E' vero: purtroppo manca, tra i lavoratori FAC e OCV, una coscenza ed un'organizzazione sindacale che abbia per obiettivo quello di organizzare i lavoratori e portarli alla lotta verso i veri nemici: quelli che per anni hanno sfruttato il loro lavoro e che oggi li vogliono lasciare a casa.
Non solo: accade anche, come si evince sfogliando le pagine su Facebook dedicate a queste due situazioni, che quando qualche lavoratore o lavoratrice, stanco/a, vuole alzare la testa proponendo iniziative giustamente radicali, gli stessi sindacati confederali che dovrebbero supportarli cercano la mediazione rinviando a ipotetiche e sicuramente tardive "lotte future", alimentando la rassegnazione degli altri lavoratori.
E così, mentre da una parte c'è chi riflette su un'iniziativa in concomitanza con la Milano-Sanremo, almeno per portare di nuovo la propria storia sulle prime pagine e riguadagnarsi il diritto ad un salario garantito, dall'altra c'è chi corre ai ripari frenendo gli animi con puerili scuse, come l'ipotetica contrarietà della cittadinanza che, non si sa su quali basi lo si dica, vedrebbe negativamente l'iniziativa.
A pochi chilometri di distanza invece ci sono quelli che, con orgoglio di lavoratore, propongono quella che forse è l'unica strada possibile per salvare le sorti di 200 famiglie: l'occupazione della fabbrica. E, ovviamente, anche li c'è chi corre ai ripari, sostenendo progetti come Maersk e Tirreno Power, (che l'occupazione te la fan vedere al microscopio) demoralizzando quei lavoratori che si ritrovano con organizzazioni che, invece di difendere loro, difendono gli interessi degli imprenditori.
E allora, forse, sarebbe bene che i lavoratori cominciassero a staccarsi dalle logiche di delega e riprendessero in mano la propria sorte, imparando ad organizzarsi (con metodo certo), ma senza rinunciare a quello spirito combattivo che li contraddistingue (e che forse è l'unica cosa che gli rimane).
E a questo proposito... una piccola chicca dalla redazione...