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Politica | 02 marzo 2012, 10:23

Da quando il numero di occupati di un'azienda è sinonimo di nuova occupazione?

Tirreno power comunica le cifre circa l'occupazione attuale, ma sulla nuova occupazione nessun dato...

Da quando il numero di occupati di un'azienda è sinonimo di nuova occupazione?

Sembra di essere ancora durante la campagna elettorale con Berlusconi: in ogni angolo delle città comparivano immensi manifesti elettorali con il suo bel faccione e, accanto, le promesse occupazionali in cifre. Ma non cifre generiche (un milione di posti di lavoro), ma cifre ben più precise, comprese di numeri decimali.

Le cifre precise, si sa, fanno molto più effetto che le cifre tonde.

E allora ecco che, sempre sull'onda della crisi occupazionale della provincia, compaiono in una testata locale le cifre occupazionali con cui Tirreno Power spinge per l'ampliamento della centrale. Ma, a differenza dei cartelloni di Berlusconi, ancora con più furbizia.

Gli occupati in Tirreno Power sarebbero 240 (di cui 80 assunti tra il 2008 e il 2001).

Ora, niente potrebbe renderci più felici nel sapere che 240 persone hanno un lavoro (si spera) stabile e che 80 (come furbamente fa notare l'azienda) assunti durante il "periodo della crisi".

Ma cosa serve a Tirreno Power comunicare i dati dell'occupazione attuale? Semplicemente a preparare il terreno alle parole di Alessandro Bernardini, direttore del personale di Tirreno Power, che (sempre secondo la testata locale) asserirebbe: "Sul fronte della crisi savonese e dell’ipotesi di assorbimento di lavoratori usciti dal ciclo produttivo confermiamo quello che ha già detto il nostro amministratore delegato Giovanni Gosio in vari tavoli istituzionali: faremo la nostra parte sin da adesso, ma soprattutto quando partirà il progetto ed i lavori sull’impianto, ai problemi occupazionali che stanno colpendo il bacino vadese. E allo stesso modo dobbiamo pensare alle generazioni future, in quanto esiste un problema per la generazione di lavoratori 50enni, ma è altrettanto presente una difficoltà di impiego per i i giovani e le nuove generazioni".

Mistero svelato: dare in numero sull'occupazione attuale per far leva sulla paura della disoccupazione e spingere i cittadini a dare il consenso all'ampliamento.

Il trucco, su un lavoratore a rischio, potrebbe anche funzionare. Se non fosse che il senso critico dei cittadini vadesi e dei lavoratori in situazione di disagio non è così assopito come si pensa. E sanno porsi le domande giuste:

- i dati comunicati circa lo stato di occupazione riguarda solo gli addetti agli impianti o anche tutto il personale negli uffici, sorveglianza, pulizie, trasportatori, che non aumentano proporzionalmente all'aumentare dei gruppi?

- quanti lavoratori in realtà sono effettivamente impiegati in un singolo gruppo (impianto)?

- con l'ampliamento della centrale avverrà sicuramente un processo di modernizzazione e di automazione, con una conseguente riduzione del personale per i gruppi già attivi. In quel caso, quanti saranno i nuovi occupati previsti (sempre che siano necessari) e quanti, dei già occupati che non servitranno più nei gruppi già esistenti, saranno ripartiti sui due gruppi nuovi?

- come si può pensare che una manciata di posti di lavoro possano essere considerati un beneficio sufficiente da fare da controaltare al costo sociale dell'ampliamento dell'utilizzo del carbone in un'area già devastata dall'inquinamento ambientale e dalla presenza, in tema di occupazione, di quasi diecimila tra lavoratori in mobilità e disoccupati (senza contare precari e i giovani che escono ogni anno dal sistema dell'istruzione)?

Non serve aggiungere altro.

ml

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