ORA BASTA.
La chiusura annunciata dello stabilimento OCV (meglio conosciuto come ex Vitrofil) è l’ennesima dimostrazione del fallimento di una classe politica e sindacale.
La nostra classe politica savonese, alle prese con le innumerevoli speculazioni edilizie, non ha pensato minimamente alla sorte dei lavoratori.
Di Tullio , segretario PD, che urla contro la maggioranza vadese è semplicemente diabolico. Non vogliamo entrare nel merito qui, ma semplicemente dare un consiglio letterario.
I savonesi, che ancora non lo abbiano fatto, leggano il libro del Giornalista Bruno Lugaro “ Il fallimento perfetto” , su questo saggio sono riportate numerose delucidazioni sul ruolo di molti nostri personaggi pubblici, tra cui appunto il citato “leader”.
OCV si aggiunge alla Centrale del Latte e alla FAC in totale sono circa 300 le famiglie che rischiano o hanno perso un salario, una voragine, un sentiero aperto sullo sconforto.
I sindacati confederali sono altrettanto colpevoli. Con la loro concertazione vergognosa non hanno combinato, nulla anzi sono riusciti a schierarsi in molti casi contro l’interesse pubblico, si veda per chiarire la questione Tirreno Power.
La Fac e la Centrale del latte chiariscono ancora meglio della OCV , la natura della crisi industriale.
Queste due aziende non hanno problemi di mercato, tutt’altro agiscono su settori in forte, fortissima crescita, ma le aree dove sono insediate hanno un valore infinitamente superiore al loro fatturato.
I proprietari quindi vogliono semplicemente ottenere un utile sicuro e poco faticoso vendendo le aree per ulteriori (ed inutili) speculazioni edilizie.
Si blocchi per sempre con un vincolo non superabile le aree ad attività industriali e vedrete che in poco tempo tutto rientrerà.
Sul fronte invece delle lotte dei lavoratori bisogna appunto superare la concertazione, siano gli operai, i lavoratori, unica classe realmente operativa a controllare queste aziende tramite la nazionalizzazione delle fabbriche senza indennizzo e con controllo operaio.
Quindi non solo salvare il posto di lavoro ma superare lo sfruttamento ormai sempre più insostenibile. Questa per noi è la risposta allo storico e sempre attuale “Che fare”.
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