gioco di noi: parla di “carbone pulito” per continuare ad agire indisturbata. Ora è arrivato il momento di dire basta.

Greenpeace si batte da anni contro l’impiego irresponsabile del carbone nelle centrali Enel, ma la ben nota “energia che ti ascolta” non ha mai voluto darci ascolto. Con il tuo aiuto oggi possiamo fermarla. Se non l’hai ancora fatto, entra subito nel R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace. Manderai automaticamente a Enel un avviso di garanzia per reato ambientale e sanitario e farai parte della squadra che fermerà gli sporchi piani del killer del clima n°1 in Italia.

 

LA MISSIONE: R.I.C. VS ENEL

Migliaia di investigatori sulle tracce del serial killer del clima.

Le conseguenze dell’uso del carbone per la produzione di energia sono sotto gli occhi di tutti. Mai come nell’ultimo anno il caos climatico, in Italia, ha mostrato il suo vero volto. Basti pensare a quanto successo a Genova, alle Cinque Terre e a Messina, vere e proprie calamità, delitti i cui colpevoli rimangono nell’ombra. Ma è arrivato il momento di fare luce su chi ci fornisce luce a un prezzo troppo alto: per noi, per il clima, per il nostro pianeta.

Per questo abbiamo aperto un’indagine e iscritto Enel nel registro degli indagati per causato disastro climatico, reato ambientale e sanitario. Aiutaci anche tu a fare luce su questa sporca vicenda. Entra nel R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace e fai sapere a tutti la verità. Quante più persone saranno informate, quanto più Enel sarà costretta ad ascoltare le nostre richieste.

Chiediamo a Enel di:

  • ritirare tutti i progetti di nuovi impianti a carbone, cominciando da quelli di Porto Tolle (Rovigo) e Rossano Calabro (Cosenza);
  • cominciare da subito l’abbandono progressivo dell’uso del carbone, da completare entro il 2030;
  • approntare un nuovo piano industriale, che segni un forte investimento sulle fonti rinnovabili. E per ogni kilowattora pulito un kilowattora sporco in meno in rete.

Fermiamo Enel. Salviamo il Clima, preparando una Rivoluzione Energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza. Insieme possiamo farcela. Se non sei ancora dei nostri, entra subito a far parte del R.I.C. e unisciti all’indagine del secolo per inchiodare il serial killer del clima.

dal sito di Greenpeace