Attualità - 27 febbraio 2012, 18:45

Carbone, sciopero alla centrale di Fiume Santo: si licenzia

Da questa mattina fino a domani sciopero dei lavoratori alla centrale E.On di Fiume Santo (SS), proclamato da Ficltem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiclem-Uil Elettrici e Cisal per protestare contro i tagli all'occupazione (sono annunciati 24 licenziamenti) e la riduzione delle risorse destinate alle manutenzioni. 

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Grandi manovre attorno al polo energetico di Fiume Santo. Da una parte E.On ha annunciato esuberi di personale - 24 entro l'anno e una settantina a fine 2013 - dall'altra crescono le attenzioni per l'acquisto della centrale del nord Sardegna. I movimenti più interessanti sono quelli di Eni e del gruppo Edf che hanno cominciato a studiare il dossier. Il sito, infatti, resta appetibile per via del cavo sottomarino che trasferisce l' energia e per i certificati verdi.  

Eni e Edf si stanno muovendo attivamente «attorno» al polo energetico di proprietà di E.On, ma il problema resta l'investimento programmato (e previsto dagli accordi istituzionali) per costruire il quinto gruppo.

Quindi E.On non può limitarsi a vendere per fare cassa, ma deve chiudere una intesa con un acquirente credibile, solido e con un quadro chiaro dei movimenti da attuare nel complesso scacchiere dell'energia.

Eni e Edf sono molto attivi sul fronte internazionale, entrambi hanno indicato nel filone energetico l'elemento guida della loro azione. E per il gruppo Eni c'è anche una motivazione - come si dice - di vicinanza, essendo coinvolto nell'operazione della chimica verde a Porto Torres con l'iniziativa di Matrìca, insieme a Novamont. Alla fine, nella delicata partita, non è improbabile che possa essere proprio una azienda italiana a prendere il posto di E.On a Fiume Santo. Certo, la situazione è piuttosto strana: i tedeschi in Germania fanno le centrali a carbone di nuova generazione, ma a Fiume Santo si disimpegnano. E i gruppi stranieri continuano a essere interessati solo a ottenere il massimo dei benefici dalle normative che regolano le fonti rinnovabili.  I tempi sono stretti e - secondo le ultime indiscrezioni - in un trimestre si gioca il destino di Fiume Santo. In un senso o nell'altro.  Oltre a Eni e Edf, pare che qualche altro gruppo stia studiando in maniera riservata la pratica del polo energetico del nord Sardegna, capace di regalare benefici importanti e di creare condizioni di sviluppo non indifferenti in un'area che si candida a diventare il principale polo europeo della chimica verde.  I sindacati hanno assunto una posizione molto dura e di forte conflittualità con i vertici di E.On: ieri c'è stato un nuovo incontro che non ha modificato più di tanto gli atteggiamenti. La società tedesca ha presentato un rapporto di confronto con altre realtà del gruppo, sottolineando la necessità di una migliore efficienza. In questi casi, ottimizzare significa tagliare posti di lavoro. Gli esuberi erano già stati annunciati - un centinaio in tutto - e sono stati riconfermati. Si va dai primi 24 per i gruppi a carbone e poco più di 70 (entro il 2013) per la chiusura della centrale 1 e 2 che - in ogni caso - non potrà andare oltre l'ultima deroga. Previsti ridimensionamenti anche nel sistema delle imprese esterne che lavorano a Fiume Santo.  Una sfida. Le organizzazioni sindacali ovviamente non ci stanno e l'hanno detto a muso duro. Il confronto potrebbe avere un senso solo se si sblocca l'operazione per la costruzione del quinto gruppo (gli esuberi verrebbero riassorbiti dalle nuove iniziative).

Le posizioni restano distanti.  In questa situazione, le istituzioni del territorio e la Regione hanno l'opportunità di giocare un ruolo determinante, non solo per valorizzare la presenza del polo di produzione energetica ma anche per dare un contributo credibile ai programmi contro la crisi. Se la Liguria ha ottenuto non solo il nuovo gruppo ma anche la ricostruzione dei vecchi esistenti, e un considerevole miglioramento sotto il profilo ambientale, perchè la Sardegna non può farlo?  Chi compra Fiume Santo non può solo prendere, deve anche essere obbligato a rispettare l'accordo per realizzare una infrastruttura che è già nei piani di sviluppo dell'Isola. E questo deve essere il concetto da ripetere chiaramente anche a E.On., che decida di restare o lasciare.

(Staffetta Quotidiana - La Nuova Sardegna)

 

 

Staffetta Quotidiana - La Nuova Sardegna