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In Breve

INDUSTRIA & COMMERCIO | 23 febbraio 2012, 09:52

Comune di Vado: i documenti sui lavori? Non ce li fanno vedere

Illarcio lamenta ostruzionismo da parte delle aziende interne all'area portuale vadese, obbligando a "continui" ricorsi al tar

L'assessore Enrico Illarcio

L'assessore Enrico Illarcio

Da qualche giorno, su questa testata, compaiono video inquietanti che documentano una qualche sorta di attività all'interno della rada di Vado.

Nello specifico si tratta di movimentazione di materiale di provenienza sconosciuta (terra prima, sassi poi) che vengono movimentati sul pontone Sanmarco (di proprietà Grandi Lavori Fincosit Spa, socio di APM Maersk nel business piattaforma) e gettati in mare sulle fiancate dello stesos pontile, andando a creare una lingua di terra.

E la domanda ovvia, oltre a quella sulla provenienza di tale materiale, è stata: che cosa servono questi lavori? Fanno parte del progetto Maersk? Riguardano il dragaggio?

Abbiamo provato a chiederlo all'assessore di Vado Ligure Enrico Illarcio, e la risposta è stata sconvolgente: non lo sappiamo con certezza.

Ovviamente, la prima reazione, quella di un cittadino qualunque, sarebbe il chiedersi come sia possibile che chi governa una cittadina non sappia con certezza cosa accade nel proprio porto...

Illarcio però spiega che, purtroppo, accade spesso che per questo progetto (la piattaforma Maersk) probabilmente a causa della dichiarata opposizione dell'amministrazione, chi lavora all'interno del porto di Vado non sia disponibile a mostrare la documentazione, asserendo che si tratta di opere interne al porto e che quindi non sia, per così dire, necessario giustificarle.

Ora, per legge, spiega Illarcio, non è così, ma questa è la prassi contro la quale il comune è costretto a lottare. E l'unica strada per impore la visione di tali documenti è il ricorso al Tar, un procedimento lungo e non certo gratuito.

Prosegue Illarcio che è vero quindi che l'amministrazione vuole sapere cosa succede, ma deve comunque stare attenta a non pesare troppo sulle casse del comune, anche perchè ci sono persone (si presume una bella frecciata a Bovero) che puntano tutta la campagna sull'utilizzo "eccessivo" proprio dello strumento TAR da parte dell'amministrazione, senza però comprenderne le ragioni.

Insomma, mentre le aziende vorrebbero fare ciò che vogliono senza amministrazioni "curiose", la lingua di terra avanza.

L'assessore presuppone che questi lavori, dichiarati dalle stesse aziende propedeutici alla piattaforma, siano un prolungamento del molo per permettere ai mezzi di raggiungere una zona nella quale depositare il "cassone", che servirebbe a verificare i fondali per confermare poi le operazioni di dragaggio.

Domanda: questi lavori "propedeutici" fanno parte del progetto o meno?

La domanda non è ovvia, poichè se lo fossero, allora bisognerebbe ricordare che non solo il progetto non è ancora al "via definitivo", poichè non ci sono i soldi, ma soprattutto c'è in atto un ricorso al Tar (proprio da parte dell'amministrazione Vadese) in merito "all’immersione di circa 22.750 metri cubi di materiali derivanti dall’escavo dei fondali del campo prove...", un campo prove di cui nessuno conosce l'ubicazione, nemmeno il Comune di Vado.

Questo significa semplicemente che i lavori, come pure dichiarato da APM Maersk, dovrebbero essere sospesi...

Intanto però quei camion vanno avanti, forse per non far sfigurare Autorità Portuale, che dichiara sempre l'inizio dei lavori e promette posti di lavoro impromettibili per una piattaforma che non c'è...

Resta il fatto che cosa stiano effettivamente facendo quei camion resta un mistero...

 

 

Matteo Loschi

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