Marco Pozzo si dimetterà dal Consiglio comunale. Lo ha annunciato ieri sera nella riunione della segreteria del Psi dopo il caso dei files audio.
Era stato proprio lo stesso Marco Pozzo a richiedere la convocazione della segreteria provinciale del partito. Un caso esploso nei giorni scorsi quando i «grillini» avevano reso noto un file audio estrapolato dalla registrazione di una recente commissione consiliare nel quale l’ex presidente del Consiglio comunale si rivolgeva al presidente della commissione, Franco Zunino (Prc) invitandolo a indire un maggior numero di riunioni di commissione perché, testuali parole, «altrimenti qui non si guardagna».
Il partito ieri lo ha difeso, pur stigmatizzando il suo comportamento e ha definito ingiusto un atto così estremo come quello di voler lasciare Palazzo Sisto.
«Le frasi pronunciate dal capogruppo socialista in Consiglio Comunale, meritano la più totale disapprovazione da chiunque fossero state pronunciate. Infatti si prestano ad una concezione del ruolo di un pubblico amministratore che non è quella che ne hanno i socialisti», spiega il segretario provinciale Pietro Li Calzi.
«Tuttavia, nel corso degli oltre dieci anni di presenza in Consiglio Comunale, Pozzo ha sempre onorato il suo mandato con diligenza, serietà e lealtà nell' ambito delle diverse funzioni svolte, così come possono confermare tutti coloro che in quel periodo lo hanno conosciuto e hanno lavorato al suo fianco», ha aggiunto.
E ancora: «Oggi Marco Pozzo ha manifestato la volontà di dimettersi da Consigliere Comunale, ma la segreteria, pur rimarcando la totale disapprovazione di quanto avvenuto, non ha ritenuto giusto questo atto estremo».
Paolo Caviglia ha aggiunto: «Totale disapprovazione per le parole di Pozzo che sono contrarie alla concezione socialista della pubblica amministrazione. Però ci sono state pesanti pressioni su questa vicenda. Non mi sono piaciute le parole del sindaco Berruti che fino a ieri diceva di volerne dieci come Pozzo in Consiglio. In Provincia Vaccarezza ha sempre difeso il presidente del Consiglio comunale Stefano Parodi. Berruti fa il giustizialista su una vicenda che, contrariamente all’altra, non è neppure di rilevanza penale dimenticandosi 10 anni di mandato diligente serio e leale».
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