E' un fatto: quando la solidarietà viene scambiata con l'elemosina e va a sostituire il diritto, allora si finisce con l'alimentare la disparità sociale, e non si risolve niente.
Eppure questa società ne sembra così impregnata da non accorgersi di come questo atteggiamento vada ad alimetare la crisi.
E così, un bell'esempio, è la Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco.
Si va nelle farmacie con esposta la locandina del Banco Farmaceutico, si compra un farmaco da banco e lo si lascia li, donandolo a chi oggi vive ai limiti della sussistenza (8 milioni 272 mila persone, dati ISTAT poverta' in Italia, 2010).
Un po' come quando si da l'euro alla persona all'angolo della strada: ci paga la minestra della sera, ma domani è da capo...
Ora, va bene anche questo sia chiaro, ma è palesemente inutile se non si vanno a combattere le ragioni per cui quella persona è in quelle condizioni.
La povertà è un problema di disequità sociale ed economica: la ricchezza esiste dove esiste la povertà.
Il problema poi cresce quando si "stima" il livello di povertà. Chi è ricco? Chi è povero? Se paragonati al terzo mondo siamo ricchi, se paragonati a chi ci governa o amministra le imprese nelle quali lavoriamo, siamo pezzenti.
Pezzenti che fanno l'elemosina ad altri pezzenti... Mentre le farmacie e le case farmaceutiche macinano milioni, mantengono il monopolio dei medicinali, fanno salire i prezzi alle stelle e hanno pure il coraggio di vendere i vaccini invece di abbatterne i costi...
Forse regalare un farmaco servirà a lavarsi la coscienza per un giorno... ma poi?