Attualità - 24 febbraio 2012, 16:21

Il Pd si è spaccato sulla centrale

Il sindacato è favorevole all'ampliamento dello stabilimento di Vado Ligure, l'assessore (40 anni di Cgil) si dimette contro la Camusso

L'ultimo atto sono state le dimissioni di Pietro Borgna, assessore al Sociale del comune di Vado Ligure (Savona) dalla Cgil. Dopo quarantanni di tessera, Borgna ha ricusato Susanna Camusso e soci perché il sindacato difende l'ampliamento della centrale a carbone e patrocina la costruizione a mare di una piattaforma per container.

Anche in questo pezzo di Ponente ligure, la sinistra si divide quando ambiente e salute entrano in potenziale conflitto con l'occupazione e la divisione si fa più aspra se in gioco ci sono, legittimamente, gli interessi di gruppi industriali in qualche modo legati a quell'area politica.

A Vado infatti la Tirreno Power, la grande centrale a carbone di cui si parla, è per una metà di Gdf Suez ma per l'altra di Energia Italiana Spa vale a dire Sorgenia, ovvero Carlo De Benedetti (78%) più Hera la multiutility dei comuni emilianoromagnoli e Iren, altro agglomerato di municipalizzate con Torino e Genova in posizione di controllo.

L'azienda ha chiesto di poter ampliare lo stabilimento e ottenuto, a dicembre, il via libera di Regione Liguria che col presidente Claudio Burlando sponsorizza fortemente il progetto. Perché darà lavoro e perché, garantisce l'azienda, i vecchi e inquinanti forni saranno sostituiti da impianti più moderni e a minor impatto ambientale, col 70% di emissioni in meno.

Un indotto occupazionale diretto e indiretto.

Secondo Claudio Nicolini, capo dei metalmeccanici della Cisl di Genova, sarebbe di 2.500 addetti solo nell'Ansaldo Energia del capoluogo ligure che dovrebbe produrre le nuove turbine. E questo per i 11 anni di durata dei lavori. Senza dimenticare quelli che la stessa Tirreno Power potrebbe assorbire: almeno un migliaio.

Numeri che non convincono per niente Attilio Caviglia e Alberto Ferrando, sindaci di Vado il primo e di Quiliano, paese confinante ed esposto ai fumi della centrale, il secondo. A capo di una civica che tiene insieme (contro la centrale) Verdi e Lega, il primo e piddino doc il secondo.

Ferrando, dopo la decisione della Regione, alla vigilia di Natale si è pure autosospeso dal Pd insieme al suo vice Antonio Tallarico, insieme ad altri dirigenti piddini locali, in polemica col segretario provinciale del PD Livio Di Tullio, favorevole all'operazione Tirreno Power. I sindaci, però, non sono affatto soli, con loro un variopinto rassemblement di forze politiche, dai Verdi ad almeno tre varianti di comunisti (rifondaroli, unitari, italiani), e di forze sociali ed ambientaliste fra le quali spicca, su tutte, l'Associazioni nazionale partigiani italiani di Savona, quasi che, come nel 1960 a Genova, ci sia da scendere in piazza contro un congresso missino.

Gli oppositori non scherzano affatto, hanno assoldato un ottimo avvocato di Rovigo specializzato in cause ambientali e studiano i prossimi passi per impedire i lavori.

La protesta s'è poi allargata sul progetto della grande compagnia di navigazione Maersk, di costruire una piattaforma in prossimità della costa vadese, per il carico e scarico di container.

Storia analoga: accordo con la Regione, addirittura un finanziamento di 150 milioni nel Milleproroghe, 650 addetti da assumere e contrarietà degli ambientalisti, della sinistra radicale, di pezzi del Pd.

Solo che, proprio nei giorni scorsi, la multinazionale americana Owen Corning ha annunciato la chiusura della propria vetreria a Vado e il licenziamento di 130 addetti. Troppi, per la Cgil e al Pd locali, per non ricordare i reiterati no ai due grandi progetti occupazionali.

Fulvio Berruti, cgiellino doc, lo ripete sulle cronache locali da tempo e a fine gennaio s'era arrabbiato pure con un'associazione savonese, Uniti per la salute, sulla cui pagina Facebook era comparso un fotomontaggio della centrale elettrica con le insegne del campo di sterminio di Auschwitz. E sull'argomento, il sindacalista non aveva lesinato critiche anche all'Anpi, accusandola di non aver preso le distanze dall'associazione alleata nella battaglia anti-centrale.

«Non accettiamo lezioni dalla Cgil», avevano risposto la onlus di Valleggia, precisando che il montaggio era stato inserito da un utente sulla loro pagina del social network e rimosso successivamente. «Berruti strumentalizza», avevano aggiunto i volontari, «perché non ha argomenti da opporre alla nostra documentazione sui rischio per la salute (derivanti dall'impianto, ndr)».

Si prevedono giorni difficili: assistendo all'ultimo consiglio comunale, gli operai della fabbrica che chiude, presenziando con le bandiere della Cgil, hanno accolto con una bordata di fischi, l'ingresso del sindaco che dice di no a centrale e piattaforma.

Convincendo il già citato assessore a lasciare il sindacato.

di Goffredo Pistelli da www.italiaoggi.it