Copertura parchi carbone, Italiana Coke, ma anche logistica retroportuale e biodigestore, nel dibattito che, l'altra sera, ha riempito le poltrone del teatro di Città di Cairo, nell'ambito della registrazione di una trasmissione televisiva di Primo Canale. Sul palco, in ordine orario, l'assessore provinciale Santiago Vacca; il sindaco di Cairo, Fulvio Briano, il direttore dell'Unione Industriali, Luciano Pasquale, il presidente dell'Autorità portuale Rino Canavese; il consigliere regionale dei Verdi Carlo Vasconi e l'assessore regionale Enrico Vesco.Visti i ritmi e i tanti argomenti, ma soprattutto gli interventi fatti di frecciate e polemiche, proviamo a riassumere la serata come se fosse stato uno scontro pugilistico, con Briano contro tutti (ad esclusione di Vesco).
Prima, però, qualche premessa ed osservazione. Significativo che la platea di fronte ad un simile incontro fosse per la maggior parte formata da associazioni ambientaliste e non, come ci si poteva e sarebbe dovuto aspettare, da imprenditori. Eppure Briano ha citato, e lodato, più volte l’imprenditoria locale, che è rimasta quasi l’unica certezza (attaccata al territorio, disponibile ad investire, garanzia occupazionale finchè può) rispetto ai grossi gruppi, nazionali ed internazionali. Lodevole il comportamento dei moltissimi ambientalisti presenti anche di fronte ad affermazioni dal palco che decisamente non erano nelle loro corde (potere della televisione?) Chiaro, e poco rassicurante, il constatare la contrapposizione permanente tra vari enti e soggetti che dovrebbero concertare, programmare e, possibilmente, nel limite del realizzabile (la demagogia è la madre del nulla, e nel nulla poi si inseriscono e prolificano le decisioni dall’alto), confrontare con le esigenze del territorio, le linee di sviluppo del comprensorio.
Detto questo, viene, infine, da chiedersi per quale motivo il sindaco di Cairo, nonché candidato alle imminenti elezioni, si sia messo in questa situazione, su quel palco. E’ stato un po’ come voler giocare ad una roulette russa mediatica, caricando la pistola con quattro pallottole (Canavese, Vacca e Pasquale, Vasconi), lasciando un colpo a salve (Vesco) per dimostrare di avere il coraggio delle proprie posizioni. E bisogna dire che alla fine ci è riuscito. Così tra un assessore Vacca un po’ in folle rispetto al solito (meno sull’Italiana Coke e centrale a biomasse di Ferrania); un Pasquale diretto e chiaro in vena di non fare sconti (i suoi sono stati probabilmente gli interventi meno condivisi dalla platea), un Canavese più scorbutico del solito (si vede proprio che l’aria della Val Bormida, forse troppo lontana dal mare, gli è indigesta), un Vasconi più tranquillo del consueto (anche se un accenno al ricatto lavoro contro salute non ha potuto proprio non farselo sfuggire, provocando l’unico applauso del pubblico, magari per compensare la sibillina frase sul biodigestore), ed un Vesco insolitamente un po’ spaesato, nonostante le tante trasferte e l’impegno in Val Bormida, alla fine è emerso il “Briano pensiero”.
PRIMO ROUND - COPERTURA PARCHI SAN GIUSEPPE. Immediato affondo di Canavese: “Anche a Quiliano, per il progetto Nordiconad, c’era una situazione ambientale complessa, visto che erano instalalti i serbatoi della ex IP, ma in tre mesi l’iter si è concluso ed ora ci sono 220 posti di lavoro. Evidentemente le amministrazioni si sono rimboccate le maniche”. Difesa tecnica di Briano: “Esiste un iter tecnico che coinvolge non solo il Comune di Cairo, ma Provincia e Arpal, che non può essere bypassato dalla politica”, e affondo: “Semmai altri hanno avuto tempi morti. Occorre capire perché. Per non parlare di una variante progetto esecutivo che potrebbe provocare la riapertura della conferenza dei servizi”. Finta di Canavese e gancio: “Non si tratta di una variante ma di un adeguamento alla nuova normativa antisismica che non poteva essere preventivato,ma si è reso necessario proprio per il troppo tempo perso. E’ stato più semplice costruire il tunnel sottomarino del porto che questa copertura”. Briano: “Quando chiedo uan concessione edilizia per costruire una casa, ottenuta l’autorizzazione la costruisco. Da un po’ avete quell’autorizzazione. La costruite la copertura?” Interviene anche Pasquale: “La Val Bormida non può permettersi questi tempi”, e jab diretto all’Arpal: “l’ARPAL alla fine della Conferenza Servizi ci ha presentato un plico di prescrizioni e osservazioni che era un volume così”.
SECONDO ROUND – LOGISTICA PORTUALE. Briano mette subito le mani in avanti: “La Val Bormida non ha aree né è interessata ad una logistica pura, ma deve puntare su siti di trasformazione e lavorazione delle merci del porto”. Replica Canavese “Nel masterplain di Slala si erano individuate due zone, a Dego e Cairo. Ma poi spetta ai Comuni infrastrutturarle, proporle e concretizzare quelle opportunità”. Briano cambia guardia e si chiude a riccio: “Prima si completino gli insediamenti nelle aree industriali già esistenti. E comunque intendiamo preservare l'oasi di Rocchetta”. Canadese torna all’angolo con una scrollata di spalle: “E’ un tuo diritto. Cambia poco: a 90 chilometri ci sono aree già infrastrutturate e a costi migliori. I posti di lavoro si creeranno lì invece che a Cairo”.
TERZO ROUND – ITALIANA COKE Briano saltella al centro del ring, ribadendo quella che lui chiama “una visione equilibrata ed equidistante”, ovvero: “L’Italiana Coke è un’industria della massima importanza da un punto di vista occupazionale, per dipendenti diretti ed indotto, e quindi deve essere seguita con la massima considerazione. Ciò non la rende, però, immune dal rispondere delle ricadute ambientali e sulla salute. Per questo abbiamo chiesto la riapertura dell’AIA”. Vacca, finora semiaddormentato al suo angolo, contrattacca: “Ho già detto che chiedere la riapertura dell’AIA è una facoltà del sindaco Briano. Facoltà che avrebbe potuto esercitare anche prima, e non si capisce perché allora non l’abbia fatto, invece di emettere la famosa ordinanza di questa estate, immediatamente impugnata, e che poi non sarebbe potuta certo servire a cambiare le cose in tal senso. Anzi, non si capisce nemmeno come mai lo stesso Comune che ha approvato quell’AIA, che prevede, tra l'altro, 10 milioni di investimento per l’azienda, e a distanza di nemmeno due anni ora chieda di riaprirla. Se non era d’accodo perché l’ha approvata? Che cosa è cambiato rispetto al parere favorevole? Cosa li ha spinti, ora?”. Perentorio montante di Briano: «Quello che è emerso dagli interventi e dai controlli delle autorità». Vacca è un buon incassatore e non arretra: “L?AIA prevede 10 milioni di euro di investimenti. Non era più logico far concludere il piano di investimenti e poi richiedere nuovi controlli?. Briano annuisce, ma è una finta: “E difatti con la nuova AIA chiederemo che i monitoraggi continui ai camini partano dalla conclusione degli interventi, il 31/12/2012. C’è poi da chiarire il discorso residui di lavorazione/melme”. Pasquale interviene, e la sua calma voce impostata è difficile da contraddire: “Italiana Coke sta investendo per l’ambiente, sta rispettando le normative italiane ed europee, è super controllata (lo scorso anno ha subito 80 ispezioni): credo che con questi presupposti possa continuare ad operare sul territorio. Se ci sono delle regole, bisogna vigilare che vengano rispettate, ma una volta rispettate occorre anche togliere dalla sua testa questa continua Spada di Damocle”. Vasconi è fisicamente, e come timbro vocale, un peso mosca rispetto Pasquale, ma la sua frase la sentono fino in fondo alla platea: “Le regole… Da quando l’Arpal mi ha detto che all’Italiana Coke va tutto bene, non credo più a niente”. Sul gong, difesa d’ufficio dell’Arpal da parte di Vesco. Ma al di là della diatriba, il punto sta proprio tutto qui. Ci sono regole, si devono rispettare. Se le rispetto, non puoi accusarmi di niente. Se non lo faccio, devo essere sanzionato. E’ come se ci fosse un limite di velocità. Se lo rispetto, non ho paura dell’autovelox. Ci può essere l’emergenza, ovvio, ma la devo giustificare senza ombra di dubbio. Così come devo essere tutelato se rispetto quel limite: immaginiamo, obiettivamente, la nostra reazione se venissimo fermati da un poliziotto mentre guidiamo…”scusi, agente, ma stavo rispettando il limite di velocità”, e la risposta fosse “sì, ora, ma magari più in là acceleravi… Nel dubbio ti faccio la multa”. Dietrologia e demagogia non servono. Servono regole. Ma il punto è, quelle regole sono sufficienti? E chi le deve fare rispettare’
QUARTO ROUND – BIODIGESTORE Vasconi sorprende tutti, non con le perplessità “su taglia ed aree scelte”, obiezioni già note, ma con una frase quasi mormorata sul finale, “Il discorso sul biodigestore potrebbe riaprirsi se il Comune di Cairo entrasse nella società quale elemento di garanzia che quello che viene stabilito poi non venga modificato o non si evolva in altro”.
QUINTO ROUND – CENTRALE A BIOMASSE Pasquale ha ancora la forza per un affondo: “Sarebbe un impianto fondamentale per la costituzione di una filiera del legno che è un’importante carta da giocare per la Val Bormida”. Briano ostenta sicurezza “Secondo me non è più nelle priorità dell’azienda”. Vacca non si tira indietro: “Serve una regolarizazione, una pianificazione sullo sviluppo di tali impianti. Sui futuri, però. Quello di Ferrania, che ha ricevuto il benestare del Consiglio di Stato, non si può mettere in discussione una sentenza chiara come quella”. Briano non cede: “Non contesto il diritto, acquisito con la sentenza, di realizzarla. Semplicemente ritengo che quell’impianto non sia, ora, una priorità della proprietà”. Con una cartiera da 40 posti di lavoro in arrivo (unico dato oggettivamente positivo per Ferrania), e sapendo quanta fame di energia ha un simile impianto? E sulla cartiera, non di Ferrania, ma la Cartiera Bormida di Murialdo, caustico, ma probabilmente vero, l’intervento di Pasquale: “Sono pessimista. Servono investimenti molto elevati e come interlocutore abbiamo un imprenditore spesso irreperibile. Spero di essere smentito, ma non credo che l’azienda attualmente abbia la forza economica per rilanciare quel sito"